Il grande cuore di Nick Kyrgios

Nick ha deciso di devolvere 50$ per ogni ace da qui alla fine della stagione per aiutare la popolazione di Porto Rico.

Quella del “bad boy” è un’etichetta quasi del tutto forzata che hanno voluto cucirgli addosso a ogni costo e ora, ora che il personaggio mostra il suo lato umano, piange (di delusione) e fa piangere (di felicità), ebbene ora tutti a dire che “sì è un po’ così ma in fondo è un bravo ragazzo”.

Di tennisti come Nick Kyrgios, nel bene e nel male, ne nasce uno ogni dieci anni, forse venti. Il 22enne di Canberra, Australia, ha la dote, innata quanto involontaria, di riuscire a far parlare di sé praticamente ogni volta che mette i piedi in un campo di tennis. Accompagnato come un’ombra da un talento a fior di pelle che solo di tanto in tanto emerge in tutta la sua completezza, Nick garantisce spesso grande spettacolo e il pubblico, in ogni parte del mondo, mostra di apprezzarlo nonostante non sempre l’australiano riesca a ripagare tanto e tale seguito con prestazioni all’altezza della sua giovane fama.

Tuttavia, anche se con Kyrgios c’è sempre il rischio concreto che il tennis giocato possa passare in secondo piano – a tal proposito è rimasta celebre la sua frase, una delle tante, in cui sottolineava come “nel mondo ci sono cose più importanti di Nick Kyrgios che gioca a tennis” -, in questa stagione piuttosto tribolata e condizionata da ben tre ritiri consecutivi prima, durante e dopo Wimbledon, l’australiano sta mantenendo una percentuale di incontri vinti (67%) in linea con la sua media assoluta.

A tal proposito, se analizziamo i dati relativi ai primi quattro anni veri di carriera da professionista dell’australiano con gli stessi dei “Fab Four” scopriamo che il suo 62% (sia pur con il 2017 ancora da terminare) è inferiore al 76% di Nadal e al 72% circa sia di Djokovic che di Murray ma è superiore al 59% di Roger Federer. Non è un caso, infatti, che le caratteristiche di Kyrgios siano riconducibili più al talento, esploso forse con un pizzico di ritardo, dello svizzero che alla costanza e regolarità degli altri tre. Ciò che separa però, almeno adesso, Nick da Roger sembrano essere soprattutto le differenti ambizioni – “Dovrei lavorare sodo per migliorare gli aspetti del mio gioco più carenti ma non sempre ho gli stimoli per farlo” è un altro dei suoi pensieri – e la volontà di arrivare il più in alto possibile. E anche qui, l’affermazione che diventare numero 1 o vincere uno slam non cambierebbe di una virgola la sua filosofia di vita e le sue aspirazioni (la maggiore delle quali parrebbe essere quella di condurre un’esistenza tranquilla, se possibile dedicandosi alle persone in difficoltà), non depone a favore di chi si aspetta da Kyrgios un approccio al tennis fatto di lavoro, sacrificio e grandi obiettivi.

Dieci giorni fa, alla Laver Cup di Praga, Nick non riuscì a trattenere le lacrime dopo essere stato sconfitto da Roger Federer per 11-9 al super tie-break di un match in cui era stato ad un punto dalla vittoria e che, in quel caso, avrebbe permesso al suo team di giocarsi il trofeo nel doppio di spareggio. “Sapevo che, se avessi vinto, nel doppio saremmo partiti favoriti e questa possibilità ha finito per mettermi addosso troppa pressione” dichiarò l’australiano alla fine di un incontro altamente spettacolare. In questi giorni, impegnato nell’ATP 500 di Pechino, Kyrgios è tornato a far parlare di sé e non solo per le vittorie contro Basilashvili (6-1, 6-2) e Mischa Zverev (3-6, 6-2, 6-2) quanto per la decisione di sostenere la causa di Monica Puig, impegnata a raccogliere fondi per le popolazioni di Porto Rico funestate dai due uragani ravvicinati che hanno devastato l’isola.

In un primo momento Nick aveva deciso di devolvere 10$ per ogni ace messo a segno da qui alla fine della stagione; poi, fatti due conti, ha deciso di quintuplicare la cifra (50$) e così, nei primi due match, ha già messo da parte 1.150$. Certo, non è il primo e non sarà l’ultimo dei tennisti a distinguersi in iniziative del genere ma ciò non toglie che l’animo e la sensibilità dell’australiano vengano evidenziati anche da episodi come questo.

Tornando al tennis giocato, il quesito relativo a Kyrgios resta sempre quello: cosa farà da grande? La risposta, naturalmente, resta assai ardua da modulare anche se le cifre, ancora una volta, possono venirci in aiuto. Una su tutte: contro gli attuali top-10 della Race, Nick ha un bilancio complessivo di 14 vinte e 11 perse; quasi incredibile per uno della sua età.

Il gioco di Nick si adatta ad ogni superficie anche se lui predilige i terreni veloci. Il servizio e il dritto sono le sue armi letali mentre il rovescio, del tutto personale e giocato a volte con il busto troppo eretto, dà la sensazione di scarsa affidabilità anche se la sua palla piatta e rapida trova spesso quella profondità in grado di mettere in difficoltà ogni avversario. Un anno fa, di questi tempi, Kyrgios vinceva a Tokyo il suo terzo (e finora ultimo) torneo ATP ma la settimana successiva a Shanghai chiudeva il 2016 con una sonora sconfitta per mano di Mischa Zverev. Forse quest’anno le cose andranno diversamente anche se la qualificazione per le Nitto ATP Finals di Londra appare al momento una chimera irraggiungibile. Ma con Nick non si sa mai.

0 comments
  1. Buona idea, ma con questa donazione, che se tutto va bene, potrebbe aggirarsi nell’ordine di 2-3 mila $, non rischia di rovinarsi?
    Scusate il commento, ovvio che sia meglio di niente, ma io ho negli occhi le foto di Roger Federer insieme ai bimbi africani, per i quali ogni anno spende diversi milioni di $.

    1. Ma sai, ogni donazione, anche la più piccola, va lodata. Questa cosa delle donazioni per ace non è nuova comunque, anche la Pliskova di recente ha fatto una cosa simile

  2. Detto che non c’è bisogno di paragonare sempre a Federer qualsiasi gesto o iniziativa di un tennista, vi siete mai chiesti se lo svizzero a 22 anni facesse cose come queste?

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