Jo Wilfried Tsonga: un campione senza fine

Jo-Wilfried Tsonga, un giocatore croce e delizia, che nel corso di questi 10 anni, ha sempre incantato, nel bene e nel male, al di là degli infortuni

Dritto che è maglio, servizio che è devastazione, gioco di volo e copertura come ce ne sono (oggi) pochi. Ganci e uppercut come se piovesse. Ha una mano, parafrasando Mario Brega, che può essere piuma o ferro. Fluttua come una farfalla e punge come un’ape (anche se a volte fluttua come un pachiderma e punge come un calabrone). Ogni suo match è spettacolo nello spettacolo. E quella somiglianza impressionante con The Greatest lo rende ancora più irrinunciabile.

Andrea Scanzi

In una dichiarazione di qualche tempo fa, il giornalista Andrea Scanzi, mostra tutta la sua ammirazione per Jo-Wilfried Tsonga, tennista transalpino classe 1985, che nel corso della sua carriera, ha dato sempre prova del suo immenso talento, raggiungendo anche la quinta posizione mondiale, ma alternati anche a momenti poco felici, anche per via dei tanti infortuni. Ma come detto dal giornalista di Arezzo, il “sosia” di The Greatest, Muhammad Ali, ha sempre deliziato gli appassionati con grandi partite, risorgendo dalle ceneri, come fatto ieri, nel polisportivo palazzetto di Lille, vincendo contro Dusan Lajovic, che aveva fatto sua la vittoria su Lucas Pouille il venerdì e il primo set contro Jo, e conquistando dunque il punto decisivo per andare in finale, scacciando i fantasmi di una stagione tutt’altro che esaltante, in particolare nei tornei importanti.

UN GIOVANE TALENTO- Il tennista nato a Le Mans si è sempre contraddistinto per lo spettacolo che mostra in campo e per la sua forza di volontà e di non abbattersi mai, caratteristica spesso comune a giocatori vittime di frequenti problemi fisici, riuscendo, talvolta, a ribaltare partite difficili o a risultato compromesso. Si mise in mostra sin da subito nel circuito juniores nel 2003, vincendo lo US Open contro il cipriota Marcos Baghdatis, altro amante del tennis cuore e spettacolo. Gli anni a seguire furono soggetti ad infortuni e molti alti e bassi, tanto da esplodere all’età di 22 anni, vincendo vari Challenger, come a Città del Messico, e ottenendo vari interessanti risultanti nei Grand Slam, trionfando anche in doppio a Lione con Sébastien Grosjean, che arrivò per due volte in semifinale a Wimbledon, nel 2003 e 2004. Per il talento francese però, le porte del circuito, dopo essere partito numero 212 l’anno precedente, si aprono nel 2008, all’inizio del dominio di Rafa Nadal, proprio quello spagnolo che Tsonga ad inizio anno batté nel suo miglior torneo in carriera, a Melbourne, agli Australian Open, in cui mise fila tennisti come Andy Murray e Richard Gasquet, con il quale aveva vinto qualche settimana prima a Sydney il torneo di doppio, per poi infilare in semifinale un impotente Nadal, nonostante fosse l’alba di una nuova era, per 6-2, 6-3, 6-2. Il tennista di Manacor fu letteralmente schiantato da una vera e propria forza della natura, che impressionò tutto il mondo. In finale perse con Novak Djokovic, pur vincendo un set; finì 4-6, 6-4, 6-3, 7-6 ma il transalpino divenne 18° al mondo e 2° miglior francese. Nell’arco di due stagione, il talento francese, aveva conquistato tutti per il suo stile di gioco offensivo e aggressivo in campo, grazie anche ai due titoli del 2008 a Bangkok, con la rivincita sul serbo, e il Masters 1000 in casa a Parigi-Bercy contro David Nalbandian. L’anno successivo, a 24 anni, conquista ben 3 titoli a Johannesburg, Marsiglia e Tokyo, con i quarti ancora agli AO e i quarti turni in Francia e New York. La Francia poteva finalmente sperare in un giocatore trionfatore di uno Slam.

GLI ALTI E BASSI DI UNA CARRIERA INCOSTANTE- Nel 2010, a Melbourne, ripete ancora un grande torneo, battendo Nicolas Almagro e Djokovic al quinto set, ma arrendendosi in semifinale al futuro vincitore del torneo, Roger Federer. Sarà una stagione difficile per il francese, costernata da infortuni e vari ritiri, come in Coppa Davis contro la Germania, partecipando a pochi tornei, come quelli in primavera. Il 2011 invece porta con sé vari strascichi della stagione passata, con ben due finali perse a Doha e successivamente al Queen’s, dove, come al solito, esprime il suo grande tennis, come prosegue nel corso della stagione sull’erba. Infatti, dopo una discreta primavera, con le premature uscite dagli Slam di inizio stagione, Tsonga riesce a svoltare la propria stagione dopo un grande torneo a Londra, dove batté Nadal prima della sconfitta in finale contro Andy Murray, il francese giunge a Wimbledon, collezionando la prima delle due semifinali della carriera a All England Club, battendo Grigor Dimitrov in 4 set, e poi in un’impresa contro il pluricampione Federer, rimontando da 2 set sotto, prima di arrendersi a Djokovic, futuro vincitore del torneo e pronto a dare inizio al proprio impero ATP. Un Tsonga ritrovato in quelle tre settimane in Inghilterra, giocando due tornei in modo spettacolare, con grandi rimonte ed emozioni, come contro lo stesso serbo nel tie-break del terzo set, concluso a 9, in favore del francese. Fu apprezzato da tutti i critici e tifosi in quel periodo, grazie ad una forma fisica ed un tennis come quello di tre anni prima. Il finale si stagione è a stelle e strisce, con qualche infortunio a macchiare l’estate americana, come la semifinale raggiunta a Montréal, ma persa contro Nole e l’infortunio che lo costrinse al ritiro. La stagione si conclude con un interessantissimo torneo a Flushing Meadows, l’unico dove non ha raggiunto almeno una semifinale, in cui arrivò fino a quarti, complice un sorteggio abbastanza agevole, eccetto per i beniamino di casa Mardy Fish, dove si fermò contro The King, che si prese la rivincita di qualche mese prima.

GLI ANNI MIGLIORI- Il biennio 2012-2013, è sicuramente il migliore che disputa, grazie anche a stagioni privi di rivelanti infortuni, che lo portano a nuovi piazzamenti, aggiornando il suo score. Nel 2012, conquista subito il torneo di Doha, oggi più blasonato, in una finale francese contro l’altro funambolo Gael Monfils; il torneo di preparazione a Melbourne non porta fortuna, dove perde al 5° contro Kei Nishikori al 4° turno, mentre a febbraio raggiunge la finale di doppio con Dustin Brown ad Open 13. Dopo una buona stagione sulla terra rossa, con quarti a Montecarlo, Roma e Parigi, costringendo Nole al 5°, ancora una volta, concentra la propria stagione, sull’erba, dove a Wimbledon, prima riconquista la semifinale, perdendo contro il beniamino futuro medaglia d’oro olimpica Murray, e poi alle Olimpiadi di agosto, scrive due pagine importanti: prima, battendo Milos Raonic al terzo parziale, fa la storia con il set più lungo dei Giochi Olimpici, 25-23 per il francese e poi con il connazionale Michael Llodra, vince la medaglia d’argento, arrendendosi solo ai fratelli Bryan. Il finale di stagione invece è un po’ scialbo, non riuscendo come sempre a dare continuità ai propri risultati, invertendo quanto di buono aveva fatto la stagione precedente, fermandosi al secondo turno a New York, e fermandosi al round robin alle ATP Finals, dopo la finale, persa contro Federer, l’anno prima. L’anno successivo, porta con sé diversi piazzamenti interessanti; dopo l’uscita ai quarti a Melbourne, ha un buon proseguo la stagione sul cemento, conquistando i quarti ad Indian Wells, perdendo per ritiro contro Nole, ancora, e arrendendosi subito a Miami. Si rifà sulla terra rossa, conquistando la semifinale nel feudo di Nadal, contro cui perde nonostante una rimonta da 5-1 nel secondo parziale, terminato al tie-break. Successivamente, raggiunge ancora una semifinale, questa volta davanti al pubblico di casa, a Parigi, nell’anno d’oro di Rafa, che forse non avrebbe battuto, ma avrebbe dato una gioia ai tifosi che l’avrebbero sicuramente trascinato. Ma la sua rincorsa, dopo la rivincita su Federer, che lo aveva battuto agli AO, si ferma; infatti, non sfrutta l’occasione contro un terraiolo come David Ferrer, ma certamente non irresistibile. Insomma il suo grande limite, oltre gli infortuni, è la continuità, come la freddezza in certe partite. La stagione sul cemento nordamericano saltò per il francese, in seguito all’infortunio occorso a Wimbledon.

tsonga

GLI ANNI DIFFICILI, DI UN TALENTO ESPRESSO A TRATTI- Dopo la tendinite al ginocchio, la carriera di Tsonga si è affievolita, con più frequenti upset, ma con poche gioie, come dimostrano il 2014 e il 2015, in cui gli unici, ma importanti, risultati, arrivano al Masters 1000 di Toronto, dove batte Nole, Dimitrov,Murray e per finire Federer, in un torneo immacolato, ma che ripeterà solo l’anno successivo a Parigi, dove si ferma in semifinale contro il futuro vincitore del torneo, Stan Wawrinka, con il risultato di 6-3, (1)6-7,7-6 (3), 6-4. Anche in quel caso, era riuscito a a battere due top 10 come Tomas Berdych e Nishikori. A 30 anni compiuti, in 3 anni di infortuni, probabilmente Tsonga aveva dato tutto, con le sue vittorie e possibilità non sfruttate come quella del 2013; in 3 stagioni il francese disputò pochissimi tornei, con discreti risultanti, pur entrando tra i migliori 4 a Parigi e tra i migliori 8 a Londra e in America. Vedendo le statistiche, il francese che in quegli anni aveva vinto almeno un titolo, i piazzamenti e il gioco aggressivo degli anni precedenti erano svaniti, come i titoli. Finalmente nel 2017, riesce a ritrovare un po’ di equilibro e serenità, con i quarti raggiunti a Melbourne contro Wawrinka, che verrà eliminato da un eterno Federer, e le semifinali a Montpellier. Ma è a Rotterdam dove ritrova il successo a distanza di quasi due anni, contro David Goffin. La stagione indoor prosegue, e vince il titolo in casa, a Marsiglia, prima di una stagione travagliata nei tornei importanti in primavera, oltre a dover digerire delusioni pesanti, come contro Olivo e successivamente contro Sam Querrey a Wimbledon, nel ritorno in campo dopo un giorno, perdendo in 10 minuti al 5°. Per Tsonga inoltre, a giugno arriva un altro successo, in casa, nel nuovo torneo di Lione: è il terzo titolo stagionale, tanti quanti quelli del 2009, l’anno del suo miglior rendimento; che il vecchio Jo sia tornato?

UN NUOVO INIZIO- Probabilmente qualcosa sta cambiando, il buon vecchio Wilfried sta provando a rimboccarsi le maniche, con un grande 2017, come dimostrano i titoli conquistati, seppur di appeal minore. Tsonga forse non gioca più come un tempo, ma il cuore e la forma fisica che aveva smarrito, la sta ritrovando, anche a 32 anni, con il sogno di poter vincere uno Slam, spesso accarezzato, ma mai vinto per una concorrenza spietata, come spesso è accaduto a tanti ottimi giocatori come lui in questi anni. In attesa di un nuovo piazzamento, Tsonga continua a far sognare il proprio paese, come accaduto ieri, con la terza finale conquistata in 4 anni di Davis, contro il Belgio dei miracoli, sperando che questa volta, salvo infortuni, campioni come avversari e la Provvidenza in soccorso degli avversari, Tsonga, da numero 18 al mondo, possa regalare sulla terra rossa di casa, una gioia ai tifosi che manca dal 2001: in attesa del 10° titolo con la sua Francia, bonne chance Jo!

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