Judy Murray, ritratto di una mamma numero uno

In uno sport colmo di padri-padroni e genitori ossessivi, Judy Murray è senza dubbio un esempio positivo. Non sarà perfetta, ma ha superato le avversità con dolcezza, ottimismo e determinazione. E ha cresciuto due numeri uno del mondo.

Mamma Judy Murray è sempre stata un fondamentale punto di riferimento per Andy, il nuovo numero uno del mondo; non solo ovviamente sul piano personale, ma anche quello professionale. È lei che lo ha sempre seguito sin dalla tenera età, supportandolo sempre, nei momenti facili e in quelli più difficili. A volte è stata accusata da alcuni di essere una personalità ingombrante, ma in realtà ha saputo mettersi da parte, soprattutto negli ultimi anni, quando Murray è riuscito a ottenere i più grandi risultati sotto la guida di Ivan Lendl.

PERSEVERANZA – Dopo il ritiro di Milos Raonic nella semifinale del Master 1000 di Parigi Bercy e l’automatica ascesa di Andy Murray alla prima posizione mondiale, Judy ha commentato la bella notizia su Twitter con una bella foto di lei con il figlio, accompagnata dal seguente testo: “Non penso che ci sia qualcuno che lavori più duramente di Andy – ha detto – Questo è il premio per la sua perseveranza, pazienza e resistenza, perché è un lottatore incredibile. E’ diventato numero uno in un’epoca incredibilmente forte. Federer, Djokovic e Nadal hanno dominato per tanti anni e lui è sempre stato in mezzo, e ora ce l’ha fatta”.

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DISCRETA TENNISTA – Si può affermare senza timore di essere smentiti che Judy Murray, prima che la consorte Kim Sears, è stata la donna dietro il successo di Andy Murray. Così come Jelena Gencic è stata la donna dietro Novak Djokovic e Mirka Federer dietro Roger, o come Oracene dietro le Williams. Nata a Bridge of Allan, un paese di circa seimila anime nella contea di Stirlingshire, in Scozia, Judy si è avvicinata al tennis come giocatrice sin da giovanissima. In quegli anni il tennis era poco diffuso nella sua terra. Lei stessa ha ricordato che non esistevano campi da tennis indoor, tanto che d’inverno era a costretta a giocare a badminton per tenersi allenata. Nel 1976 ha deciso di diventare tennista professionista: sempre secondo le sue parole, ha maturato questa scelta durante un soggiorno a Barcellona, dopo essere stata derubata. Negli anni ha costruito una carriera di tutto a rispetto a livello locale: in tutto ha vinto ben 64 titoli in Scozia, aggiungendo quelli conquistati da junior. Ha detto più volte di essere stata una discreta tennista: nessun gran colpo in particolare, ma era molto rapida in campo e aveva una capacità di lettura del gioco.

IL MASSACRO A DUNBLANE – Nei primi anni Ottanta Judy si è iscritta all’Università di Edimburgo, dove ha studiato prima francese e tedesco e poi studi economici. La carriera come coach è nata proprio dopo la nascita dei suoi figli Jamie Murray (classe 1986) e Andy (1987), che ha avviato al tennis subito, con l’intento di farne dei futuri campioni. Astuta e determinata, Judy ha seguito ogni aspetto della vita dei suoi ragazzi e della loro nascente attività sportiva nel circolo della piccola cittadina di Dunblane, non lontano dalla sua città natale. Un percorso di ascesa continua e inarrestabile, provato dai crescenti risultati di Jamie e Andy a livello junior, intervallato però da alcuni momenti tragici. Il 13 marzo 1996, infatti, un uomo armato di nome Thomas Watt Hamilton è entrato sorpresa nella Primary School di Dunblane, uccidendo 16 scolari di età compresa tra i 5 e i 6 anni prima di togliersi la vita: un episodio terribile, che in tutta la Gran Bretagna verrà ricordato come il massacro di Dunblane. Jamie e Murray, che all’epoca avevano 10 e 9 anni ed erano alunni della scuola, quella mattina si erano rifugiati insieme ad alcuni compagni in un’aula. Quei momenti di panico naturalmente hanno segnato le vite dei due ragazzi, così come la successiva separazione dei genitori, Judy e William Murray, avvenuta appena un anno dopo.

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L’ASCESA DI DUE CAMPIONI – Il resto è storia nota. Andy Murray in breve tempo è diventato uno dei primi tennisti del circuito Atp, il quarto dei cosiddetti Fab Four, sempre oscurato dall’ombra di Roger Federer, Rafael Nadal e Novak Djokovic, fino a quest’anno. Unico tennista nella storia ad aver vinto due ori olimpici in singolare, a Londra 2012 e Rio de Janeiro 2016, Andy sinora ha vinto tre Slam. Il primo è arrivato agli Us Open 2012, grazie all’aiuto decisivo determinante del campione Ivan Lendl, con il quale condivideva il record di quattro finali Slam perse consecutivamente prima di agguantare finalmente l’agognato trofeo. Dopo un periodo deludente, coinciso con il rapporto con l’ex n. 1 del mondo francese Amèlie Mauresmo, Murray è tornato a vincere quest’anno insieme a Lendl, eguagliando i successi del biennio d’oro 2012-2013. Cosa più importante, ha raggiunto la prima posizione mondiale, a spese di Novak Djokovic, a 29 anni. Un traguardo atteso a lungo e incredibile, se si considera che Andy era salito per la prima volta al secondo posto mondiale nel 2009, quando aveva appena 22 anni. Grazie a questa conquista Murray diventa uno dei nuovi n. 1 del mondo più anziani di sempre: il primato però rimane all’australiano John Newcombe, salito nella vetta del mondo a 30 anni. Il grande successo è indubbiamente giunto anche per Jamie, il quale ha progressivamente abbandonato la carriera in singolare ma divenne un eccellente doppista, con la conquista della prima posizione mondiale e di due titoli Slam, ottenuti a Wimbledon e agli Australian Open 2015 in coppia con l’australiano John Peers.

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UNA VERA PROFESSIONISTA – Judy non è stata solo la figura chiave della crescita di Andy e Jamie Murray. Negli anni ha seguito molti tennisti britannici, diventando una figura di spicco dell’associazione di tennis britannico, la Lawn Tennis Association (LTA). A dicembre 2011 Judy è stata nominata capitana di Fed Cup britannica. Ha detto di aver accettato l’incarico in parte per sfatare il tabù delle coach donne nel tennis e quindi per scontrarsi con il clima un po’ sessista presente nel mondo sportivo. Judy ha poi firmato il rinnovo del contratto di capitana lo scorso marzo. Nel 2013 è stata premiata con un dottorato honoris causa dall’Università di Edimburgo. Sempre sorridente e molto diretta, ha diviso per anni gli appassionati di tutto il mondo: per alcuni è una presenza troppo invadente, deleteria addirittura, per la carriera del figlio Andy. Per altri, invece, una donna professionale e competente, il cui sostegno è necessario per entrambi i figli. Certo, a volte Judy si sbilancia un po’, come ad esempio quando, qualche anno fa, aveva espresso lodi decisamente dirette sull’avvenenza fisica dell’iberico Feliciano Lopez (cosa che causò ai figli un immenso imbarazzo). Non c’è dubbio però che Judy Murray sia molto rispettata nel tennis mondiale, da coach, colleghi, giocatori e addetti ai lavori, i quali hanno spesso elogiato la sua professionalità.

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Andy Murray stesso non ha mai mancato di ringraziare il fondamentale aiuto di mamma Judy. Come tutte le mamme, avrà alcuni difetti, compensati però dall’amore verso i figli e dal suo sostegno continuo nel perseguimento dei loro obiettivi. Il tennis è pieno di cattivi esempi di padri-padroni e genitori oppressivi che hanno rovinato le vite dei figli, nell’irrefrenabile desiderio di far loro dei campioni. Judy non ha nulla a che vedere con loro, comportandosi sempre con rispetto e dolcezza nei riguardi di Jamie e di Andy. Con la sua forza e il suo tenace ottimismo, è riuscita a crescere due numeri uno del mondo. Chapeau.

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