Michael Venus, quando l’umiltà conta più del talento

Andiamo alla scoperta del doppista neozelandese che, in coppia con Ryan Harrison, ha trionfato al Roland Garros.

CHI E’- Michael Venus nasce ad Auckland il 16 ottobre del 1987 e si aggiunge alla già numerosa famiglia, composta dai genitori e da ben tre sorelle. Malgrado sua madre e suo padre facciano dei lavori molto comuni quali l’infermiera e l’impiegato nel settore dell’illuminazione, dunque senza possibilità economiche troppo elevate, è proprio nell’ambito familiare che Michael, soprannominato Mike, comincia ad entrare in contatto con il tennis, alla tenera età di 4 anni. Dopo aver deciso di coltivare questa passione, Mike si trasferisce con la sua famiglia negli Usa, spinto dalla vittoria nel “Boys’ 18 National Clay Courts”, ma non accenna minimamente a montarsi la testa anzi, nonostante i risultati sembrino dargli ragione, lui preferisce rimanere umile e, dopo più di qualche tentazione di provare a sfondare nel circuito Atp, opta per la strada più sicura, quella che gli permette di prendere le maggiori precauzioni, perciò sceglie di seguire la strada del college, pur continuando a giocare a tennis. Se il primo anno, trascorso in Texas, Venus lo dedica maggiormente agli studi, dal secondo in poi si trasferisce in Louisiana e comincia a giocare a tennis ad un livello decisamente alto, ottenendo ottimi risultati sia per quanto riguarda il college che nel Tour Atp, dove chiude l’anno alla posizione 866 del ranking.[fncvideo id=106185]

GLI INIZI- Dopo aver passato diversi anni al college, durante i quali vince anche vari tornei a livello futures, Venus si butta a capofitto nel circuito Atp, partendo dal basso, ma non senza prima aver cambiato nazionale dato che aveva rappresentato gli States durante il college, ma le sue intenzioni erano quelle di difendere i propri colori, ovvero quelli neozelandesi. Dopo qualche anno trascorso a girovagare per il mondo in cerca di punti per provare a scalare il ranking Atp in singolare, un periodo comunque piuttosto positivo grazie alle finali disputate nei Futures, alcune vinte ed altre perse, oltre che alla sconfitta nell’atto conclusivo del Challenger di Karshi contro Kavcic, il neozelandese capisce che in doppio potrebbe avere più chances di fare carriera e dunque si dedica prevalentemente al ruolo di doppista. Le stagioni 2012 e 2013 sono, di fatto, il biglietto da visita di Mike Venus che, trionfando prima nei futures e poi anche a livello Challenger, comincia ad affacciarsi ad i tornei Atp, complice anche una discreta classifica che lo aiuta. In questo arco di tempo, durante il quale il neozelandese centra diversi ottimi risultati, è possibile notare una grande varietà tra i tennisti che condividono le vittorie con Michael e ciò testimonia un’ulteriore prova della predisposizione naturale a giocare il doppio che contraddistingue il nativo di Auckland, il quale non ha un necessario bisogno di un partner fisso, bensì di giocare con continuità e di sfruttare al meglio le caratteristiche del suo compagno; ciononostante, i risultati confermano la buona intesa trovata con l’americano Klahn e con l’indiano Bhambri.

Venus and Harrison

PRIMI TITOLI ATP- Il 2014 è forse la prima annata che Venus gioca ad alto livello, non a caso il neozelandese raggiunge 6 finali a livello Challenger, peraltro con altrettanti compagni differenti, ma soprattutto fa il suo esordio nei tornei Atp e si spinge fino in semifinale in ben due occasioni: ad Atlanta in coppia con King ed a Kuala Lumpur insieme a Giraldo, perdendo in entrambi i casi solo al super tie-break; il nativo di Auckland chiude la stagione alla posizione 62 del ranking. La stagione 2015 non comincia nel migliore dei modi per Mike, il quale raggiunge il terzo turno all’Open d’Australia, il suo torneo preferito come dichiarato in un’intervista, ma poi non riesce a confermare in seguito le buone prestazioni. Una svolta nell’annata avviene nel mese di aprile, quando Venus raggiunge tre finali consecutive a livello Challenger, tutte in coppia con il croato Pavic, e riesce quanto meno a rilanciarsi in vista dell’imminente parte di stagione sulla terra battuta; è proprio la terra rossa di Nizza a regalare a Michael Venus la prima gioia in carriera a livello Atp, dato che permette al neozelandese di laurearsi campione e di mettere il sigillo sul primo trofeo Atp. L’accoppiata con Mate Pavic risulta vincente, non a caso la coppia raggiunge un ulteriore terzo turno slam, questa volta a Wimbledon, ed in seguito centra altre due finali nei tornei Atp, ma esce sconfitta sia a Bogotà che a Stoccolma. Infine, la coppia croato-neozelandese viene estromessa al secondo turno dell’Open d’America, dove perde solamente 76 al terzo dai futuri campioni Herbert e Mahut, mentre Mike chiude per la prima volta in carriera la stagione nella Top 50, terminando l’anno al numero 44. Il 2016 rappresenta un’ottima stagione per Mike Venus, che parte subito forte trionfando nel torneo di casa, ad Auckland, e ripetendosi poco dopo vincendo a Montpellier ed a Marsiglia. Malgrado negli slam lui e Pavic non riescano a fare faville, non spingendosi mai oltre il terzo turno, negli Atp 250 i risultati arrivano eccome e le soddisfazioni non mancano assolutamente. Venus aggiunge alla sua bacheca il torneo di S’Hertogenbosch, ma non riesce a ripetersi a Nizza, dove perde nell’atto conclusivo del torneo, inanellando la prima sconfitta in finale in un’annata dove ne arriveranno ulteriori 4, tutte nella seconda parte, ovvero Gstaad, Metz, Stoccolma e, questa volta in coppia con Lindstedt, nell’Atp 500 di Basilea. Il neozelandese si conferma comunque su buoni livelli, chiudendo la stagione alla posizione 39 del ranking.

UN’ANNATA SPECIALE- Il 2017 è una stagione speciale e piena di coincidenze che, in qualche modo, lo portano a rivivere il suo passato: Venus comincia la stagione in coppia con Lindstedt ma, dopo aver racimolato solo 2 vittorie a fronte di 7 sconfitte, il neozelandese cambia partner nella speranza di dare una svolta all’annata. Il prescelto è Santiago Gonzalez, tennista messicano con molta esperienza alle spalle che però disputa insieme a Mike prevalentemente i Challenger, dove comunque non disdegna e raggiunge discreti risultati; dopo aver archiviato anche questa parentesi, Venus si affida ad Harrison, con il quale perde al primo turno a Budapest, ma si riscatta alla grande trionfando ad Estoril in finale su Marrero e Robredo, ma in particolare dopo aver battuto al primo turno il suo ex compagno, Lindstedt. Dopo aver giocato a Roma in coppia con Huey ed aver perso al primo turno dal suo storico partner Mate Pavic, il neozelandese prende parte al torneo di Ginevra in coppia con Harrison per avere un minimo di preparazione in vista del Roland Garros. La corsa della coppia si ferma al primo turno, perciò le speranze per lo slam parigino non sono moltissime e Venus si quasi rassegna a disputare un altro major dove non supererà il terzo turno. Questa supposizione sembra essere confermata dal match d’esordio, quando la coppia formata da Venus ed Harrison va sotto contro Schwartzman e Tiafoe, che però non riescono a tenere un buon livello di gioco per tutta la durata dell’incontro e finiscono per perdere in tre parziali; lo scalpo importante, però, arriva al secondo turno quando a cadere sotto i colpi di Venus ed Harrison sono Kubot e Melo, tds 4, che cedono in tre set. Grazie a quest’estromissione, si apre uno spiraglio in questa parte di tabellone che i giustizieri della tds 4 provano a sfruttare per andare avanti: l’ostacolo per il loro avanzamento nel torneo si chiama Raja/Sharan, una coppia che li mette in seria difficoltà, ma che è costretta a lasciare il passo ai loro avversari in rimonta, dopo diverse occasioni non sfruttate. Mike Venus è per la prima volta in carriera ai quarti di finale di un major e, ad attenderlo, ci sono Dodig e Granollers, tds 7. Malgrado questa coppia abbia già sconfitto Venus nell’Open d’Australia, il neozelandese si prende una piccola rivincita, vincendo in tre parziali ed approdando in semifinale. Questa favola sembra essere destinata ad andare avanti e neppure la coppia Cabal/Farah riesce ad impedirne la realizzazione perdendo in tre frazioni di gioco. Michael Venus, soprannominato Mike, è quindi in una finale slam. Con un paese in visibilio per questo match e con dei ricordi indelebili che si susseguono, dal college in Louisiana, passando per i challenger vinti con Pavic, e giungendo fino allo Chatrier, il neozelandese scende in campo in coppia con Harrison e di fronte si troverà proprio il suo ex compagno, il messicano Gonzalez, intento a spezzargli il sogno con l’aiuto di Donald Young. L’atto conclusivo del torneo è un incontro molto bloccato, che vede terminare i primi due set entrambi al tie-break e senza break; la svolta arriva nel sesto game del terzo parziale, quando la coppia di Venus ed Harrison mette a segno un break, immediatamente recuperato dagli avversari nel gioco seguente, complice anche un Mike piuttosto emozionato e poco calato nella parte. Poi succede il clamoroso: su una situazione di 4-3 in favore di Venus e compagno, gli avversari si portano avanti 30-0 sul proprio servizio, ma vengono riacciuffati fino al 30 pari; qui, avviene ciò che Gonzalez e Young non avrebbero mai voluto accadesse: Donald Young commette due doppi falli consecutivi e spiana la strada a Venus ed Harrison che possono andare a servire per il torneo. L’americano si conferma un ottimo giocatore e non trema minimamente, mentre Mike mostra più di qualche segno di incertezza; ciononostante il game scorre via piuttosto facilmente ed i due possono alzare le braccia al cielo di Parigi e dire di avercela fatta. Questo trionfo significa molto soprattutto per Mike Venus che, nell’attesa di realizzare quanto fatto, è la prova materiale che nel tennis il talento conta meno di quanto si pensi, non a caso il neozelandese, pur non avendo dei colpi incredibili, è riuscito a scalare la classifica ed a vincere uno slam grazie a due doti che lo contraddistinguono particolarmente: la prima è l’umiltà, che lo ha sempre accompagnato fin da quando era piccolo e gli ha permesso di prendere le decisioni più corrette, la seconda è la perseveranza che, insieme alla tenacia, gli ha consentito di non mollare mai e, lavorando giorno per giorno, di continuare ad inseguire quel maledetto sogno, poi finalmente realizzato.

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