L’ultima di Lleyton Hewitt

L'edizione 2015 di Wimbledon sarà quella finale per Lleyton Hewitt, vincitore nel 2002 a Church Road. Per lui una wild card degli organizzatori, un riconoscimento alla carriera doveroso.

L’invito a Lleyton Hewitt per giocare nel main draw dell’edizione 2015 di Wimbledon è sacrosanto.

Chi scrive, chiariamo subito, non è mai stato un suo ammiratore. Ma va riconosciuto a Hewitt il merito di aver caratterizzato una fase importante del tennis degli ultimi anni, ovvero quella del delicato passaggio dall’era “Sampras / Agassi” a quella “Federer (e poi Nadal)”. Un invito, dicevamo, a giocare sui campi di Church Road assolutamente doveroso: perché parliamo di un ex numero 1 del mondo, di un ex vincitore del torneo. Concedere la passerella all’australiano nella sua ultima stagione da professionista, dopo quasi 18 anni di grande tennis era un riconoscimento che va alla persona, all’atleta e anche al movimento. Giusto che accada nel “tempio”.

Certo Hewitt è un personaggio difficile. Non certo simpatico, noto per la sua aggressività in campo, la sua modalità decisamente pugnace di giocare a tennis, spesso di sfidare apertamente i suoi avversari con atteggiamenti provocatori. Nota la sua tendenza ad esultare sugli errori dell’avversario, per indispettirlo. Una versione di Connors aggiornata agli anni Zero, se volete.

AUSTRALIA'S HEWITT KISSES THE WINNER'S TROPHY AT THE WIMBLEDON TENNIS CHAMPIONSHIPS

La sua carriera però non è vissuta di solo Wimbledon. Anzi, il primo successo è datato 1998 quando sconfisse a Delray Beach un’altra testa calda, il belga Malisse. Giovanissimo iniziò a scalare le classifiche, e accedendo ai top 30 nel 1999. Nel 2000 vince il primo slam, in doppio, insieme al bielorusso Max Mirny. Tra l’altro, Lleyton ha sempre giocato il doppio, dedicandosi con costanza a questa specialità. Ha vinto ben 7 tornei su erba, incluso Wimbledon, con successi a s-Hertonghenbosch, Queen’s e Halle, dimostrando un’ottima attitudine e diventando l’antesignano di quel tennis d’attacco da fondo campo che diventerà poi il leit-motiv degli ultimi anni. Hewitt infatti è un giocatore che in campo sa far tutto: batte molto bene, ottima seconda, con capacità di variazione notevoli, rovescio impeccabile, gioco di volo perfetto. Unico neo, a questo livello s’intende, il dritto, spesso falloso o poco incisivo.
2014 Brisbane International - Day 8

Ma anche il cemento ha visto l’australiano trionfare. Proprio nell’anno in cui diventa il più giovane n. 1 della classifiche nella storia dell’ ATP, il 2001, vince il suo primo slam, l’US OPEN, dimostrando come il cemento sia proprio la sua superficie migliore, perché il il suo tennis si adattava perfettamente al ritmo veloce imposto nel palleggio da questa superficie.

Dal 2003 in poi la sua carriera comincia a risentire di difficoltà fisiche, piccoli inforutni, ma purtroppo costanti, minano la continuità del rendimento dell’australiano, basato molto sulla integrità fisica per sostenere il suo tennis di ritmo e attacco da fondo campo. Già nel 2004 non riesce ad imporsi nelle fasi finale di nessuno degli slam, sempre sconfitto dal vincitore di turno (Nadal e Federer). Ottima annata quella del 2005, con semifinale a Wimbledon e US Open ma soprattutto la finale a Melbourne, la cui vittoria però svanisce di fronte ad un Safin che aveva deciso di fare “il Safin”.

Dal 2006 in poi stagioni difficili, sconfitte inopinate e guai fisici (muscolari spesso) a ripetizione. Rientra nel tennis che conta nel 2009 con un buon quarto di finale a Wimbledon (sconfitto da Andy Roddick) e poi ancora al terzo turno del US Open per mano di Federer, incontrato molte volte negli Slam. Si concede una bella soddisfazione battendo re Roger nella finale di Halle del 2011, mettendo fine alla sfilza di sconfitte (13) che aveva subito.
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Dal 2012 ad oggi la sua classifica comincia a risentire del rendimento altalenante e Hewitt esce dai 100, salvo poi rientrare grazie al quarto turno dell’Australian Open (sconfitto da Djokovic). Altri acuti saranno la semifinale al Queen’s, la vittoria ancora su Federer di Brisbane 2014, qualche sporadico successo su buoni giocatori (Dimitrov, Del Potro) ma sempre con poca continuità.

Ora l’ultimo Wimbledon, col sapore della passarella dicevamo, ma anche con la voglia di ben figurare sul luogo dove si è consacrato campione.

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