Panatta: “Come me non c’è nessuno”

Torna a far parlare di se Adriano Panatta, il tennista italiano vincitore del Roland Garros nel 1976, ha rilasciato un’intervista a “Il Giornale” rispondendo alle domande di un inviato a Parigi. Svariati temi somo stati trattati in questa simpatica intervista, Adriano ha parlato prima di tutto della sua grandissima impresa in questo torneo dopo un Foro Italico intenso, arrivato senza riposo a dover affrontare in 5 set l’australiano Warwick annullando ben 11 match ball.

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Warwick che é stato il primo tennista visto dall’italiano all’arrivo qui a Parigi, come fosse un segno del destino in ricordo di quella grande impresa. Dopo aver riesumato dolci ricordi, Adriano si é soffermato sul tennis attuale elogiando Roger Federer e il suo grande talento, citando Novak Djokovic come il tennista moderno perfetto e paragonando Rafael Nadal a Bjorn Borg, l’uomo che a suo parere ha cambiato il tennis uccidendolo proprio.

Molte somiglianze in effetti ci sono tra il maiorchino e lo svedese di cui il nostro Adriano racconta un simpatico siparietto durante un torneo a Marbella: “Ai nostri tempi eravamo a Marbella per un’esibizione e tra vittoria e sconfitta ballavano 30mila dollari, mica bruscolini. La sera prima cena lui beve l’impossibile,lo porto a braccia sulle scalinate e lo butto sul letto , pensai é fatta!

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Il giorno dopo mi ha battuto 6-1 6-2 e mi rideva anche in faccia.”
Panatta elogia con rispetto i grandi campioni del passato, lo fa con un sarcasmo da vero uomo di sport come é sempre stato. Tra una sigaretta e l’altra l’intervista si conclude con un parere quasi discordante sulla Mauresmo allenatrice di Andy Murray e un giudizio positivo sul nostro Fabio Fognini elogiandone il talento e invitandolo a ripassare un manuale del grande Agassi.

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Il re delle veroniche alte chiude con questa frase alla domanda del giornalista, Chi é il nuovo Panatta? «Scherzi? Come Panatta non c’è nessuno».
Mai risposta più giusta, difficile rivedere un tennista con tanta classe e un Roland Garros in tasca, capace di rendere popolare uno sport visto all’epoca come un passatempo per pochi.

Di M.De Michele

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