Un viaggio nel cuore e nella mente di Novak Djokovic

Novak Djokovic ha rilasciato una lunga e interessante intervista al portale "Apertura", ricca di spunti e considerazioni molto profonde. Dal futuro del tennis alla sua dieta, dalla sua forza mentale alle persone più importanti della sua carriera, senza dimenticare la terribile guerra che ha attanagliato la sua infanzia, Nole ci accompagna nel viaggio attraverso il suo cuore e la sua mente.

Novak Djokovic ha lavorato molto sulla forza mentale negli ultimi anni, soprattutto dopo l’arrivo di Boris Becker nel suo team. Il miglioramento del serbo sotto questo aspetto è tale che si potrebbe quasi dire che ha superato Rafael Nadal, il guerriero per eccellenza. In questo articolo, il lettore sperimenterà un viaggio nel cuore e nella mente di Nole. Un viaggio tranquillo, senza turbolenze, il tutto grazie al portale “Apertura”, che ha intervistato il campione di Belgrado.

Novak si è spesso distinto, tra le tante qualità, per la capacità di annullare numerose palle break per l’avversario. Per esempio, Roger Federer è riuscito a convertire solo una possibilità su sette a Wimbledon, e addirittura solo quattro su ventitré agli Us Open, nel 2015. Impressionante. “Come vivi questi momenti di grande tensione, costretto a fronteggiare una chance per l’avversario?”. “La cosa più importante è assicurarsi di essere presenti nel momento. Bisogna concentrarsi su quello che si deve fare. Solo su quello. Per raggiungere quello stato di concentrazione servono molta esperienza e forza mentale. Non è qualcosa con cui si nasce, ma si può allenare“.

Nole doha

Credo che metà della vittoria in un match si decida già prima di scendere in campo. Se non credi in te stesso, alla fine la paura ti dominerà”, afferma Djokovic, che ammette di provare spesso paura in campo. “Tutti proviamo paura. Non c’è dubbio. Ma la paura è come una nube di passaggio. Quando passa, il cielo si schiarisce“.

Il giornalista di “Apertura”, Peter Aspden, ha avuto la fortuna di passare del tempo con il serbo, conoscendo un po’ meglio Novak Djokovic. Nel suo aereo privato, mentre condivideva del sushi seduto su sedili in pelle, conversano tranquillamente. “Dopo la finale degli Us Open, ho passato 10 o 11 giorni senza prendere in mano una racchetta. Questo è il tempo massimo che ho trascorso senza giocare a tennis”, ammette Nole. “Avevo bisogno di tempo da dedicare a me, alla mia famiglia, a mio figlio. Avevo avuto un anno straordinario, ma molto faticoso“.

Una persona che ha avuto un ruolo fondamentale nella carriera di Novak è stata Jelena Gencic. Lei è stata la donna che gli ha dato la prima opportunità di prendere una racchetta, quando un piccolo Nole sbirciò con grande stupore e curiosità Jelena che insegnava a giocare ai bambini di Kapaonik, dove i suoi genitori gestivano una pizzeria. Aspden chiede a Djokovic cosa sarebbe successo se non avesse incontrato Gencic, e lui, con la solita brillantezza, risponde: “Non mi piacciono i se e i ma. Credo che tutto accada per una ragione. Porsi questo tipo di domande può solo complicare la vita”.

Il viaggio nella mente di Nole è un cammino pieno di pace. Un uomo fedele a se stesso, responsabile, che sa quello che vuole e vive in armonia con i suoi principi. E che si gode la vita. “Mi piace colpire la palla”, risponde ad una domanda sulle motivazioni che lo spingono a praticare il suo sport. “Ci sono giocatori che non hanno motivazioni. Non mi serve parlare con loro per capirlo. Lo vedo, ma non li giudico. Rispetto la libertà di scelta di ogni persona. Se a loro va bene così…”, dichiara Novak. Inoltre, al numero 1 del mondo non pesa l’idea di essere un modello da seguire per molti giovani: “Mi da molta energia. E’ un privilegio incredibile per me“.

Nole Us Open

Igor Četojević è un’altra persona estremamente importante per Nole. Igor è un medico che lo ha visto in televisione faticare per problemi respiratori, durante un match. Un giorno, i due hanno avuto modo di incontrarsi, e lui ha spiegato a Djokovic il perché dei suoi problemi: la sua alimentazione. Grazie ai consigli di  Četojević, Novak ha eliminato completamente il glutine dalla sua dieta, e il cambiamento è stato impressionante. “Pensavo di mangiare già sano, poiché non mangio cibo spazzatura, non bevevo alcool, ma mi sono reso conto che il glutine era praticamente in tutto quello che mangiavo”, ha commentato Novak, che grazie al suo nuovo regime alimentare ha perso quattro chili, diventando più agile e forte. Djokovic controlla tutto quello che gli arriva sul piatto. “Rispetto tutto ciò che metto sul piatto. Il 50% di quello che mangio, inoltre, è crudo”.

La conversazione poi passa sul futuro del tennis. “Ero preoccupato per il nostro sport. Vedevo i giovani con grande potenziale, ma ancora lontani dal livello dei top e non ancora pronti. La gente ama Roger e Rafa, ma prima o poi anche loro smetteranno, proprio come me. Ma credo di aver visto negli ultimi due anni qualche stella molto promettente, come Kyrgios o Coric”. “Ma Kyrgios non ha fatto ultimamente qualche commento di cattivo gusto sulle fidanzate dei propri colleghi?”, gli fa notare il giornalista, riferendosi al tristemente celebre caso di Montreal. “Si, sicuramente ha sbagliato. Ma credo che in fondo sia un bravo ragazzo. Attualmente è in una crisi di identità, ma sta cercando di uscirne. Ho chiacchierato con lui a New York, e gli ho anche detto che o avevo apertamente criticato per quello che aveva fatto. Volevo dirglielo in faccia. Gli ho raccontato che anche io ho sofferto per cose simili, ho ricevuto brutte parole. Non fino a quel punto, ma in ogni caso quello che aveva vissuto era una preziosa esperienza da cui imparare. Gli ho detto che se avesse mai bisogno di parlare, io ci sarei sempre. A volte ci siamo allenati insieme. E’ un bravo ragazzo”, conclude Djokovic.

Novak

Il viaggio è ormai prossimo alla conclusione. L’aereo sta per atterrare, e la conversazione sta volgendo al termine. Ma non poteva finire senza parlare, almeno per un attimo, della guerra in Kosovo, e di come Nole abbia sperimentato in prima persona l’orrore della guerra e delle bombe sulla sua città. “La mia famiglia ed io eravamo in pericolo in ogni momento. La NATO ha ucciso molti innocenti senza motivo. Quelle vite perdute mi hanno reso più forte mentalmente, e mi hanno permesso di diventare la persona che sono oggi. Le tengo sempre nel mio cuore. Bisogna solo andare avanti, perdonare e usare ogni esperienza come un modo per rinforzarsi”. E Novak Djokovic non poteva che congedarsi con una considerazione molto profonda: “Se incanalata nel modo, giusto, la paura diventa forza“.

E, come se fosse un sogno, l’intervista finisce, lasciando la sensazione di aver apprezzato qualcosa di grande e la voglia di conoscere sempre più cose. Prima che si ritirino, noi continueremo a cercare di raccontare come meglio possiamo ogni secondo che Novak, Roger e Rafa passano insieme su un campo da tennis.

Fonte: puntodebreak.com

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