Alessandro Giannessi e il sogno della prima finale Atp a Umago

Due anni fa il suo coach Eduardo Infantino disse di lui, tra il serio e il faceto: "Se non entra nel giro di due anni fra i primi ottanta del mondo gli spacco la faccia". Ora Giannessi è molto vicino a questo traguardo, in attesa del derby azzurro con Paolo Lorenzi per un posto in finale a Umago.

Giannessi in semifinale ad Umago: comunque vada, sarà un successo Alessandro Giannessi ha raggiunto per la prima volta in carriera una semifinale di un torneo ATP. Ad Umago, il ventisettenne di La Spezia ha infatti battuto in tre combattuti set Dutra Da Silva (numero 64 in classifica) e sfiderà oggi il connazionale Paolo Lorenzi in un derby tricolore. Alessandro da lunedì sarà nei primi cento del mondo, ma per il suo allenatore Eduardo Infantino non sarà sufficiente, anzi: nel 2015, quando il giocatore aveva appena subito un intervento al polso a Barcellona ed era in piena convalescenza, l’argentino dichiarò: “Se non entra nel giro di due/tre anni nei primi ottanta del mondo gli spacco la faccia”. Ecco, ci siamo quasi.

In realtà, il ligure era destinato a scalare l’Olimpo del tennis mondiale già nel 2011, quando, dopo essersi allenato da quando aveva 8 anni al circolo di Tirrenia, battè al secondo turno dell’ATP di Bucarest il portoghese Frederico Gil, che quell’anno era approdato ai quarti a Monte Carlo. L’anno dopo, Giannessi riuscì a qualificarsi e ad entrare nel tabellone principale proprio del torneo del Principato, dove tuttavia dovette registrare la sconfitta al primo turno contro un brillante Filippo Volandri. Dal 2012, però, il mancino di La Spezia ebbe un calo fisico e mentale che lo costrinse a cercare di ritrovare la via di sua competenza tra i tornei Challenger di tutto il mondo. Collaborò in quel periodo con Fabrizio Fanucci che gli affiancò Volandri e Starace per cercare di migliorarlo dal punto di vista tecnico (in particolare sul rovescio, il suo colpo più debole) e nervoso. Dopo due anni con pochissime soddisfazioni, nel 2014 subì l’intervento al polso, che lo costrinse a ripartire da zero.

Alessandro dopo il periodo di convalescenza e riabilitazione si rimise in sesto soprattutto grazie al coach Infantino che comunque lo seguiva già dal 2010, dal quale comprese l’importanza del lavoro giornaliero e costante. “È proprio il momento in cui ti senti più stanco quello in cui devi dare il massimo, tutto quello che hai”, disse in un’intervista un Giannessi rinnovato, più sicuro di sè stesso e del suo talento. Ed ecco che le soddisfazioni non tardarono ad arrivare. Nell’agosto 2016 l’italiano riuscì a vincere per la prima volta una partita in uno Slam, gli US Open, contro lo statunitense Denis Kudla. Al secondo turno perse in tre set contro Wawrinka, che ebbe parole dolci sul suo conto: “Alessandro è un ottimo giocatore e sapevo che la partita sarebbe stata piuttosto dura. Ha grandi colpi e sente molto bene la palla”. E se a dirlo è stato colui che sarebbe diventato il vincitore dello Slam, è bene crederci. “Gianna” nel 2017 è stato convocato da Corrado Barazzuti in Coppa Davis dopo il forfait di Fabio Fognini nello scorso turno contro il Belgio, in cui ha vinto contro De Loore. Ha già giocato la finale al Challenger di Caltanissetta contro Lorenzi e quella contro Pedro Sousa a Francavilla. Oggi, Alessandro Giannessi lotterà per migliorare quello che è già il risultato più importante della sua carriera. Comunque vada, sarà un successo.

Jacopo Crivellari

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