Challenger Caltanisetta, day 3: Quinzi deve ancora crescere, vince Cecchinato

Nel derby azzurro il palermitano supera Gianluigi, quasi mai in partita: 6-4 6-3. Bel tennis comunque e bella atmosfera nel challenger nisseno.

Dal nostro inviato, Peppe Arnone

Un appassionato di tennis siciliano non può mancare all’appuntamento con il prestigioso Challanger di Caltanissetta. Se poi il menù prevede come primo incontro un bellissimo (quanto meno nelle attese) derby tra il più forte giocatore siculo, Marco Cecchinato da Palermo, e la più discussa promessa azzurra, Gianluigi Quinzi, l’idea di andare a vedere come vanno le cose sul posto diventa irrinunciabile. E così all’una e mezza, ben prima che cominci il programma sul centrale (14:00), sono seduto in tribuna con panino al salame e bottiglia di chinotto! Siamo in tre, ma poi arriverà altra gente.

La visita di persona in un challenger fa bene ad un appassionato di tennis, perché serve a capire che il grande tennis non è solo quello visto in tv, quello dei Djokovic e Wawrinka a Parigi; ma che esistono altre dimensioni, altrettanto significative, di questo sport. Pagine meno patinate ma altrettanto pregevoli, fatte anche di sacrifici, di giocatori lontani migliaia di chilometri da casa, senza uno straccio di allenatore, che si confrontano in campetti con pochi giudici di linea e con l’arbitro che aiuta a pulire il campo. Nondimeno, grandi atleti, capaci di grandi colpi.

Così, dopo aver visto il Roland Garros in tv, l’atmosfera dei giocatori che entrano in campo nella totale indifferenza delle poche decine di spettatori, è quasi surreale. Non un applauso di benvenuto, un cenno, un saluto. Prima Cecchinato e poi Quinzi entrano nel palcoscenico con il loro borsone pieno di racchette. Il match è bello soprattutto nel primo set.

E’ evidente che Marco è più giocatore fatto di Gianluigi. Più bravo a gestire i vari momenti della partita, più penetrante ed offensivo, più presente. Quinzi invece è ancora balbettante: pochi progressi, i soliti limiti. Mostra un bel rovescio bimane, ma un dritto macchinoso e carente in potenza, che raramente fa male. Gioca lontano dalla linea di fondo, molto spesso; ed infatti Cecchinato sforna drop shot a iosa, riuscendo quasi sempre a fare il punto. Il marchigiano serve anche piuttosto male, specie con la seconda di stampo “Erraniano”.

Per cui fare i punti è sempre una faticaccia, e a lungo andare, paghi. Difficile che riesca a sfondare con i suoi colpi. Il suo linguaggio del corpo inoltre, esprime negatività, tensione. E i punti importanti li perde quasi tutti. La mamma tifa per lui a pochi metri dal campo, in un angolo della piccola tribuna. La sua presenza tuttavia non sembra rasserenare molto il ragazzo. Gianluigi non concede nessuna palla break fino al 5-4 per Cecchinato del primo set. Lì perde banalmente il servizio e il parziale. A sua volta aveva avuto due break-point nel fatidico settimo game, ben annullate dal palermitano. Nel secondo set poca voglia di lottare per il marchigiano, che va avanti subito di un break ma viene immediatamente ripreso, ben due volte. Di nuovo si perde del tutto nelle fasi che contano, subendo il break decisivo all’ottavo gioco, veramente un horror-game, un break quasi regalato. Cecchinato chiude comodo. C’era stato tra i due recentemente un precedente molto equilibrato vinto comunque da Marco. Oggi sono apparsi invece due giocatori di livello differente.

Subito dopo sono scesi in campo Ungur (n. 193 Atp) e il giovane brasiliano Clezar (n. 168), fermati dalla pioggia sul set-point in favore di quest’ultimo. E dire che le previsioni dicevano al più nuvoloso. Invece una violenta pioggia ha provocato l’interruzione del gioco per circa 3 ore. C’era tanta gente comunque al circolo, che ammazzava il tempo tra le chiacchiere nell’attesa che il tempo tornasse al bello. Intorno alle 19 si è ripreso a giocare. Nell’attesa che riprendesse il singolare ho fatto in tempo a vedere alcuni scambi di un incontro di doppio (Caruso e Gaio contro Duran e Andreozzi) nel quale si è verificato un curioso episodio, roba mai vista su un campo da tennis: un giudice di linea chiama una palla “out”, un passante finito nel bel mezzo del corridoio. Il giudice di sedia ferma tutto, si rivolge al ragazzo e sorridendo gli dice: “il corridoio fa parte del campo di doppio”. Il ragazzo osserva la sua posizione e si rende conto di essersi piazzato in asse con la linea interna del corridoio! Il pubblico ride, lui si mette le mani in faccia diventando viola. Un applauso, una risata. Replay-the-point. Caruso va a battere il 5 al ragazzino per incoraggiarlo. Lui ride e scuote la testa.

Dopo un pò si torna sul Centrale per la ripresa del secondo match, Ungur contro Clezar. Il tennis che (forse) non ti aspetti. Tanti vincenti, pochi errori. Poche discese a rete, rarissime, ma bei lungolinea, soprattutto col rovescio. Siamo sul 6-4 5-2 e servizio, tutto in favore di Clezar. Pensi che la partita sia finita ed invece esce fuori il romeno Ungur, con tutta la leggerezza e la grazia del suo rovescio a una mano. Già. Li piazza a destra e a manca, al salto e in corsa. Clezar trema forse un pochino, impazzisce dinanzi alla precisione del suo avversario che trova un segmento di grande tennis quando è vicinissimo alla sconfitta. Così da 5-2 e matchpoint sul proprio servizio, Clezar si ritrova a subire due break consecutivi. 5 pari, poi 6 pari con altri due break. Ci si aspetta che Ungur metta all’angolo il suo avversario per stritolarlo al terzo set. Il romeno va avanti 6-3; da lì in avanti Clezar fa 5 punti consecutivi e dopo aver annullato tre set point chiude al secondo match point col punteggio di 8-6. Chi era in tribuna si è divertito. Più per questa partita che per il derby italiano.

Negli altri due ottavi di finali disputatisi oggi Fratangelo ha sconfitto Novikov (derby Usa) per 3-6 6-3 6-2, mentre il colombiano Gonzalez ha battuto il peruviano Beretta, anch’egli in rimonta per 3-6 6-3 6-1. Bella atmosfera a Caltanissetta, entusiasmo, voglia di fare, dimensione quasi “familiare” coi tennisti che sono lì in mezzo alla gente, alcuni di loro “protetti” (non che ce ne fosse bisogno) dall’inaccessibilità del pubblico alla player lounge. Ai siciliani (e non) appassionati dico: andateci un pomeriggio.

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