Aria di Davis: il resoconto delle semifinali

Finale di stagione, tra tornei asiatici destinati al solo scopo di riempire il circuito, nel quale trova anche spazio la Coppa Davis. Belgio, Australia, Francia e Serbia. L'Italia? Campione nel 1976, non dimentichiamolo.

Giornata conclusiva del weekend che decreta i finalisti nell’edizione 2017 della Coppa Davis.
Francia e Serbia da una parte, Beglio e Australia dall’altra.
Prima sfida dall’esito talmente scontato da non meritare, in molti siti specializzati, l’onore di cronaca. Nemmeno i francesi, potenzialmente intrigati dalle bellezze di Lille, partecipano con entusiasmo a questo appuntamento, consapevoli che, data l’assenza di Novak Djokovic, gli avversari saranno costretti a schierare Lajovic e Djere. Squadra transalpina sugli scudi, con Tsonga ed il candido Pouille logici favoriti per la vittoria finale (come se non fosse sufficiente, Herbert e Mahut nel doppio, opposti a Krajinovic e Zimonic, riesumato per l’occasione da una casa di cura nella quale, da quasi un anno, condivide la stanza con Rod Laver, suo coetaneo).
Ci pensa il candido, abilissimo genio di marketing (oltre che di tennis) ad offrire un briciolo di tensione e spettacolo a pubblico pagante e Francia tutta, riuscendo nell’impresa, ovviamente volontaria, di cedere in quattro set a Dusan Lajovic. Punto iniziale, dunque, per la Serbia, poi impotente di fronte agli schiaffi di Tsonga ed alla sopracitata coppia di doppisti.
Per la nazione cugina, che nonostante la vicinanza vanta una scuola tennis capace di produrre, da un secolo, giocatori di elevatissimo spessore continuativamente, sarà la diciottesima finale Davis (nove vinte e otto perse, fino ad oggi). L’ultima dal 2014, anno nel quale la squadra transalpina dovette sommessamente genuflettersi alla svizzera del Vate, alla ricerca dell’unico grande trofeo assente dalla sua bacheca.
Gli avversari, in finale, saranno i portacolori del Belgio, vincenti su un’Australia allo sbando che, in questa competizione, vanta il privilegio di essere la seconda nazione per numero di trofei vinti, ventotto, grazie al contributo di assoluti monumenti sportivi che tra gli anni cinquanta e gli anni settanta hanno permesso alla loro nazione di monopolizzare la Davis.
Goffin e Darcis tenuti a sfidare Kyrgios e Milmann, inspiegabilmente preferito a Kokkinakis per motivazioni delle quali, al momento, si sa poco o nulla (Hewitt, capitano non giocatore, ha spiegato in conferenza stampa la scelta di effettuare il cambiamento di formazione poco prima dell’inizio della sfida per sfruttare al meglio lo stato di forma dei propri giocatori, ma il ragionamento risulta poco convincente).
In ogni caso, Goffin eroe della patria, con due vittorie ottenute su Milmann e Kyrgios, chiamato a giocare il quarto match per chiudere la pratica dopo che l’Australia era stata in grado di portarsi avanti 2-1.
Ultimo match da circolo dell’amicizia, con Thompson incapace di arginare gli schemi d’attacco di Darcis, non certo Federer.
Risultato che dunque premia la nazione d’arancio addobbata, finalista nel 2015 quando Andy Murray, opposto proprio a Goffin, consegnò alla “sua” Gran Bretagna la Coppa con un pallonetto da manuale che cadde in prossimità della linea di fondo, facendo scoppiare un’intera nazione.
Finale che si terrà, quest’anno, in territorio francese, dal 24 al 26 Novembre, presumibilmente su un lentissimo campo in terra rossa che i transalpini tanto amano.
L’idea di schierare il divin Pouille, nonostante la prestazione offerta in questa occasione, sarà ripetuta?
Speriamo, per il bene del tennis e della Francia stessa.
Entrambe le squadre avranno sete di rivincita. La sfida sarà di quelle tutte da gustare, anche senza la presenza dei soliti grandi nomi.

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