Coach e giocatori: perché così tante collaborazioni interrotte a fine stagione?

Spesso la fine della stagione, specialmente nel circuito femminile, è accompagnato da un sussurro particolare: è il sospiro degli allenatori che, dopo avere accompagnato il proprio giocatore per tutto l'anno, si ritrovano licenziati. Ma quali sono le cause che spingono i tennisti e le tenniste, spesso, tra l'altro, dopo un grande miglioramento, ad interrompere la propria collaborazione con i coach?

Come il cuculo che annuncia l’arrivo della primavera, la fine della stagione tennistica viene accompagnata da un curioso sussurro: è il sospiro degli allenatori, che si ritrovano licenziati dagli stessi giocatori che hanno accompagnato per tutta la stagione. Questo trend è particolarmente evidente nel circuito femminile: non meno di cinque delle prime quindici tenniste del mondo si sono separate dai rispettivi coach negli ultimi quindici gironi. E fra tutte queste, la scelta più sorprendente è sicuramente quella di Johanna Konta. Dopo aver scalato nel ranking ben 137 posizioni in meno di diciotto mesi, la numero 1 del tennis britannico ha licenziato Esteban Carril, l’uomo che l’ha guidata in questa trionfante cavalcata.

Ma è davvero sorprendente? Guardando più nel profondo, si nota che la “defenestrazione” di Carril si inserisce in un andazzo già confermato dalle ultime due giocatrici che hanno scalato la classifica da posizioni così arretrate: Eugenie Bouchard ha recuperato dal numero 147 del mondo fino alla settima posizione tra Aprile 2013 e la fine del 2014, ma, nonostante ciò, finì per separarsi dal suo “guru” Nick Saviano; Angelique Kerber, nelle stesse condizioni, ha interrotto la sua collaborazione con Torben Blitz, un paio di anni prima.

VOGLIA DI CAMBIARE O PRESUNZIONE? – “In particolare per le ragazze, il momento più frequente in cui si chiude con un allenatore è sicuramente dopo un grande miglioramento”, ha detto al riguardo Naomi Cavaday, l’ex numero 172 del mondo, che ora è a sua volta una coach. “Spesso avviene poiché i giocatori percepiscono di avere recepito tutto ciò che l’allenatore potesse dargli. Oppure, più semplicemente, ne hanno abbastanza dopo un lungo periodo passato in un ambiente che ti mette molta pressione, come è quello del tennis”.

Altri addetti ai lavori, invece, sostengono che i tennisti frequentemente decidono, forse troppo rapidamente, che gli allenatori hanno “inquinato” il loro gioco, così da concudere di essere abbastanza forti per fare a meno dei propri mentori; e, aspetto non meno importante, per rifiutare le frequenti richieste di un aumento del compenso. Il tennis, infatti, è dal punto di vista economico uno sport difficile: Konta nell’ultima stagione, dopo la sua esplosione, ha guadangato più di 1,9 millioni di sterline, ma appena 100.000 nel 2014, che copriva a malapena le spese per i trasporti, le racchette e le corde. E’ faccile immaginare dunque che Carril, che l’ha aiutata quando ancora si trovava ai margini del ranking, abbia richiesto, anche giustamente, un riconoscimento del suo apporto anche nel salario.

IL RITORNO AL PASSATO- La cosa interessante è osservare in quale posizione si trovano ora Bouachard e Kerber. Forse avete già indovinato. Come un ventenne che rompe con una fidanzata del liceo, hanno fatto altre esperienza altrove, hanno realizzato cosa si erano lasciate alle spalle e hanno rivissuto la loro vecchia fiamma. La canadese si è riunita con Saviano a Maggio, dicendo che “E’ quasi come un secondo padre per me”, mentre il ritorno di Beltz nella panchina della tedesca all’inizio del 2015 ha contribuito alla sua ascesa al numero 1 del mondo. In Gennaio, i due si sono tuffati insieme nel fiume Yarra di Melbourne per festeggiare il primo titolo del Grande Slam.

Ma allora, chi accompagnerà Konta nella prossima stagione? Sperimenterà alcuno allenatori tra poco più di una settimana al National Tennis Centre di Roehampton, e uno dei più plausibili candidati è Nigeal Sears, una guida esperta che vive, come Konta, nel Sussex, e la cui collaborazione con Ana Ivanovic sembra essere in sospeso. Qualsiasi decisione prenderà la britannica, l’assenza più toccante sulla sua panchina sarà quella di Juan Coto, il suo “mental coach” che l’ha aiutata a gestire lo stress di una vita difficile e sempre in movimento. Coto aveva solo quarantasette anni quando è scomparso fatalmente nel mese di Novembre, con lo sgomento di tutti coloro che lo conoscevano come uomo attento e perspicace. La sua perdita ha messo l’annuale frenesia di cercare un coach nel periodo natalizio sotto un’altra prospettiva.

Fonte: The Telegraph

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