Denis Shapovalov e l’avanzata della NextGen dopo il canto del cigno di Federer e Nadal

Il giovane canadese stanotte ha sconfitto clamorosamente uno spento Rafael Nadal, infrangendo un importante record di precocità, diventando il più giovane di sempre a raggiungere i quarti di finale in un Master 1000. Panta rei, dicevano gli antichi: se il 2017 è stato l'anno dei ritorni dei grandi rivali, potrebbe segnare anche il definitivo passaggio di consegne ai campioni di domani.

La nuova stella di Denis Shapovalov brilla più che mai. Stanotte il 18enne nato a Tel Aviv nel Master 1000 di casa a Montréal ha conquistato la sua vittoria più importante della sua giovane carriera contro Rafael Nadal, n. 2 del mondo e vincitore quest’anno del Roland Garros, con il punteggio di 3-6 6-4 7-6(4). 

Il risultato del match è abbastanza sorprendente perché arriva in uno dei momenti più positivi del maiorchino, che quest’anno è riuscito a tornare a vincere uno Slam e fare una finale (persa contro Federer agli Australian Open), mostrando di essere tornato ai suoi massimi livelli, soprattutto nella stagione su terra. La sconfitta agli ottavi di finale di Wimbledon contro il lussemburghese Gilles Muller, pur contro pronostico, è comunque arrivata nella superficie meno amata dallo spagnolo, che negli ultimi anni a Londra non era mai riuscito ad andare in fondo.

La sconfitta nel primo Master 1000 della stagione su cemento nordamericano, peraltro contro un teenager, fa sorgere molti dubbi sulla reale competitività di Nadal agli Us Open, il quarto e ultimo Major dell’anno. Per chi credeva che il titolo di Flushing Meadows sarebbe stato un duello fra i “Fab Two”, sarà costretto a rivalutare le sue certezze. Se Nadal non sarà capace di dimostrare che la sconfitta di stanotte è solo un incidente di percorso, nelle prossime settimane si potrebbero prospettare interessanti dinamiche: con Djokovic e Wawrinka out e un Murray a ‘mezzo servizio’, il calo del re della terra rossa potrebbe lasciare via libera a Roger Federer, deciso a conquistare il suo 20esimo Major, oppure potrebbe esserci posto per un outsider – uno appartenente alla generazione ‘di mezzo’ (come Grigor Dimitrov o Marin Cilic, già vincitore a New York nel 2014) o una nuova stella del firmamento NextGen (Sascha Zverev o, perché no?, lo stesso Shapovalov).

Quello che preoccupa maggiormente del match di stanotte è che Nadal, dopo aver incamerato il primo set, si è lasciato dominare troppo passivamente dal tennis esplosivo di Shapovalov. Nel terzo set, inoltre, ha sprecato molte occasioni: sei palle break non sfruttate nel terzo set, appena 2 su 11 in tutto il match. In generale, l’atteggiamento dello spagnolo è stato profondamente diverso dal Cannibale che aveva dominato ogni avversario all’Open di Francia. Si ha la sensazione, insomma, che Nadal, al di fuori della terra rossa, non solo non sia così competitivo, soprattutto sul piano mentale: non ha l’istinto killer e non è più capace, come un tempo, di risorgere miracolosamente dalle situazioni di pericolo come ci aveva a lungo abituati. Questo atteggiamento di non totale fiducia nei propri mezzi lo aveva accompagnato anche nelle ultime stagioni, ma ora le sue certezze sembravano ritornate: evidentemente non è così (lo aveva comunque in parte dimostrato, se vogliamo, anche nella finale di Melbourne).

La sconfitta di Nadal, inoltre, può costargli anche la prima posizione nel ranking mondiale, ormai quasi certa. Virtualmente ora Rafa è n. 1 della Race Atp con 7.185 punti (seguito da Federer con 6.725): se lo svizzero dovesse vincere Montréal lo supererebbe, volando a quota 7.545 punti e diventando così il primo favorito per la conquista del primo posto a fine stagione. Nel Ranking Atp per il momento mantiene il podio Andy Murray senza giocare, a quota 7.750 punti. Secondo Nadal, con 7.555 punti: in caso di vittoria, Roger si assesterebbe a soli 10 punti di distanza, cioè a 7.545 punti (come si nota, stesso punteggio della Race, dato che lo svizzero non aveva giocato nella seconda metà del 2016).

La vittoria di Denis Shapovalov, infine, è un buon segno per il tennis delle nuove generazioni. Il 2017 potrebbe essere considerato un anno di spartiacque che pone le basi per il ricambio generazionale: la definitiva consacrazione di Sascha Zverev, ma anche quella del più anziano Dominic Thiem (ora n. 3 della Race Atp) e l’ascesa di Andrey Rublev e, non ultimo, di Shapovalov, preparano il terreno a una nuova generazione di campioni destinata a dominare gli anni a venire. Metaforicamente, e molto poeticamente, gli straordinari ritorni di campioni veterani come Roger Federer e Rafael Nadal sul tetto del mondo potrebbero essere interpretati come l’ultimo canto del cigno prima del definitivo passaggio di consegne.

Che il successo di oggi del giovane Shapovalov non sia quasi certamente un caso, ce lo dimostra il fatto che il canadese abbia infranto un importante record di precocità: Denis infatti diventa il più giovane giocatore di sempre a raggiungere i quarti di finale in un Master 1000, superando di poco altri fenomeni di precocità come Michael Chang, Fabrice Santoro, Pete Sampras e proprio Rafael Nadal. Certo, è presto per chiamarlo il futuro dominatore del circuito: ma forse, tra qualche anno, ricorderemo la partita di stanotte come una tappa fondamentale della storia del tennis.

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