Diario degli Australian Open: giorno 5

Un magnifico Seppi fa esultare l'Italia intera, Kyrgios e Tsonga dimostrano quanto sia bello il tennis. Nadal passeggia e tra le donne regna la noia. Tutto il meglio, ed il peggio, della quinta giornata all'Open d'Australia.

-Lo scrissi due giorni fa: tra Seppi e Karlovic il quinto set sarebbe stato d’obbligo. Ammetto di aver temuto che la profezia non si avverasse, dopo i primi due parziali vinti dall’altoatesino mettendo in mostra una risposta alle sassate del croato tanto efficace quanto inaspettata.
Invece no, Karlovic aumenta la potenza devastante del servizio, fora il terreno di gioco, indovina un paio di risposte ed in due tiebreak porta la partita al set decisivo.
Un terno al lotto, si procede seguendo i servizi, fino a quando una risposta in allungo di Seppi, che finisce sui piedi di Ivo, non gli consegna la partita.
Che splendore assistere a questo Andreas, di nuovo capace di ottenere un posto tra gli ultimi sedici nel primo Slam dell’anno.
Al prossimo turno, per tentare l’accesso ai quarti di finale, ci sarà Kyle Edmund, e dunque una sfida non certo impossibile.
L’anti personaggio per eccellenza (secondo solo a Ramos-Vinolas) ottiene un altro importante risultato, con solidità e intelligenza tattica inferiore a pochi.
È per questo che Andreas mi è sempre piaciuto. Tifiamo per lui.

-La partita tra Kyrgios e Tsonga è la migliore di giornata.
Non c’è solo tennis nella sfida tra i due, dopo che l’australiano, in conferenza stampa, ha ammesso di aver avuto in Jo un idolo sin dai primi anni di infanzia. Si percepisce il rispetto tra i due, con Nick che sa di aver di fronte il proprio mito ed il francese consapevole di quanto l’avversario sia più forte di lui.
La palla esce livida dagli scambi in cui predomina la diagonale di dritto, nei quali raggiunge picchi di velocità per molti insostenibili.
C’è tutto, in questo match. Servizi, fondamentali, smorzate e volee. Un scontro raggiante tra la raffinata scuola francese, che unita all’estro naturale di Tsonga ha creato un giocatore unico nel suo genere, e l’imprevedibile eclettismo di Kyrgios, capace di inventare dal nulla vincenti lungolinea o smorzate con taglio ad uscire. Sarebbe stata, come quella di Seppi, una partita da quinto, invece Nick la chiude prima, conquistando il tiebreak del quarto parziale impostato sul sistematico attacco del lato debole di Tsonga, quello del rovescio, tramite dritti dal centro che con il polso carica di topspin.
Lo dico sinceramente, l’australiano mi spaventa.
In ottica titolo, s’intende.

-Quello di oggi è stato il miglior Nadal del torneo. Dzhumur, ovviamente, non aveva le armi per poterlo impensierire, ma la costante morsa proposta dallo spagnolo si è risolta in un aumento sostanziale, a livello di spinta, rispetto ai due turni precedenti.
Il tabellone di Nadal è semplice e l’unico avversario credibile, al momento, sembra essere proprio Kyrgios in semifinale (senza sottovalutare un ipotetico Cilic ai quarti).
Niente da aggiungere, dunque, alla valutazione espressa due giorni fa.
Rimaniamo in attesa.

-Tra le donne nulla di rilevante, se non la sconfitta della serenissima Ostapenko battuta dalla verve irresistibile della Kontaveit. La parte bassa di tabellone si rivela essere ancor più sbilanciata di quella alta, con la sola Wozniacki che capeggia un gruppo di nomi arrivato agli ottavi di finale dopo aver probabilmente vinto un concorso a premi.
Nulla metà superiore del draw tutto il meglio, con la giornata di domani che vedrà la sfida dall’igneo preambolo tra Kerber e Sharapova, oltre ad Halep, Keys ed alla la candida Radwanska.
Ci fu, agli scorsi Us Open, una landa della desolazione, la parte bassa del tabellone maschile che vi ricordo fu vinta da Kevin Anderson.
La stessa landa, addirittura peggiore, la troviamo nel tabellone femminile di questo Slam, dove i match hanno lo stesso tasso di interesse di una tragedia francese che racconta le caotiche vicissitudini di un violinista sordo-cieco costretto, per quattro atti, a suonare le inebrianti melodie di Allevi traslate in si bemolle.
Confidiamo nella polacca, e gioia sia.

-Rublev ha mostrato, nel match giocato e perso con Dimitrov, tutti i limiti che ancora non gli permettono di fare il definitivo salto di qualità. I colpi li ha ed hanno una pesantezza impressionante.
Rimane ancora troppo ancorato, però, alla solo ricerca della potenza a discapito della precisione, finendo così per disputare intere partite con fondamentali giocati “dritto per dritto” dimenticandosi di aprire gli angoli, accorgimento che gli permetterebbe, poi, una spinta più efficace in lungolinea.
Bravo il bulgaro, comunque, che non è il miglior bulgaro e probabilmente perderà con Kyrgios.

Dal vostro cronista è tutto, a domani.

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