Diario di Wimbledon: giorno 2

La (s)fortuna di Federer, le candide giocate della Radwanska. Klizan diverte più della Kerber. Tutto il meglio, ed il peggio, della seconda giornata ai Championships.

-Dolgopolov, scoordinata libellula ripetutamente colta da sincope, non ha le armi per mettere in difficoltà Federer. Dopo un set opta dunque per la via del ritiro, accusando un infortunio alla caviglia.
Spettacolarmente parlando, l’ucraino, avrebbe tutte le carte per restare tra i top player del circuito.
Una miriade di infortuni, però, ne continuano a minare la carriera, facendolo ricordare più per i forfait che per le prestazioni viste in campo.
Nessun problema, però, per il Supremo Imperatore. Passata una, ne mancano sei.

-È risaputo, ormai, che io abbia un debole per le smorzate. Sul centrale, dopo la tremebonda visione della Kerber vincente in due set contro il cartonato mobile che di nome fa Falconi, Martin Klizan libera raffiche dropshot, irridendo il povero Novak che dopo pochi attimi, giustamente, lo prende a pallate. Seguirà, per il povero slovacco, un precoce ritiro, simbolo inequivocabile di quanto l’estro, su un campo da tennis, non paghi quasi mai.

-Lodata sia la soffice la Radwanska. In un primo turno stracolmo di qualità lascia  inizialmente carta bianca alle velleità proposte dalla Jankovic, che un tempo fu numero 1 ed oggi arranca, portata avanti solo dal proprio nome.
7-6 di immane sofferenza, prefazione di un secondo parziale in cui, con tagli taglietti e trucchi vari, dimostra alla platea presente perché, a differenza di quanto sostenuto da molti, sia, oggi, la più grande giocatrice d’attacco del circuito.

-Thiem e Pospisil, per più di un’ora, sono stati protagonisti della più bella partita di giornata. L’austriaco, un mini Wawrinka più dedito alla terra, differenzia dallo svizzero per una qualità: la capacità di adattamento. I colpi di Dominic non sono infatti nati per giocare e vincere sui prati. Nonostante questo, però, con volontà ammirevole tenta di variare il proprio schema mentale, aggiungendo al bagaglio tattico un buon numero di back che così tanto garantiscono su questa superficie.

-Ferrer, zitto zitto, elimina il cigno bianco Gasquet, schiacciato dalle proprie paure e dall’insostenibile perfezione del suo rovescio cristallino.
Sfida tra un uomo sulla via del ritiro ed un eterno perdente visibilmente candido.
Ne esce una sfida piacevole, per cui, oggi, valeva la pena pagare il biglietto.

-Tomic è il giocatore più sopravvalutato di sempre. Non c’è nulla di geniale, o di più modestamente fuori dall’ordinario, nel tennis dell’australiano, che basa il suo fantomatico talento su un rovescio solido con il quale, di tanto in tanto, tenta smorzate o improbabili tagli.
Il risultato di cotanto talento è una sconfitta in tre set con il più gradevole dei fratelli Zverev, Misha, che insegna a Bernard cosa sia il vero tocco.
“Ho 24 anni, quando gioco a tennis mi annoio”.
Per forza, a perdere sempre non si diverte mai nessuno.

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