Diario di Wimbledon: giorno 3

Fognini e Lorenzi paladini d'Italia, Brown folle e fine a se stesso. Murray finge un infortunio e Nadal fa finta di non saper giocare sull'erba. Tutto il meglio, ed il peggio, della terza giornata ai Championships

-Nadal gioca bene, incredibilmente bene.
Nel momento in cui scrivo, conduce due set a zero su Donald Young, che comunque tenta, sparando dritti all’impazzata, qualche sporadico vincente che lo tenga ancora in vita.
Attacca, lo spagnolo, e più volte si presenta a rete, tentando serve&volley che provocano ripetuti svenimenti nell’opinionista McEnroe, presente a bordo campo in cabina di commento.
Le ginocchia non scricchiolano, i colpi escono celeri e potenti.
Attenzione a Rafa.

-Lorenzi, alla sua ottava partecipazione a Wimbledon, impiega due giorni per battere Horacio Zeballos, ottenendo così, a 35 anni, la sua prima vittoria nello Slam britannico.
Mentre ieri Tomic, undici primavere più giovane, boriosamente raccontava di quanto il tennis, per lui, non sia più la priorità, Paolo si toglie un’altra soddisfazione.
Al prossimo turno, in un match non impossibile, affronterà Donaldson.
Chissà che, con la benedizione della Regina madre, non ci sia la possibilità di un’altra vittoria a suo modo storica.

-La Vekic è una gran giocatrice. Famosa ai più per essere da tempo la fidanzata di Wawrinka, si rende protagonista della partita che, salvo possibili incanti di una geniale Radwanska, verrà ad essere la migliore del torneo.
Classe ’96, finezza rara in un tennis brutale. Non ha particolari colpi definitivi, ma si appoggia ottimamente sui colpi delle avversarie. Perde con la Konta, probabilmente la giocatrice più in forma del momento, che, sorretta dal pubblico, può tentare l’impresa nel giardino di casa.

-Victoria Azarenka, divenuta mamma sette mesi fa, fa suo un importante match con Elena Vesnina, semifinalista lo scorso anno e straordinaria doppista. 6-3 6-3 maturato con giocate di pregevole qualità, bordate ormai tipiche abbinate ad una grande condizione fisica, che le permette recuperi insperati con i quali, spesso, cambia l’inerzia dei punti decisivi.
Vika, nel contesto in cui, ora, si trova il circuito, può vincere Wimbledon.

-Speravo in una (nuova) circense esibizione di follia da parte Brown, che, sotto gli occhio lacrimanti del pubblico pagante, irridesse il povero Murray con un ventaglio di smorzate da centro di igiene mentale.
Lo scozzese, però, combatte con il metodo l’imprevedibilità, simulando comicamente un infortunio all’anca sinistra che lo costringe a zoppicare durante i cambi campo salvo poi correre come stambecco impaurito nei tentativi di recupero dei tagli giamaicani.
Mi accontento dunque di qualche singola giocata, che Brown offre ai palati fini presenti in platea e che, a mio avviso, vale più di tutti i titoli conquistati da Ferrer.

-Fognini, costretto a giocare nello stesso campo 12 in cui, quattro anni fa, accadde l’ormai noto siparietto con Pascal, batte Vesely in tre set, giocando con un’inaudita costanza che mai, sui verdi prati, era stato in grado di esprimere. Al terzo turno, il ligure, sfiderà il baronetto Murray, nella riedizione erbivora della sfida che sul centrale di Roma, due mesi fa, lo vide ergersi a patriottico ed eclettico eroe.

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