Giorgi e Fognini a confronto

All'Italia, mediterranea e focosa, sono stati donati, da una simpatica divinità o da un centro di neuropsichiatria, Fognini e la Giorgi. Bazzicando tra siti di illustri specialisti, leggevo svariati pareri su quanto, i due, fossero simili.

Ogni Paese ha i suoi paladini. C’è a chi sono toccati Federer e Wawrinka, chi Nadal e Ferrer, chi Djokovic e l’Ivanovic.
All’Italia, mediterranea e focosa, sono stati donati, da una simpatica divinità o da un centro di neuropsichiatria, Fognini e la Giorgi.
Bazzicando tra siti di illustri specialisti, leggevo svariati pareri su quanto, i due, fossero simili. Sempre gli stessi, ormai stimati colleghi, li descrivevano, entrambi, come talentuosi mononeuronici (parafrasi di “cavalli pazzi”, che fa più lord e political correct), infinitamente dotati ed altrettanto perdenti.
Pensandoci, però, qualcosa non mi tornava.
Ho sempre ritenuto Fabio un buon giocatore, a volte fin troppo sopravvalutato, capace, nonostante ripetuti deliri schizofrenici, di regalare emozioni forti, motivo per cui l’ho sempre tenuto tra i miei pochi eletti.
Per assurdo, azzardando un concetto pericoloso, calcolatore, preciso e letale, di sceneggiate programmate, inizi disastrosi votati allo scopo di grandi rimonte, che rimbalzano sui giornali aumentando la popolarità del nostro cavaliere.
Quasi sempre, comunque, mi diverte, qualità che solo in pochi (tra i quali non compare il nome del “numero uno” scozzese) possiedono.
La Giorgi invece, spesso protagonista dei miei sconclusionati e veritieri ragionamenti, racchiude in sè l’essenza prima dell’insensatezza umana, iniettatale dalla sapiente mano del padre Sergio che, rinchiuso in un carcere bengalese di massima sicurezza, con gli occhi sbarrati ripete la famosa frase “Muguruza chi? Camila è moooolto più forte!”. A testa bassa incarna l’autismo tennistico, sparando roncolanti pallate nella stratosfera, convinta di poter, con la sola racchetta, modificare l’eterno spazio-tempo. Emozionante come un platano, intrattiene il pubblico che, terrorizzato, prega di non essere colpito dai missili della bionda macchinetta, algida e timida in un vano tentativo di emulare la Sharapova.
“Sharapova chi? Camila è mooooolto più forte”. La voce dell’argenteo scapigliato riecheggia nei corridoi della casa circondariale.
Nel frattempo a Roma, Binaghi prepara il discorso inaugurale degli Internazionali.
-Presidente, il movimento attuale è in piena crisi di risultati, come pensa di fare per risolvere la questione?
-Aaaaaaah, com’è bello il Foro! (cit.)

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