Il talento nel tennis: una questione insoluta

Tra le mille sfaccettature del mondo del tennis, l'irrisolta questione del talento sembra non trovare una soluzione. Partendo da una recente dichiarazione di Gilles Simon, abbiamo provato a fare una riflessione.

La questione del talento, nuovamente sollevata dalla recente intervista rilasciata da Gilles Simon alla stampa francese, è un argomento tanto spinoso quanto senza tempo, reso immortale dai numerosi dualismi presenti nella storia del tennis, accompagnato dalla continua evoluzione del gioco del tennis sia nell’aspetto tecnico che in quello prettamente fisico. La sola definizione di talento resta quanto di più controverso e soggettivo possa esistere: basti pensare al mondo della musica, con il talento spesso messo in discussione tra abilità, pratica e dote assoluta, oppure negli altri sport esterni al tennis, oppure alla scrittura e via discorrendo.
2009 Australian Open: Day 14
Il talento dovrebbe essere, stando agli autorevoli dizionari a portata di mano, una dote innata che rende speciale un singolo elemento, anche se probabilmente ci sarebbe da discutere molto anche solo su queste poche righe.Tralasciando tutto ciò che resta fuori dai court del nobile sport in questione, nel tennis tutto resta appeso ai risultati di un giocatore o hai singoli colpi di cui lo stesso resta capace, eppure per quanto si propugni l’obiettivo di definire in maniera oggettiva i parametri dati da tale parola, l’unico punto di arrivo sarà un nuovo inizio di una infinita discussione, a sua volta non priva di ragioni e di punti forti e deboli.Già, perché tutte le cose del mondo, dalle opinioni fino pure ai dati di fatto, restano opinabili dai singoli punti di vista, passando per gli interessi personali ed arrivando alla letale arma della dialettica, capace di scardinare qualsivoglia difesa, come sottolineato (off-topic) dalla puntuale pellicola Thank You For Smoking del 2005 con il bravo Aaron Eckhart. Qual’è il punto, dunque?Il punto del discorso resta spesso sospeso, intrappolato tra i fanatismi e le personalissime ratio sportive, i quali impediscono nella stragrande maggioranza dei casi di arrivare anche solamente ad un punto di accordo tra due scuole di pensiero: a fare da riferimento, nel nostro caso ci sono gli universi di Nadal e Federer, come velatamente fatto intendere dal tennista francese intervistato da L’Equipe, visto che il maiorchino è un campione capace di grandissime performance, ma spesso accusato di vincere principalmente grazie al suo fisico bionico, mentre l’elvetico ha vinto tutto o quasi e detiene una miriade di record, con le pecche di essere decisamente sotto negli head-to-head con Nadal e di aver completato il Career Grand Slam solo grazie all’exploit di Robin Soderling del 2009, quando lo scandinavo batté Nadal ai French Open prima della finale con Federer, poi campione per la prima e unica volta finora.
TENNIS-ATP-FINALS
In mezzo a questi due campioni si insinua senza remore anche il serbo Novak Djokovic, pluricampione Slam che ha ottimamente condiviso la cattedra con i due tennisti sopracitati risultando a tratti addirittura superiore, anche se la solidità di base del suo gioco oltre allo spiccato talento in risposta lo hanno fatto un minimo retrocedere viste le inclinazioni del tennis dell’ultimo lustro, tutto fatto di servizio e corse.
Come detto poco fa, tutto ciò che si riesce ad esporre, per quanto si cerchi di restare vaghi e totalmente obiettivi, resta discutibile e fine a se stesso, rendendo i soliti intramontabili dubbi sia linfa vitale per la discussione sportiva che eterno punto di domanda per chi cerca di dirimere un seppure minimo grafico di riferimento (se così possiamo interpretarlo) per il tennis tutto, in ogni sua forma e inclinazione, considerando anche il fattore dato dalle atlete di sesso femminile che fanno storia a sé.
David+Ferrer+2012+Australian+Open+Day+10+aeWsbynubaKlCosì come Gilles Simon paragona un rovescio fuori dal campo di Gasquet a uno di Nadal, sostenendo come il primo sia, per i più, talento purissimo mentre il secondo solo un’estensione della incredibile dote atletica di cui dispone lo spagnolo, gli esempi per rendere l’idea del discorso sono pressoché infiniti, compreso quello che vorrebbe Milos Raonic un giocatore senza talento ma eccellente nel fondamentale del servizio, così come un David Ferrer non sarebbe un talento nella discussa arte della strenua difesa della linea di fondo.
Ad un discorso infinito potrebbe seguirne un altro e poi un altro ancora, eppure nulla si può contro una parola tanto inattaccabile quanto, spesso, abusata: per uscire un po’ meno storditi da questo discorso, potrebbe rivelarsi utile fare il tentativo di allargare le proprie vedute, lasciando i primissimi della classe e abbassando l’asticella ai giocatori ancora più in basso, così da vedere già in modo migliore la linea di demarcazione tra più o meno talentuosi, anche se potrebbe uscire fuori la diatriba sul talento effettivo, quello tirato fuori e padre di numerosi risultati positivi, e sul talento recondito e presunto, quello che magari c’è, oppure c’è sempre stato, e non è riuscito a dare vita a qualcosa di unico ed inimitabile, o comunque positivo e straordinario anche se non il top del top.
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Concludendo, c’è poco da fare se non prendere discussioni e punti di vista con il giusto spirito e con un pizzico di saggezza, anche perché resta nella condizione umana la necessità di trovare risposte in contemporanea al porsi nuove domande, oltre al fatto di avere preferenze e di tirare l’acqua al proprio mulino.
La coscienza dell’inestricabile può rendere tutto più godibile; dalla visione più matura di ogni singola partita alla valutazione più ragionata di un fan qualsiasi su di un forum qualsiasi, parlando di status quo. Va anche ricordato, tuttavia, che la ricerca di una discussione moderata e costruttiva deve essere alla base del desiderio di un qualsiasi appassionato di sport, perché se si vuole progredire, in termini di risultati e proprio di consapevolezza, è necessario essere un minimo documentati ma anche molto molto umili e disposti ad imparare, per poi dire la propria senza prevaricare nessuno; solo allora tutto tornerà apprezzabile al massimo e componente chiave di un futuro di sicuro avvenire nei vari campi attigui allo sport in prima persona. Talento o non talento.

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