Il tennis e i giovani: il rischio della pressione

Oggi vorrei condividere con voi un lavoro di ricerca bibliografica che ho svolto durante gli anni dell’università,sul confine fra il sostegno e la pressione genitoriale nel tennis giovanile. Il giovane che sceglie di praticare uno sport, spronato o meno dai propri genitori, merita un sostegno da parte di quest’ultimi. È importante che i genitori siano consapevoli della pressione che possano esercitare sul proprio figlio (consapevolmente o inconsapevolmente), per cui è opportuno che essi, prima di tutto, abbiano la capacità di trasmettere al figlio la condizione essenziale affinché il ragazzo viva lo sport in maniera sana.

I genitori svolgono un importante ruolo nel facilitare il coinvolgimento dei loro figli nello sport giovanile. Da ricerche, i genitori risultano essere i primi responsabili nell’avvio all’impegno dei loro bambini nello sport (Wuerth, Lee, & Alfermann, 2004); inoltre aiutano i giovani a capire e interpretare le loro esperienze sportive e fungono da modelli di comportamento, atteggiamenti e credenze riguardanti lo sport e la competizione (Fredricks & Eccles, 2004). Di conseguenza i padri e le madri possono influenzare sia negativamente che positivamente i propri figli (Partridge, Brustad, & Babkes Stellino, 2008). Le competizioni risultano essere il contesto in cui i genitori possono influenzare fortemente i giovani atleti. Possono offrire feedback immediati verbali e non attraverso i comportamenti che adottano (Fredricks & Eccles, 2004).
Tra i comportamenti positivi dei genitori rientrano: il fornire un sostegno emotivo, le lodi e il mostrare comprensione. Tutto ciò è stato associato ad un’alta motivazione intrinseca e a divertimento dei bambini rispetto allo sport che praticano; aumentando così anche la competenza sportiva e la longevità dell’impegno (Power & Woolger, 1994; Ullrich-French& Smith, 2006; Woolger & Power, 2000). Al contrario, tra i comportamenti considerati negativi e inappropriati troviamo: enfatizzare la vittoria e criticare eccessivamente la performance del ragazzo. Questo può sviluppare nel ragazzo una pressione sulla prestazione, sviluppando quindi “paura del fallimento”, ansia della competizione e riduzione della percezione della competenza sportiva (Bois, Lalanne, & Delforge, 2009; Leff & Hoyle, 1995; Sagar & Lavallee, 2010).

Il sostegno genitoriale nello sport è molto importante per la crescita sana del proprio bambino, ma questo sostegno può trasformarsi in pressione? Quanto è sottile questa linea di demarcazione?
Sì, questo sostegno può tramutarsi in pressione. Attraverso l’analisi dei dati della letteratura internazionale non sono rari i casi in cui un genitore sente di sostenere il proprio figlio durante lo sviluppo, ma in realtà questo in maniera più evidente o meno, si può trasformare in pressione. Il ragazzo avverte i commenti verbali e non verbali (dati anche dall’ambiente “intimo” in cui le partite di tennis si svolgono) e alcuni di questi li può sentire come pressione, come vediamo per esempio dalla ricerca effettuata da Knight, Boden e Holt nel 2010. La linea di demarcazione a volte è molto sottile e viene spesso oltrepassata durante la fase intermedia della carriera tennistica del giovane. Purtroppo, sembra esserci un confine sottile tra la spinta che i genitori attuano sul bambino in modo che possa eccellere, a fare questo in modo sano (Lauer, Gould, Roman & Pierce, 2010). Gli atteggiamenti dei genitori potevano anche essere positivi, ma i bambini sentivano il dovere di compiacerli, molto probabilmente data dalla troppa importanza attribuita al tennis da parte dei genitori. Uno dei comportamenti negativi più evidenti è quando il genitore invade questa linea di demarcazione dal sostegno alla pressione, invadenza che si fa più evidente quando si esprime l’enfatizzazione della vittoria. E’ importante quindi cercare di trasmettere sempre serenità e sostenere il proprio bambino con empatia, per far si che il giovane abbia innanzitutto voglia di giocare e non di vincere.

Quali sono i comportamenti più idonei che il genitore deve adottare nei riguardi del giovane sportivo? E quando li deve mettere in atto?
Non esiste una sorta di “ricetta vincente” del bravo genitore. Si possono comunque dare dei consigli su quali comportamenti possono risultare più adeguati nel contesto del tennis. È importante che il genitore abbia un atteggiamento presente, incentivante ma non opprimente, questo è possibile per esempio effettuando una comunicazione efficace con il proprio bambino, come per esempio non parlare troppo di tennis, non enfatizzare l’importanza della vittoria e utilizzando un linguaggio non-verbale che gli trasmetta tranquillità e serenità. Alcuni genitori, come rilevato nella prima parte della ricerca di Lauer, Gould, Roman e Pierce del 2010, adottavano insieme a tutta la famiglia la regola del non parlare di tennis a tavola, ma di parlare di aspetti esterni allo sport, come la scuola, gli amici ecc. Un atteggiamento molto apprezzato dai ragazzi è stato anche la non troppa concentrazione sulla partita, ad esempio un papà che per metà partita non fa da spettatore ma va al bar non è vissuto dal ragazzo come menefreghista, ma come un genitore non pressante, non attaccato al punto e alla vittoria. I comportamenti incentivanti è opportuno metterli in atto nel momento in cui il proprio bambino effettua un bel vincente evitando esclamazioni di felicità nei momenti degli errori dell’avversario come si è riscontrato dai racconti del ragazzi nel progetto di Knight e collaboratori del 2010.
É essenziale che il bambino capisca che per il genitore la cosa più importante sia che lui si diverta.

Ci sono differenze riguardo la fascia di età?
La fascia di età più colpita dalle pressioni sembra essere quella intermedia (tra i 10 e i 14/15), in cui i comportamenti negativi si sono verificati di più. Diminuita poi successivamente, probabilmente anche dal fatto che il figlio si affida di più al coach.

In conclusione possiamo abbandonare la convinzione che per sviluppare un forte giocatore di tennis si deve essere dei genitori troppo coinvolti. I genitori possono facilitare lo sviluppo di un tennista di successo, senza però compromettere una sana relazione (Lauer, Gould, Roman, & Pierce, 2010).

Dott. A.Baldacci

Riferimenti bibliografici:
Bois, J. E., Lalanne, J., & Delforge, C. (2009). The influence of parenting practices and parental presence on children’s and adolescents’ pre-competitive anxiety. Journal of Sports Science, 27, pp. 995–1005.
Fredricks, J. A., & Eccles, J. S. (2004b). Parental influences on youth involvement in sports. In M. R. Weiss (Ed.), Developmental sport and exercise psychology: A lifespan perspective, pp. 145–164. Morgantown, WV: Fitness Information Technology.
Knight, C. J., Boden, C. M., Holt, N. L. (2010). Junior Tennis Players’ Preferences for Parental Behaviors. Journal of Applied Sport Psychology, 22, pp. 377–391.

Lauer, L., Gould, D., Roman, N., & Pierce, M. (2010). Parental Behaviors that affect junior tennis player development. Psychology of Sport and Exercise, 11, pp. 487-496.
Leff, S. S., & Hoyle, R. H. (1995). Young athletes’ perceptions of parental support and pressure. Journal of Youth and Adolescence, 24, pp. 187–203.
Partridge, J. A., Brustad, R. J., & Babkes Stellino, M. (2008). Social influence in sport. In T. S. Horn (Ed.), Advances in sport psychology, 3rd ed., pp. 269–292. Champaign, IL: Human Kinetics.
Power, T. G., & Woolger, C. (1994). Parenting practices and age-group swimming: a correlational study. Research Quarterly for Sport and Exercise, 65, pp. 59–66.
Sagar, S. S. & Lavallee, D. (2010). The developmental origins of fear of failure in adolescent athletes: Examining parental practices. Psychology of Sport and Exercise, 11, pp. 177–187.
Ullrich-French, S., & Smith, A. L. (2006). Social and motivational predictors of continued youth sport participation. Psychology of Sport and Exercise, 10, pp. 87–95.
Woolger, C.,&Power, T. G. (2000). Parenting and children’s intrinsic motivation in age group swimming. Journal of Applied Developmental Psychology, 21, pp. 596–607.
Wuerth, S., Lee, M. J., & Alfermann, D. (2004). Parental involvement and athletes’ career in youth sport. Psychology of Sport and Exercise, 5, pp. 21–33.

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