La cattiveria che rovina lo sport

La sua risposta, alla mia frase, è stata “Se mia figlia sta giocando con una ladra, deve saperlo!”. Il coraggioso racconto di Isabella Tcherkes Zade. Un episodio gravissimo, emblema di quell'arrogante ferocia da condannare in ogni sua sfaccettatura.

Quello di oggi non è un articolo tradizionale. Non parla dei grandi del tennis, delle personalità più importanti al mondo e nemmeno fornisce analisi tecniche su questo o quell’altro giocatore. Nasce da un episodio di vita quotidiana, avvenuto nel corso del torneo internazionale di Sezze, con montepremi da 15’000 euro, che per la propria gravità merita tanta, se non più attenzione di quanta venga solitamente concessa a notizie di questo genere. A scrivere dell’accaduto è Isabella Tcherkes Zade, giovane tennista parmigiana classe 2000, impegnata lo scorso sabato in un match di qualificazione. 

“Tutto è iniziato sul 4/4 vantaggio mio, con una palla dubbia. Chiedo di poter vedere il segno e noto non con grande sorpresa come nella zona indicata vi sia un segno evidente sulla riga. Chiamiamo il giudice e la mia avversaria ha iniziato a sostenere che io avessi cancellato il segno, quando lei non stava guardando, e che ora ci fosse solo un segno di scarpa. Questo è l’inizio della fine. Da fuori sento una voce, ma non ci presto troppa attenzione. Vinco il set 7/6, vado 2/0 avanti, chiamo una palla nettamente fuori e mi appresto a giocare il punto successivo, quando la madre della mia avversaria, mentre sto per battere, urla a sua figlia <<ma hai visto che la palla era buona? Valla a vedere!>>. A questo punto mi riferisco alla signora, dicendole che stava soltanto disturbando il nostro gioco. La sua risposta, alla mia frase, è stata <<Se mia figlia sta giocando con una ladra, deve saperlo!>>. Andiamo 2/2, mentre la signora si protrae nel darmi della ladra ad ogni colpo contestato, però continuo comunque a giocare. Vado vantaggio mio e servo ad uscire, una palla molto vicina. Chiedo di poterla vedere e, mentre sto andando, sento <<Attenta a non calpestare il segno>>, frase seguita da una risata. Quando il giudice si avvicina chiedo per l’ennesima volta di allontanare la madre dal circolo o almeno dal campo, perché questo è un vero e proprio insulto al “fair play”. Il giudice dice di non averne facoltà. Ditemi se sbaglio, ma credo che se una persona (tra l’altro una madre) insulti e prenda per i fondelli con battutine insulse una ragazza di 18 anni, questa sia da radiare. Ciliegina sulla torta, al termine della partita è riuscita anche a darmi uno spintone e a dirmene di belle e di brutte ed io, cedendo alla sua provocazione, le ho risposto di non permettersi di toccarmi. La scena è degenerata quando lei ha iniziato a dire in giro che io l’avessi picchiata, ma fortunatamente tutti i soci partecipi dell’accaduto erano presenti anche alla partita, e sono riusciti a smentire le dicerie della scellerata. Non sto a scrivere tutte le male parole che mi ha affibbiato la signora dall’inizio della partita a poco dopo che finisse. Volevo condividere con voi questa storia per cercare di mandare un messaggio, ahimè negativo, al mondo del tennis: questo sport si sta trasformando e ciò che è accaduto oggi mi fa piangere il cuore. Ovviamente vincere è importante, ma la prima cosa che cerco di fare è di divertirmi in campo. Oserei dire che sia osceno vedere fino a che punto si spingano le persone pur di avere successo, ed è ancora più osceno vedere una madre che si comporta così davanti a sua figlia. Ma ahimè l’educazione non è da tutti”. 

Premesso che sia ancora da verificare la totale veridicità dei fatti, non essendo stato io personalmente presente, rimango allibito di fronte a simili racconti. La cultura dello sport dovrebbe essere insegnata prima di un dritto ed un rovescio. L’ennesimo caso in cui un genitore, fanatico e completamente estraneo alle regole che esistono su un campo da tennis, si assurge a fattore decisivo all’interno di un match agonistico, serve da monito per tutti quelli che, tra di voi, intraprendono, direttamente o attraverso i figli, una carriera sportiva. Combattiamo il fanatismo esasperato, cieco ed ignorante, il becero tifo scorretto e opportunista utilizzato come arma per scavalcare gli altri. Si ricordano spesso, con toni aspri, comportamenti scorretti tenuti da nomi di rilievo e dal loro staff. Per eliminare questi, esposti alla gogna mediatica, occorre partire dalla base, non permettendo a nessuno di poter liberamente sfogare la propria rabbia e frustrazione sulle spalle di una ragazza di diciott’anni che ha, come sola colpa, quella di giocare contro la figlia della persona sbagliata. 

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