La lista di Murray

Perché la nostra mente ha bisogno di categorizzare tutto? La lista di Andy Murray, ci insegna che tutti noi, pur avendo bene a mente determinati must, abbiamo bisogno di appuntarli in una lista

Quello che ci insegna la lista di Murray, ritrovata da un fan durante il torneo di Rotterdam, è che tutti noi abbiamo bisogno di slogan motivazionali. Ma perché la nostra mente ha bisogno di categorizzare tutto?
Micheal Lamb professore di psicologia all’Università di Cambridge afferma che ci sia proprio una scienza dietro il nostro amore per le liste. “Aiutano a concentrarci. E’ un modo per organizzare i pensieri e classificarli in ordine di importanza. Il suo essere sintetica è cruciale, principalmente perché la scrivi per te stesso”.

murray's list - tennis circus
In un recente articolo apparso sul blog del Wall Street Journal – e ripreso poi dal Corriere della Sera – il consulente aziendale ed esperto di leadership Peter Bregman propone, al fine di aumentare la produttività, di compilare non solo una lista di cose da fare, ma soprattutto, una lista di cose da non fare.
Secondo Bregman, infatti, il miglior modo per organizzare al meglio la gestione del proprio tempo consiste nello stilare due liste opposte e complementari.
La prima (la lista delle cose da fare) rappresenterà la parte selvaggia, creativa, produttiva e libera della nostra mente, che ci spinge a progredire. La seconda lista (quella delle cose da non fare), invece, darà voce alla parte più responsabile, coscienziosa di noi e ci aiuterà ad evitare perdite di tempo e a non sprecare energie in attività che sviano dall’obbiettivo prefissato.

Umberto Eco invece ha un approccio differente. “Ci piacciono le liste perché non vogliamo morire. Le liste non distruggono la cultura ma la creano”, ha spiegato recentemente ad un giornale tedesco. “Si trovano liste dovunque nella storia della cultura, c’è una varietà esorbitante: dalle liste di santi , armi, piante mediche, liste di tesori o di titoli di libri. Anche i miei romanzi sono pieni di liste”.

Nel 1979 all’Università di Harvard è stato chiesto agli studenti se avessero dei piani precisi per il futuro, se avessero degli obbiettivi e come raggiungerli. Dieci anni più tardi lo stesso gruppo fu intervistato di nuovo. Il 13% della classe che aveva detto di avere degli obbiettivi, ma che non li aveva scritti, stava guadagnando il doppio di coloro (l’84%) che non aveva obbiettivi.

Il 3%, coloro che avevano anche specificato gli obbiettivi, stavano guadagnando 10 volte di più del resto della classe.
Al di là dell’aspetto del denaro, la lista sembra che faciliti le nostre menti ad essere occupate e a non divagare, le informazioni sono meglio organizzate e sono più facilmente comprensibili. Dal tennis agli altri ambiti della vita quotidiana le liste ci rendono migliori .

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