Quando il tifoso supera i limiti del buon senso

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Gli atleti rappresentano spesso icone da seguire, idoli da venerare, personaggi con i quali sognare. L’incantesimo però si può rompere di fronte a qualche sconfitta di troppo, a qualche scelta non condivisa dai propri tifosi. Perchè non sempre l’appassionato pensa che dietro il mito invincibile c’è un uomo normale, con le proprie debolezze.

E nell’era dei social network tutto diventa palpabile.

di Lorenza Paolucci

I social network sono diventati da tempo una specie di cassa di risonanza dove si rincorrono le voci della società, le critiche del pubblico ed anche i mugugni dei tifosi di ogni sport.  Il tennis, anche se non ha la visibilità del calcio, non è certo dispensato dalle intemperanze degli appassionati, soprattutto non ne sono dispensati i tennisti, spesso esaltati quanto criticati dai propri tifosi. Gli atleti con la racchetta poi, a differenza dei calciatori, sono gli unici artefici del proprio destino, un destino che secondo una fetta di tifosi dovrebbe essere con loro condiviso.
L’appassionato è di solito soggetto dotato di animo fragile, sensibile alle vittorie,  quanto alle sconfitte del proprio tanto amato beniamino. Spesso però questa sensibilità si spinge troppo oltre, superando quella linea fondamentale che divide il personaggio pubblico dall’ammiratore. Quando questo avviene la critica non è più limitata alle perfomance in campo ma si spinge oltre, sfonciando in giudizi volti a colpire anche la sfera privata e che possono spesso risultare pesanti ed offensivi.
Ma se un tempo tutto ciò restava radicato nelle chiacchiere da bar, ora, con l’avvento dei social network, tali lamentele arrivano dritte alle orecchie dei diretti interessati, costretti a farsi scivolare addosso non più solo consigli tecnici su come sia meglio preparare una partita ma anche su quali siano le scelte migliori da fare nella vita sentimentale.
Il caso più eclatante degli ultimi tempi, per quanto riguarda il mondo del tennis, ha visto come protagonista Roger Federer, non certo uno che divide le platee. Lo svizzero, a fine aprile, aveva  annunciato di dover saltare un torneo tra Madrid, Roma e Parigi, dato che la moglie Mirka nei primi di maggio avrebbe dato alla luce il loro terzo e quarto figlio. Sulla rete gli appassionati, già dotati di biglietti e pronti a vedere all’opera Re Roger, non hanno gradito il forfait dell’ex n.1 del mondo e si sono scatenati in commenti non molto carini,  per nulla comprensivi nemmeno di fronte al più dolce degli eventi. Purtroppo per loro però,  e per fortuna per noi, Roger è speciale come tennista, quanto normale come uomo:  “la nascita di un figlio e più importante di un torneo di tennis“, questa la risposta del Divino a liquidare la stupidità di certe accuse. Stessa sorte è toccata (e sta toccando) a Novak Djokovic, smarritosi dopo le nozze con la fidanzata storica Jelena Ristic e già si pensa a quali possano essere le conseguenze dopo la ormai imminente paternità. Il serbo come Federer è stato chiaro: di fronte alla nascita dell’erede, “il tennis non sarà più la priorità”, e come dargli torto.
Questo triste fenomeno ha toccato e non poco, anche i tennisti di casa nostra, in particolare Fabio Fognini e Flavia Pennetta. Il ligure, poco amato da una parte del pubblico italiano, deve addossarsi sistematicamente le colpe anche per le sconfitte della sua attuale fidanzata, questo a detta di una nutrita compagine di tifosi che a quando pare poco gradiscono la relazione tra i due. Flavia dal canto suo è personaggio che piace a tutti ma la “cattiva” fama che accompagna Fognini la pone di fronte a giudizi, spesso irripetibili, relativa alla love story con il collega. Sappiamo però quanto la brindisina sia brava ad ignorare qualsiasi tipo di critica, anche la più scomoda, senza mai cadere nella polemica.
I casi sopra elencati sono diversi tra di loro ma hanno un comune denominatore: l’intemperanza del tifoso che spesso supera i limiti del buon senso.
Essere tifosi intelligenti significa capire che prima del campione, o della campionessa, che tanto ci appassiona, c’è l’uomo o la donna.

E per essere tifosi intelligenti bisogna essere prima uomini e poi appassionati, e non cadere in tali mediocrità.

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