Racconti dal futuro: Wimbledon incorona il suo Re, è Sascha Zverev

Ho fatto un viaggio nel tempo per scoprire chi saranno i nuovi campioni del mondo del tennis. Mi sono ritrovato improvvisamente a Londra nel luglio del 2022 ad assistere alla 132esima edizione del torneo più prestigioso in assoluto. Tra sorprese, conferme e delusioni ho vissuto uno degli eventi più emozionanti della Storia, ve lo racconto qui da cronista senza lasciar da parte alcun dettaglio. Pronti a conoscere il futuro?

Nessuna sorpresa sotto il cielo plumbeo di Londra, il re dell’erba è ancora una volta Sascha Zverev che ha chiuso in quattro set, secondo programma, un torneo dominato sin dal primo turno, perdendo in totale soltanto due set, e confermandosi padrone di casa per il secondo anno consecutivo. Un plauso sincero e convinto va comunque fatto al suo avversario, il 31enne combattivo Raonic che ha dato filo da torcere al tedesco fino secondo set, pareggiando il conto con un tie-break vinto di “forza”, per poi cedere di schianto, complice anche la lunghissima semifinale di oltre 3 ore di due giorni prima. Peccato tutto sommato per Milos che, seppur non potendo far nulla di meglio, ha gettato al vento la quarta possibilità in carriera di portarsi finalmente a casa uno Slam, confermandosi, semmai ce ne fosse stato bisogno, tennista da Top 10 ma incapace di compiere il definitivo salto di qualità. Il cambio di Coach di inizio stagione, ossia l’arrivo del lussemburghese Gilles Muller al posto di Boris Becker, era sembrato da subito azzecato, la vittoria a Miami ad inizio anno e la buona stagione sull’erba culminata con la finale di Halle di qualche settimana fa, avevano rappresentato per molti il perfetto trampolino di lancio verso Wimbledon, il torneo sul quale Raonic aveva fortemente puntato, la realtà per lui però ha raccontanto un finale diverso da quello previsto.

Ottimo torneo per Raonic
Ottimo torneo per Raonic

Assolutamente vincente è invece l’accoppiata Zverev-Federer, l’arrivo dello Svizzero fortemente voluto da Sascha, che si aggiunge al già presente Misha, ha consentito al campione tedesco di ottenere risultati e vittorie importanti con la giusta continuità, attraverso una programmazione mirata della stagione, senza sentire l’obbligo di dover partecipare ad ogni torneo del circuito. A partire dal Master di Doha dell’anno precedente, di fatto il primo torneo in cui Roger è comparso per la prima volta nell’angolo di Zverev, al Master di Indians Wells agli Australian Open fino ad Eastbourne, la mano del campione svizzero sul gioco di Zverev si è vista in modo sempre più lampante. La calma con la quale Alexander oggi affronta i piccoli momenti di difficoltà, gli spostamenti veloci in campo con i piedi sempre molto vicini alla riga di fondo uniti ad un servizio potente e ben lavorato, che per Zverev è stato sin dall’inizio della sua carriera uno dei principali punti di forza, costituiscono il fondamento del gioco di Sascha che lascia poco spazio all’iniziativa degli avversari, incapaci di trovare punti deboli. Semmai si volesse guardare il pelo nell’uovo forse l’unica pecca mostrata da Alexander è una evidente difficoltà a rispondere in modo aggressivo alle prime di servizio degli avversari più potenti, non a caso fattore che, rileggendo l’intero torneo, ha fatto perdere a Zverev gli unici due set (il primo contro Khachanov ai quarti, il secondo proprio contro Raonic in finale), un aspetto sul quale il Maestro svizzero dovrà lavorare sicuramente in vista dei prossimi impegni, gli Us Open soprattutto.

Federer e Zverev durante una sessione di allenamento
Federer e Zverev durante una sessione di allenamento

A proposito della collaborazione con Federer, bellissime la parole che Sascha a dedicato al suo coach durante la premiazione. La regola che più o meno tutti i vincitori seguono prevede che il tennista ringrazi innanzitutto i tifosi, l’intero staff e gli sponsor, Zverev ha voluto cambiare parzialmente questa abitudine approfittando dell’occasione per soffermarsi innanzitutto sul ruolo fondamentale dello Svizzero, recordman del torneo con 9 trionfi in carriera. Queste le sue parole che hanno fortemente colpito non solo lo stesso Roger ma l’intero pubblico che ha tributato un lungo applauso alla conclusione del discorso:

“Per me è stato un enorme piacere vederti accettare la mia offerta di collaborazione, un onore seguire i tuoi utili e preziosi consigli, un sogno vederti seduto nel mio angolo esultare ad ogni mia vittoria in queste due settimane. Durante la mia infanzia il tuo poster in camera ha rappresentato per me un obiettivo, quello di poter un giorno riuscire a vincere sui campi di gioco in cui tu hai dominato. Oggi l’ho fatto sull’erba di casa tua, non posso che sentirmi un privilegiato. Grazie”

Con la vittoria ottenuta a Londra, Zverev si riappropria del N°1 del Ranking, sorpassando l’Austriaco Dominic Thiem, dominatore della terra rossa, che a Wimbledon ha profondamente deluso giocando un torneo molto al di sotto delle sue potenzialità, uscendo in maniera imprevista al secondo turno contro il 18enne polacco Martyn Pawelski. Si fa fatica a capire appieno come Dominic intenda oggi indirizzare la sua carriera, probabilmente arrivato all’apice delle sue potenzialità e capacità, non si comprende la scelta di affidarsi allo spagnolo David Ferrer, ottimo Coach per definire una vincente strategia sulla terra rossa (come confermano le brillanti vittorie a Barcellona, Roma e Parigi dove Dominic ha conquistato tre titoli) ma non esattamente il massimo sugli altri terreni di gioco. Un segnale chiaro lo si era avuto ad Halle dove, nella sconfitta pesante contro il canadese Shapovalov, il gioco dell’austriaco era parso inefficace soprattutto perché troppo distante dalla linea di fondo campo. Qui a Wimbledon lo schema di gioco si è inevitabilmente ripetuto e il finale era praticamente già scritto, riteniamo che per Thiem un piccolo periodo di stop per riordinare le idee sia in questo momento assolutamente necessario.

Torneo deludente per l'attuale N°2 del Ranking
Torneo deludente per l’attuale N°2 del Ranking

Dando un’occhiata alle due settimane, doveroso sottolineare l’ottimo torneo dei due semifinalisti a partire dal francese Pouille che, grazie ai preziosi consigli del connazionale Gasquet, ha trovato quella continuità di gioco e di risultati che gli mancava ad inizio carriera. Il match contro Raonic, perso al quinto, è stata probabilmente la partita più emozionante del torneo, tra scambi incredibili ed un risultato in bilico fino alla fine. La classifica premierà il francese che salirà al N°5 del Ranking, grazie ai punti conquistati inoltre, salgono notevolmente le sue possibilità di partecipare al Master di fine anno a Milano. Dall’altra parte plausi sinceri per il 24enne Denis Shapovalov, il N°3 del mondo ha probabilmente avuto il percorso più difficile di tutti trovandosi già all’esordio il veterano Dimitrov. La sconfitta contro Zverev sarà difficile da digerire ma è stata frutto anche di un piccolo infortunio alla caviglia che Denis aveva subito nel turno precedente contro Nadal e che ha limitato molto il canadese in semifinale; da sottolineare la stoicità di Shapovalov capace di rimanere in campo fino al termine, regalandosi un lungo e convinto applauso da parte del pubblico.

Chi si attendeva l’esplosione di un tennista della NextGen è rimasto parzialmente deluso, gli occhi di tutti erano puntati su Cesar Bouchelaghem, il ragazzo prodigio indicato in passato da Agassi come futuro N°1 del tennis mondiale. Il carico di tensione ed il fatto di trovarsi dinanzi Novak Djokovic hanno probabilmente giocato un brutto scherzo al 18enne francese che di fatto non è mai sceso in campo. Ottime invece le prestazioni del già citato polacco Martyn Pawelski e soprattutto dell’italiano Jacopo Bilardo, entrambi usciti agli ottavi del torneo: se per Martyn l’ostacolo Thiem ha rappresentato uno scoglio importante affrontato con la giusta sfrontatezza e intelligenza tattica, per Bilardo, sconfitto da Pouille, l’esame superato contro Kyrgios è stato da autentico campione, complice certamente la scuola e gli insegnamenti di Roberta Vinci che ha visto crescere notevolmente il suo allievo negli ultimi 6 mesi.

A proposito di Nick Kyrgios spiace ancora una volta sottolineare la sua continua trasformazione in Gael Monfils, le giocate spettacolari, gli incredibili riflessi ed i recuperi miracolosi si alternano purtroppo ad un carattere molto difficile da gestire. La sceneggiata nel match contro Bilardo per una palla chiamata Out, tra l’altro su un punto non decisivo ai fini del match, è stata molto fischiata dal pubblico inglese ed ha probabilmente portato l’australiano fuori dalla partita, agevolando la vittoria dell’italiano. Peccato, sin dall’inizio di carriera ci si attendeva molto da Kyrgios, indicato da tutti come un potenziale futuro N°1 in competizione con Zverev, Shapovalov e Thiem, la sua attitudine ed i litigi continui con i Coach che hanno provato ad indirizzare il suo talento hanno però portato l’australiano a vivere una carriera con pochissimi alti e molti bassi dove l’affermazione al Master nel 2018 rimane l’unico grande successo.

Quale futuro per Nick?
Quale futuro per Nick?

Inevitabile e doveroso, in conclusione di questo resoconto, un riferimento a due veterani che hanno offerto un’incredibile spettacolo durante il loro torneo riempendo gli spalti sin dal primo turno. Stiamo parlando di Rafa Nadal e Novak Djokovic che si sono spinti, contro ogni possibile pronostico, fino ai quarti dove sono stati superati rispettivamente dai più giovani Shapovalov e Pouille; l’aspetto principale da sottolineare è l’affetto che il pubblico ha mostrato ad entrambi i campioni anche durante gli allenamenti pre-match, un calore di gran lunga superiore a quello riservato alle attuali stelle del tennis mondiale, segno di un legame molto forte con due vincitori del torneo di qualche anno fa. Diverse le parole dei due in conferenza dopo le loro sconfitte, un sorridente Rafa ha fatto capire che continuerà a provarci e a regalarsi un altro scorcio di carriera programmando al meglio i suoi impegni insieme al fidato e storico coach Carlos Moya, il serbo invece ha stupito tutti con un fuori programma assolutamente inaspettato.

Grazie ad una sorta di deroga che gli organizzatori hanno fatto al ferreo regolamento di Wimbledon, Novak, prima di rientrare negli spogliatoi dopo il match contro Zverev, si è fermato in campo e microfono in mano ha parlato cosi al pubblico presente:

Difficile trovare le parole giuste in queste occasioni, avevo l’abitudine di rivolgermi a voi per ringraziarvi durante le premiazioni che mi hanno visto protagonista nelle edizioni di qualche anno fa. Stavolta è diverso, stavolta i ringraziamenti sono definitivi, quello che ho vissuto oggi è infatti l’ultimo match della mia carriera qui a Wimbledon, un torneo che mi ha regalato sempre grandissime soddisfazioni ed emozioni. Dopo molti anni vissuti al massimo il mio corpo chiede tregua è pertanto giusto che io gli dia ascolto dopo avergli chiesto sempre il massimo. Il mio non è però un addio ma un arrivederci, se vorrete potrete rivedermi qui in vesti diverse e in mezzo a voi dove già siedono campioni che hanno scritto la storia di questo torneo. Buona vita a tutti voi!”

Nole qualche istanta prima dell'annuncio del ritiro
Nole qualche istante prima dell’annuncio del ritiro

La standing ovation lunghissima del pubblico (tra questi in piedi anche il rivale del passato Roger Federer) ha profondamente commosso il serbo che non ha saputo trattenere le lacrime dinanzi ad un affetto cosi sincero. Dopo i ritiri di Andy Murray e Roger Federer nel 2019, Rafa Nadal rimane dunque l’ultimo baluardo dei mitici Fab Four, una generazione di autentici fenomeni che tanto hanno regalato al mondo del Tennis.

La nuova top Ten:

  1. 1.Sascha Zverev
  2. 2.Dominic Thiem
  3. 3.Denis Shapovalov
  4. 4.Karen Khachanov
  5. 5.Lucas Pouille
  6. 6.Milos Raonic
  7. 7.Nick Kyrgios
  8. 8.Andrej Rublev
  9. 9.Rafa Nadal
  10. 10.Frances Tiafoe
0 comments
    1. In generale.. mi ricordo articoli sulla fine del Fedal e che nel 2017 saremmo stati a qualche slam per nishikori cilic e questa generazione qui 🙂 nn era certo riferito a te (ho letto cmq tutto l articolo e sei stato super dettagliato) ma una considerazione generale. Cmq l ho trovato divertente 😀 sarebbe bellissimo ri linkarlo fra 5 anni e vedere se qualcosa si avvera

  1. Andrea Aringhieri Ho proprio paura che questo articolo dica qualcosa che si avvicina molto al vero… Certo che fa davvero strano pensare che tra nemmeno 5 anni le epiche battaglie tra Rafa e Roger non ci saranno più…

    1. È anche traumatico pensare che tra 5 anni non solo mancheranno i Nadal-Federer, ma anche che l’80% dei giocatori di adesso si saranno ritirati o quasi (penso ai vari Wawrinka, Djokovic, Murray, Del Potro, Cilic)

    2. Che belli (…e un pò emozionanti…) i vostri commenti! Eh già, non ci saranno e ci appassioneremo ad altri campioni che speriamo siano in grado di regalarci battaglie di valore!

    3. Mah è una speranza che forse rimarrà un poco disattesa, almeno nei primi anni, perché il vuoto che sarà lasciato non è di quelli che facilmente passano. Nel calcio siamo passati da Maradona e Falcao a Baggio e Romario, poi Ronaldo e Zidane, Ronaldinho e Henry, Messi e Cristiano Ronaldo. Nel tennis finora forse ci è andata bene in questa turnover di campioni, ma dopo Nadal e Federer non penso che sarà facile superare il salto psicologico

  2. Boh…Io penso e sinceramente mi auguro che magari anche prima del ’22 la next generation riesca a vincere quella coppa. Però tra quella next generation vincente su quei prati che dicevo vedo decisamente più Dominic Thiem e (se mette il capoccione a posto) Nick Kyrgios.

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