Sascha Zverev, campione di carattere

Il giovane tedesco ieri a Montréal ha vinto il suo secondo Master 1000 in carriera, dopo essere stato ad un passo dalla sconfitta all'esordio contro Richard Gasquet, non aveva annullato 4 match-point.

Ci eravamo lasciati con Anderson che si incoraggiava dal primo punto della finale di Washington e ci ritroviamo, una settimana dopo, con Sascha Zverev intento a fare la stessa cosa nella finale di Montreal. Il ruolo si inverte perché questa volta è il tedesco a essere sfavorito. Non potrebbe essere altrimenti visto che dall’altra parte della rete vi è sua maestà Roger Federer.

Questa volta, però, il re pare essere sceso dal letto con addosso un abito diverso dal solito. Anzi, a dirla tutta, ha questo atteggiamento dall’inizio della settimana. Il look un po’ trasandato, barba incolta, movenze remissive, lasciano pensare a qualcosa di sospetto, per cui stare in guardia o magari rimanerne impietriti. Sascha non ci casca. Lo zar di Amburgo è glaciale sin dal primo punto. Muove Federer con i suoi colpi e appena può, si gira a guardare con forza il suo angolo, dove sono seduti, l’uno affianco all’altro, il papà e Ferrero, che nasconde la tensione sotto gli occhiali da sole.

Durante la finale, Zverev tiene sempre il comando del gioco e non importa se lo svizzero prova a tornare in partita con qualche variazione o un colpo dei suoi, perché Sascha rimanda tutto al mittente. L’atteggiamento del tedesco, però, non ha solo questo lato cinico. Nel momento in cui ha la certezza che l’ultimo colpo di Federer sarebbe terminato fuori, si lancia in un sorriso sincero e emozionato, accompagnato dalle braccia verso il cielo in segno di vittoria. Poco importa a Sascha in questo momento se Federer avesse riscontrato qualche problema fisico nel corso del match: Alex lo ringrazia durante la premiazione e alza al cielo il secondo trofeo in altrettante settimane.

Si chiude un altro bell’episodio dell’estate di Sascha, ma, come ogni serie che si rispetti, oltre al “come è stato”, c’è anche il “come sarebbe potuto essere”, il cosiddetto finale alternativo. A Washington abbiamo assistito alle gesta di Jordan Thompson, mentre qui in Canada il protagonista ha voluto essere Richard Gasquet, che nella afosa notte italiana del 9 agosto, non ha sfruttato ben 4 match point nella partita contro Zverev. Se l’avesse fatto, sarebbe cambiato tutto, non avremmo avuto le comode vittorie su Kyrgios, Anderson e il beniamino di casa Shapovalov e non avremmo avuto questo finale.

Destino ha voluto che ciò non sia accaduto, anzi, c’è di più: da oggi Sascha è numero 7 del ranking ATP a quota 4470 punti, numero 3 della Race to London a 4175 punti e, come se fosse necessaria la conferma, ora è anche aritmeticamente qualificato per le Finals di Milano. Per il giovane tedesco, però, non c’è tempo per riposarsi: da domani, si vola a Cincinnati per il prossimo Masters 1000, con la voglia di vincere, stupire e, se possibile, risparmiare ai propri tifosi degli esordi da film.

Di Alessandro Leva (Alexander Zverev Italia)

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