Tutti quelli che l’hanno disprezzato oggi ne cantano le false lodi

Complimenti gratuiti, elogi incondizionati, sottolineature inappropriate della grandezza di un giocatore dotato delle qualità che il popolo adora: spirito di sacrificio, umiltà e dedizione. Quale miglior retorica per accaparrarsi il consenso gratuito della platea di lettori.

Immagino questa scena sia capitata ad ognuno di voi, almeno una volta nella vita. Siete a casa, seduti sul divano o intenti a consumare la vostra cena ed al telegiornale passa la notizia di un anziano scomparso in circostanze drammatiche. La giornalista presente sul luogo dell’accaduto interroga i vicini con qualche frase di circostanza e loro, uniti clericalmente in coro, pronunciano come un mantra parole prestampate.

“Era un uomo per bene, salutava sempre”.

Ecco, ciò che è accaduto oggi alla stampa, dopo l’annuncio del ritiro di Andy Murray dal mondo del tennis, può essere agilmente paragonato a questo, con i dovuti aggiustamenti del caso. Si sprecano fiumi di inchiostro su quanto, il baronetto scozzese, fosse “un uomo dal cuore buono capace di superare gli alieni del tennis”, una sorta di entità benevola che, per lunghi anni, ha saputo scaldare l’animo degli appassionati grazie alla propria raggiante personalità. Soltanto messaggi d’amore, conditi da melensi aggettivi che mai, durante la carriera di Andy, si sono visti associati al suo nome. Complimenti gratuiti, elogi incondizionati, sottolineature inappropriate della grandezza di un giocatore dotato delle qualità che il popolo adora: spirito di sacrificio, umiltà e dedizione. Quale miglior retorica per accaparrarsi il consenso gratuito della platea di lettori, se non sezionare l’argomento trattato in due, contrapponendo la parte meritevole di lodi, per la prima ed ultima volta nella storia della letteratura tennistica rappresentata da Murray, a quella sadica e malvagia, incarnata alla perfezione dal trio che gli si contrappone. Lo sapete anche voi. Dividere in buono e cattivo, a seconda delle circostanze, è il miglior modo per toccare celermente la sfera emotiva delle persone e sradicare da essa un plauso trionfante. Non dico che la scena della conferenza stampa di Murray non abbia sortito in me alcun effetto, anzi è chiaro che assistere in diretta alla sofferenza ed alle lacrime di un uomo, ancor prima che un plurivincitore Slam, sia sempre particolarmente struggente. Questa mattina ho provato grande empatia per il britannico, ed il tono dell’articolo sarebbe forse stato differente se non avessi successivamente letto le miriadi di frasi ipocrite a cui nessuno crede, benché meno coloro che le hanno scritte. Andy Murray, nel panorama italiano, è stato un giocatore costantemente disdegnato, verso il quale il numero di persone che nei suoi confronti mostravano simpatia, oggi riscopertesi essere qualche decina di milioni, potevano contarsi sulle dita di una mano. Ricordo soltanto pochi episodi che videro l’italica truppa spingere con il proprio tifo le membra inglesi. Fu in occasione di un paio di finali dove Murray affrontò Djokovic, e la sola ragione per la quale ciò avvenne è da ricercare nella paura della curva svizzero-iberica che il muro serbo, all’epoca dei fatti dominatore incontrastato delle classifiche, potesse superare i numeri dei loro prediletti. Oggi nessuno accenna alle interpretazioni teatrali che facevano sembrare il muscoloso scozzese una scialba ed impotente carcassa perpetuamente afflitta da dolori lancinanti ed infortuni di ogni genere. Nessuno accenna al servizio scomposto, con quel tuffo in avanti nel finale di movimento che lo rese vittima di innumerevoli sfottò e confronti impietosi con l’eleganza perennemente esibita dal Vate Federer. Nessuno accenna a quella tattica di gioco più volte risultata attraente e interessante quanto un’omelia turca pronunciata con enfasi mortuaria da un muezzin di campagna. Oggi si parla di tattica sublime, colpi irripetibili, spettacoli pirotecnici da lui e da lui soltanto prodotti in serie. Si parla di amore, sofferenza, bontà. Volendo a tutti costi, per redimere il peccato di averlo precedentemente criticato pulendosi così la coscienza da un senso di colpa misero, ma pur sempre presente, oggi si dipinge Murray come un soggetto che non è mai stato. Ciò che di lui mancherà davvero, invece, sarà l’indifferenza totale verso quel comune desiderio, divenuto ormai brama velenosa, di voler per forza piacere a tutti. Se Andy ha avuto un vero talento, una vera peculiarità per la quale merita di essere ricordato, è l’alienazione dal buonismo dilagante che assoggetta il circuito da più di un decennio. Murray è stato così. Irritante, teatrale e spesso sgradevole, ma non ha mai fatto nulla per nascondere, o ancor peggio mutare con la forza, la propria personalità. Per questo merita di essere omaggiato.

Lascia le scene il giocatore più sincero che abbia calcato i campi da tennis nell’epoca tennistica che stiamo vivendo, ed è forse la sincerità, ancor più delle vittorie, ad averlo reso un uomo meritevole di tale e sentito ricordo.

19 comments
  1. Se un giocatore è stato criticato (anche eccessivamente), questo non vuol dire che le persone non possano riconoscere i miracoli che ha fatto in un’epoca con tre alieni. Allo stesso modo ci si può dispiacere nel vedere un professionista perdere tutto quello per cui ha lottato e piangere come un bambino. Non tutto è a senso unico e se oggi molti lo hanno lodato non ha nulla a che fare con le critiche del passato. Era un campione e tale rimane.

  2. Semmai il pathos di questo addio è stato eccessivo e fastidioso.. Per una volta non è tutta colpa dei media. Molti ne sono annoiati, ma a me piace il suo stile di gioco. Fino all’altro giorno avrei visto più volentieri lui a Brisbane che la partita di Djokovic a Doha che davano in chiaro. Per il resto non è colpa di nessuno se tutto ha un inizio e una fine. I media hanno correttamente messo in evidenza 2 aspetti:è l’unico che è riuscito a spezzare il monopolio degli alieni e lo sforzo di diventare n. 1 in queste condizioni lo ha debilitato prima del tempo. Nulla da aggiungere

  3. Questo articolo dice solo una grande, immensa verità. Fosse stato italiano lo avremmo osannato più di un santo. Quante volte ho letto considerazioni del tipo: “il peggior numero uno di sempre”. Ma chi Andy??? Tennista sontuoso, sfortunato a nascere nella stessa epoca dei tre alieni. Tutto qui.

  4. A me non è mai piaciuto. Non ne tesso le lodi ma ne riconosco il valore. Un grande campione, sfortunato per l’era io cui ha giocato, ancor di più, per aver smesso in un’età in cui si sarebbe potuto togliere ancora delle soddisfazioni.

  5. Il suo gioco troppo difensivo e massacrante ha contribuito a rovinare il suo problema cronico alle anche, probabilmente avrebbe dovuto operarsi 10 anni fa per continuare la carriera tennistica, deve pensare alla sua salute per non ritrovarsi invalido ancora

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