Un giorno a Montecarlo

UN GIORNO A MONTECARLO
Una giornata di Aprile di sole e di tennis

Una giornata di Aprile di sole e di tennis.

Martedi 15 aprile 2014 il giorno prefissato da più di due mesi per l’annuale consueta giornata all’ MCCC – Monte Carlo Country Club per il Rolex Masters.

La giornata inizia alle 4.55 del mattino quando la sveglia mi dice che nonostante la levataccia e il buio che non mi dà una garanzia di bel tempo, questa sarà una bella giornata.

Bella comunque, anche se piovesse tutto il giorno come qualche anno fa, quando a Montecarlo era un continuo coprire e scoprire il campo a causa della pioggia torrenziale e io e mio figlio, il primo tennista di casa, sugli spalti ad aspettare che spiovesse sotto a un ombrellino pieghevole. O come quell’altra volta in cui ci siamo scottati le spalle con un sole caldo inframezzato a nuvoloni neri e vento tagliente.

La luce dell’alba che appare come un filo all’orizzonte però fa ben sperare. Il ritrovo è alle sei e un quarto al nostro Club di tennis, dove ci aspetta il pullman che ci condurrà verso una giornata– full immersion coi nostri beniamini di sempre, dove potremo dare libero sfogo ad una passione vista un po’ come eccesso da chi non mastica tennis.

Alle 10 siamo a Montecarlo e mentre scendiamo col pullman aggirando  tornanti strettissimi a strapiombo sul mare vediamo da lontano il maxi-schermo con Seppi che fa il warm-up sul centrale. Dopo quasi un’ora e discussioni coi gendarmi che permettono la discesa dal pullman solo una volta al  parcheggio, riusciamo a scendere e a respirare un po’ di aria di mare. C’è quasi un chilometro al Country Club ma ci avviamo di passo, attraverso la vista di vari ristoranti e Grand Hotel di cui ci chiediamo il prezzo. All’ingresso c’è il solito controllo borse e ci danno il programma di giornata. Ci fiondiamo sulla Court des Princes per prendere possesso dei posti. Aspettiamo alla porta il cambio campo. Giocano Simon, tennista di casa, contro il russo Gabashvili n. 58 del mondo che ho comunque visto giocare molto bene ultimamente. Posti buoni, dietro alla sedia dell’arbitro e alle panchine rigorosamente griffate “faconnable”. Simon mi sorprende. L’avevo sempre considerato un buon giocatore dal punto di vista della continuità, ma oggi da bordo campo riesco ad apprezzarne anche la velocità di palla. Il match è molto combattuto e sia Gabashvili con la sua possenza fisica, sia l’elastico Simon  si spingono spesso al limite per portare l’avversario all’errore. Ma mentre la partita volge al terzo set mi viene in mente che sui campi di allenamento potrei vedere l’allenamento di Nadal se non addirittura di Roger e allora abbandono la Court des Princes e salgo, anche se non troppo in fiducia visto che ormai è quasi mezzogiorno, alla ricerca di Rafa.

Lungo la scalinata alcuni ragazzi aspettano la star di turno per gli autografi dietro alle transenne controllate da body guards. Nell’ombra vedo una maglia arancione ma non capisco di chi si tratti. Proseguo. Gazebo col caffè e altri con con le crèpes, il piazzale sopra al centrale con gli stand dei vari marchi tennistici con tanto di racchette giganti per le foto. Dal centrale, di cui si vede la tribuna sul mare pienissima si sente esultare. E’ la vittoria di Seppi. “Bravo Andreas!”dice il mio orgoglio italiano. “Finalmente un primo turno!” sento commentare più in là. Vicino ai campi di allenamento c’è molta gente seduta sulle scale o appoggiata ai muretti. Mi avvicino ma non riesco a vedere niente. Finalmente qualcuno se ne va e in lontananza vedo Rafa! E’ lui! Che fortuna! Nella babilonia di lingue capisco che si è allenato già questa mattina con Djokovic un’oretta e poi con Ferrer. “Ora sta giocando con Berloq” mi dice un uomo dal chiaro accento spagnolo alla mia destra. Sul campo a fianco riconosco Jeremy Chardy che si allena con Henry Mathieu. Nadal affiancato dallo zio Toni sta provando la nuova racchetta e si arrabbia se non vengono i colpi. Guardandolo mi ricordo perché mi piace così tanto. Non amo tanto il personaggio Nadal , che comunque apprezzo anche come persona, amo il suo essere sul campo. Paragonato agli altri sembra un gigante dal cui braccio escono colpi che vanno il doppio di quelli degli altri. E’ la sua grandezza in campo che lo fa grande. Tanto che Berloq  non riesce a reggere che cinque o sei scambi alla volta. Vedo entrare in campo Robredo e altri che aspettano il campo per allenarsi e capisco che per quest’anno questo è il solo Nadal che vedrò. Tornando alla Court des Princes mi godo il paesaggio di mare di pini e di fiori gentilmente offerto dalla natura monegasca.

Il sole picchia nonostante sia solo Aprile, ma l’afa di stamattina sembra spezzata da qualche alito di vento. E’ appena finita la partita di Simon e Gabashvili e gli addetti tirano il campo. Terra rossa. Dalla mia postazione sembra di toccarla.

Approfitto per mangiare un panino. Il campo si riempie ancora. La prossima partita vede l’incontro fra Dimitrov e Granoillers, finalista a Casablanca. Come al solito sbaglio pronostico. Penso infatti che sia una partita facile per lo “Sharapovo”, visto che Granoillers viene da una serie di match impegnativi. E invece sorprendentemente fin dai primi scambi è lui che conduce i giochi e che spinge tutto mentre Dimitrov è spesso falloso. Sento alle spalle commenti del tipo che “è tutto uguale a Federer” che invece non condivido, anche se ha un gran bel tennis. Nel frattempo comincia a girare fra gli spalti la notizia che forse Federer alle tre sarà sui campi di allenamento e infatti molti del nostro gruppo in massa si alzano al cambio campo diretti appunto da lui, dal grande Roger.  Io passo e  seguo il match che si rivela più interessante del previsto. Nel frattempo boato di gioia transalpina. Tsonga batte Kohlschreiber sul centrale. Il fantasma di Roger intanto aleggia ovunque e sembra apparire improvvisamente attirando gruppi di gente per poi sparire. Quando chiedi “ma poi l’avete visto Roger?” ti senti rispondere “si ma non l’ho visto bene perché c’era troppa gente”. Alcuni hanno visto anche in giro Boris Becker mentre il suo pupillo se la vedeva sul centrale con Montanes. Le partite seguenti hanno visto un altro francese in campo, il mitico Gael Monfils, contro il sudafricano Kevin Anderson e quei due simpaticoni (ma bravi!)di Thomas Berdych e il russo Tursunov. A fine giornata lasciamo il Country Club stanchi morti, cotti (e abbronzati) dal sole ma soddisfatti. I tornanti sul pullman ci regalano gli ultimi scorci di un mondo di tennis e di sogni.

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