Flavia e Roberta: l’anteprima di una finale da sogno

Alzi la mano chi “l’aveva detto”. Dia un cenno qualcuno del gruppo “ci ho sempre creduto”. Due ragazze in semifinale all’US Open, poi diventata un super-sogno con la finale tutta azzurra. Neanche nel libro dei desideri degli aficionados si poteva sospettare una storia come questa, e quindi giù il cappello di fronte alla finale di stasera, quando Roberta Vinci da Taranto e Flavia Pennetta da Brindisi si contenderanno il secondo slam della storia del tennis italiano femminile.

A 32 anni suonati, quando la parabola di una carriera volge inevitabilmente al termine, le nostre ragazze sono andate a prendersi il traguardo più ambito in assoluto per un tennista, quello della finale di una delle prove del Grande Slam. Flavia ci era andata già vicino due anni fa, in una cavalcata memorabile, bissata e superata in questo 2015. Robertina no, più concentrata sul doppio dove vanta una career slam insieme a Sara Errani, aveva raccolto tanti buoni risultati, ma mai l’acuto, nonostante si fosse spinta alle soglie della top 10, con quel best ranking al numero 11.

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Stanotte cambierà la numero 1 d’Italia, dettagli. Ma cambierà soprattutto e in modo definitivo la storia di due ragazze del Sud che hanno saputo senza clamori ma con il lavoro quotidiano, riempire il loro palmares di risultati clamorosi, quasi mai adeguatamente celebrati da una stampa italica pigra, calcio-centrica anche e soprattutto quando mancavano i risultati e talvolta anche le notizie.

E speriamo che cambi anche il grado di attenzione che il tennis merita nella nostra nazione: certo, non uno sport propriamente di massa, ma uno sport che può essere un’alternativa valida nonostante le strutture non sempre qualificate e sufficientemente diffuse nella nostra penisola. Quest’anno, dopo la vittoria di Simone Bolelli e Fabio Fognini nel doppio di Melbourne, ci prendiamo un altro Slam. Non è poca cosa, è tanto. Tantissimo, perché questa volta a farne le spese sono state le prime della classe, sconfitte sul campo senza se e senza ma dalle nostre ragazze. Che se ne prenda atto.

E veniamo alla partita. Chi succederà a Francesca Schiavone (permettetemi, milanese vera, ma con quel cognome che tanto è diffuso qui da noi in Puglia)? Chi alzerà la coppa stasera? Le nostre previsioni, ultimamente azzeccate in modo sinistro, oggi fanno davvero fatica a focalizzarsi su un nome in modo preciso. Flavia, per palmares in singolare (ricordo che sono state entrambe numeri 1 in doppio, così per dire, eh) e per la impressionante serenità che ha dimostrato specie dagli ottavi in poi, parrebbe favorita. Robertina poi non ama particolarmente i derby, forse li subisce mentalmente. C’è poi un altro fattore, la “prova del nove”, come dice Rino Tommasi: dopo aver battuto un giocatore molto più forte di te, affronti in modo scarico e passivo il turno successivo.

Insomma, tutto pare tramare contro Roberta Vinci, che in effetti ha speso tantissimo in termini mentale e fisici per battere Serenona Williams. Quelle mani che tremavano visibilmente mentre piangeva in modo liberatorio seduta al termine del match parlano chiaro.

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Eppure questa edizione dello US Open, così sorprendente, così imprevedibile, potrebbe non aver finito di stupirci. Proprio da queste difficoltà potrebbe venire fuori la forza che Roberta non pensava di avere, provando ad infilarsi anche lei nelle trame della mente di Flavia, sicuramente emozionata anche lei. E quindi il rovescio in back di Roberta (a proposito, se all’UNESCO volessero pensare di farlo diventare patrimonio dell’umanità insieme alla dieta mediterranea, non ci troverei nulla di sbagliato) lanciato contro il dritto di Flavia potrebbe rappresentare un fattore, così come il servizio, cruciale per entrambe. Insomma, un match che potrebbe risolversi in chiave tattica e tecnica, ma soprattutto psicologica, laddove una delle due ragazze realizzasse, prima di domenica, che hanno scritto la storia del tennis italiano ma anche un pezzetto di quella del tennis tutto.

Infine una curiosità piccola piccola: 21 anni fa, le stesse ragazze si sfidavano sulla stessa superficie, ma in un palcoscenico ben più piccolo, un circolo tennis in provincia di Bari, a Conversano, quello dello S.C. “Montecarretto”, in occasione della finale del master Under 12 in Puglia. Voi ci credete alle coincidenze? (e vinse Roberta allora).

Vinca una delle due, perché migliore, in questo caso, proprio non lo possiamo dire.

 

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