Erba degli Italiani

Un excursus della stagione su erba dei giocatori italiani prima che si aprano i cancelli di Wimbledon per fare un'analisi e stilare qualche pagella.

Wimbledon sta per iniziare, le qualificazioni di Roehampthon si sono chiuse. Con 128 giocatori che si sfideranno per vincere il trofeo più ambito per un tennista.
Tra questi ci saranno soltanto 4 azzurri, due dei quali hanno pensato di non far precedere al torneo di Church Road alcun evento agonistico di preparazione, Lorenzi e Fognini. Se per Lorenzi questo è spiegabile, considerata la scarsa adattabilità del gioco del senese ai prati (ma non condivisibile, in ogni caso, per un professionista), meno spiegabile per Fognini, che, tra l’altro è testa di serie in singolare (30) e in doppio (5) e che ha deciso di accettare l’invito all’esibizione “Boodles”, rimediando due sconfitte. Luca Vanni, al  momento, è il primo tra i lucky losers: vedremo se riuscirà ad entrare. Proviamo però ad analizzare, risultati alla mano, il cammino di avvicinamento a Wimbledon dei giocatori italiani che hanno voluto misurarsi sui prati in giro per l’Europa. Dando qualche voto.

crepaldi

Cominciamo col challanger di Manchester, dove non era presente alcun nostro rappresentante. Iniziamo male. A Surbiton invece troviamo il coraggioso Erik Crepaldi, che dopo aver superato in tre set Rideout (6-1 2-6 6-3) ha ceduto al secondo turno della qualificazioni a Smethurst (4-6 4-6). Nel tabellone principale troviamo invece come prima testa di serie Lucone Vanni, che alla sua prima esperienza in assoluto becca non solo un australiano (per solito buoni giocatori sull’erba) ma pure giovane ed in forma, Saville (6-7 2-6) lo score. Un nome che ricorrerà, purtroppo, sul cammino di Luca in questa stagione su erba.

Compagno di scuderia di Vanni è Thomas Fabbiano: il pugliese, saggiamente, va in Gran Bretagna e il suo impegno è premiato con un bel successo, nel vento, contro l’americano Smith (Usa) sconfitto seccamente (6-1 6-0). Al secondo turno il giocatore di San Giorgio Ionico becca un giapponese, Nishioka, fastidioso per il gioco tipico dei nipponici fatto di colpi piatti che su erba diventano vere bisce: nonostante questo, match tirato al terzo set con Thomas che deve anche recriminare per qualche palla poco fortunata (7-5 4-6 4-6 lo score). In doppio i nostri ragazzi si iscrivono per fare giustamente cassa (le trasferte costano quando non hai l’ospitalità pagata dal torneo) ed esperienza: vittoria al primo turno contro  Mao Xin-Gong Saketh Myneni (6-2 7-5) e sconfitta contro Daniell M. De Moliner che arriveranno fino in fondo al torneo (3-6 4-6 lo score).

fabbiano-todi

Ad Ilkley ritroviamo Crepaldi, che affronta l’australiano Saville (sempre lui) e perde in due set tirati dopo aver sprecato un vantaggio di 4 a 0 zero nel secondo set (4-6 5-7). Insieme ad Erik c’è Matteo Donati, che come tutti i giovani che vogliono fare le cose per bene al loro primo slam, si prepara con cura, affrontando con umiltà le qualificazioni dei challanger (vuoi mettere una bella wc per un challanger in Italia su terra???). Matteo viene premiato perché passa ben due turni: Kubler (testa di serie n. 4 del tabellone cadetto, sconfitto per  4-6 7-5 4-1 rit.) e Zhyrmont (6-1 6-2). Sconfitta al turno decisivo contro Menlja (5-7 4-6)

ATP tennis tournament in Halle

A Stoccarda e ad Halle troviamo colui che ha raggiunto i migliori risultati sull’erba dai tempi di Bracciali e prima ancora di Pozzi, ovvero Seppi. Interlocutoria la prestazione nel 250 di Stoccarda, ricovertito dalla terra all’erba, con la vittoria decisa su Becker (6-1 6-2) e la sconfitta contro Mischa Zverev (2-6 4-6). Sconfitta anche in doppio al primo turno per lui, in coppia con un Troicki che dimostrerà di essere molto in forma, al set decisivo contro gli specialisti Pavcic e Venus. Splendida, invece, la cavalcata di Andreas ad Halle, dove mette in fila Haas, rientrante ma già molto ben messo su erba come ha dimostrato a Stoccarda, poi Robredo in un match che avrebbe potuto (e dovuto) chiudere in due set, quindi Monfils e Nishikori entrambi per ritiro, per chiudere con la finale giocata sostanzialmente alla pari con Federer. Nulla da dire, anzi solo applausi.

Sull’erba olandese di s-Hertoghenbosch non troviamo nessun giocatore italiano. Male.

Al torneo della Regina, il prestigioso appuntamento con il Queen’s Club (ATP 500) partecipa Simone Bolelli impegnato nella qualificazioni come prima testa di serie, insieme a Luca Vanni. Il senese perde ancora per mano di Lu, (2-6 3-6), mentre Simone si qualifica con autorità sconfiggendo due francesi: Lucas Pouille con lo score di 6-3 7-6(3) e il più esperto Edouard Roger-Vasselin (7-6(4) 6-3). Nel sorteggio del MD, di altissimo livello, Simone pesca Gasquet che sull’erba sa giocarci e molto bene: netta la sconfitta per 6-1 6-2. Da ottimo doppista quale si è scoperto nelle ultime tre stagioni, Simone partecipa anche a questa competizione col belga Goffin, reduce dalla buona prova si s-Hertoghenbosch, venendo estromesso dall’accoppiata di bombardieri statunitensi Isner e Querrey al primo turno (6-2 7-6(3)) lo score.

bolelli

Passiamo a Nottingham, 250 ATP. Altra sconfitta per il coraggioso, mi ripeto, Crepaldi, che perde un match sul filo di lana contro Krajanovic (4-6 6-4 7-6). Nel main draw Seppi, reduce dal capolavoro di Halle, cede a Lu, giocatore ostico come molti asiatici sull’erba. Ottimo Bolelli che cede a Baghdatis nei quarti (tabù di stagione, siamo a quota 4 eliminazioni quest’anno) dopo aver messo in fila Mannarino, Klizan e Soeda. In doppio Simone partecipa insieme a Qureshi e porta via un bello scalpo al primo turno, quello dei colombiani Cabal e Farah (7-6 2-6 10-8) salvo poi ritirarsi nel turno successivo.

Sempre nella settimana di Nottingham si svolgono le qualificazioni di Wimbledon, come detto in apertura. Nutrita la delegazione di giocatori italiani. Se manca Crepaldi, ancora di poco lontano dal cut off delle qualificazioni slam (per solito attorno al 250 atp), vediamo giungere in terra d’Albione Andrea Arnaboldi, Matteo Viola (reduce dal torneo di Perugia dove ha dimostrato di essere in gran forma) e Roberto Marcora che si aggiungono a Thomas Fabbiano, Luca Vanni e Matteo Donati. Ben sei azzurri quindi, che avrebbero potuto essere ben 9 se Cecchinato, Volandri e Starace avessero voluto onorare questo impegno (su Starace grava anche il processo per frode sportiva, e quindi comprendiamo), ma purtroppo il “Check” almeno per ora, si è allineato alla strategia che i nostri migliori giocatori su terra degli anni Zero hanno voluto mettere in campo circa Wimbledon.

2012 US OPEN

Sconfitta immediata per Marcora, che lotta contro l’argentino Pella (che arriverà poi al turno decisivo) in tre set tirati (4-6 6-4 3-6). Stessa sorte per lo sfortunato Thomas Fabbiano che lotta contro uno dei talenti più emergenti del tennis mondiale, lo svedese di colore Ymer, dopo aver vinto con autorità il primo set e non essere riuscito a sfruttare diverse palle break nel terzo (6-4 3-6 4-6). Superano invece il primo turno tutti gli altri: Vanni su Hamou (6-4 6-2), Donati sull’indiano ed esperto dei campi in erba Bahmbri (7-6 2-6 6-2) Arnaboldi batte l’argentino Olivo (6-4 7-6) e Matteo Viola supera il colombiano Gonzalez (tds n.10 ma decisamente non a suo agio sull’erba per 6-1 6-4).

Il secondo turno vede uscire il solo Viola, per mano di Mertl, mentre passano Arnaboldi su Andreozzi (altro argentino regolato per 7-5 7-6), Vanni su Kravchuc (7-6 6-3) e l’ottimo Donati che prevale sul giapponese Nishioka per 4-6 7-6 6-2.

arnaboldi-2

Il 50 % della nostra delegazione si presenta quindi al turno decisivo. Decisamente chiuso Arnaboldi contro il tedesco di Giamaica, quel funambolo di Dustin Brown che si impone in tre set (l’ultimo turno della qualificazioni di Wimbledon si gioca tre set su cinque), con il solo primo set più equilibrato deciso al tiebreak. Donati opposto ad un altro giapponese, anche lui temibile sui prati, esce in tre rapidi set. Enorme il rimpianto per Vanni che cede per 6-4 al quinto set, dopo aver sprecato un matchpoint nel quarto, contro Saville (ancora lui).

Dopo questa lunga tiritera di risultati, ecco le pagelle e delle considerazioni finali.

Crepaldi: 6,5. Ha vinto un solo match su erba, ma ha provato a fare il suo dovere, quello di sfruttare il suo tennis (in crescita) adattabile alle superfici veloci.

Fabbiano: 8. Il suo gioco si adatta al veloce. Ha passato un turno in un challanger, si è impegnato facendo i conti con una classifica che non gli ha consentito di fare di più. Voto che premia lo spirito di sacrificio e la dedizione ad un obiettivo importante, ovvero avvicinare i top 100.

Vanni: 8. Adatta il suo tennis all’erba, non è facile a 29 anni. Nonostante il suo servizio cannon-ball, i suoi movimenti hanno bisogno di essere accorciati per avere il giusto timing da erba. Nel mese passato in Gran Bretagna ha migliorato senza dubbio la sua performance coronandola con un terzo turno nella quali (per ora) che significano un discreto rimborso economico e punti importanti, oltre ad un bagaglio di esperienza importante.

Viola: 7. Vola a Roehampton giusto in tempo per fare le qualificazioni, ma passa un turno dopo aver raggiunto la finale a Perugia, ma su terra. Forse sarebbe stato giusto provare la tourné su erba visto lo stato di grazia in cui si è ritrovato in Umbria, e magari prepararsi meglio alle qualificazioni Slam nelle quali sapeva di essere dentro.

Arnaboldi: 8 Oramai il tennista lombardo è pronto per palcoscenici ATP che non siano quelli dei soli challaner. Servono solo punti per guadagnare qualche altro posto in classifica e provare il salto. Serve crederci, ma ci siamo quasi.

Donati: 9. Voto esagerato? No, questo ragazzo sta investendo nel suo tennis in modo encomiabile, supportato da un coach di grande capacità e un team professionale. Già a Roma ci ha fatto vedere quanto il suo tennis sia in progresso evidente. Questa piccola stagione su erba ci restituisce un giocatore che sta prendendo consapevolezza dei suoi mezzi ed è già vicino al top 200 atp.

Marcora: 6. Bene venire a giocare le qualificazioni di un evento così improtante, male non averci creduto di più. Il sorteggio non è stato benevolo, dato che il suo avversario di primo turno è arrivato a contendersi la qualificazione con lo svedese Ymer, in un match tiratissimo. Ma averci perso in tre set e con poca erba sotto le scarpe significa che la stagione va ripensata in ottica meno “terra-centrica”.

Lorenzi: 5. Partecipa a Wimbledon per dovere (e piacere) di classifica, ma non prepare l’evento neanche con un turno, lui che aveva la classifica per provarci. Non gli si chiede nulla, anzi, sempre massimo rispetto per la sua carriera, ma col suo servizio e la discreta rapidità questo slam lo si potrebbe preparare meglio.

Fognini: 4. Ora mi zittirà con uno splendido Wimbledon. Del resto anche Borg giocava praticamente un solo torneo all’anno su erba. Ma il nostro giocatore non è Borg, piuttosto è un talento che ha il dovere di migliorarsi e non auto-limitarsi, senza farsi tentare da attraenti e prestigiose esibizioni.

Bolelli: per ora 7.5 Il voto è sempre parametrato al suo tennis, al peso del suo gioco che può renderlo davvero devastante su erba se solo giocasse con un po’ più di margine di sicurezza. L’essere andato a giocare le qualificazioni del Queen’s è un bagno di umiltà straordinario, ma anche un esempio di saggezza per mettere partite nelle gambe. Tra singolo e doppio ne ha già 10, e ora Nishikori lo attende non troppo tranquillo.

Seppi: 10. Merita il massimo perché rientra per la stagione su terra e gioca praticamente tutti gli ATP pre-Wimbledon. Ad Halle fa il colpo, e si regala una finale deluxe contro Federer, gicoando alla pari. E saltando la stagione su terra si ritrova 19esimo nella race e primo degli Italiani rientrando in top 30. Chapeau.

“In cauda, venenum” dicevano i latini. Nel 2005, quando il tennis italiano non aveva questa situazione a livello di movimento, nel challanger di Mancherster avevamo questo quadro di partecipazione:

W Bracciali

Quarti: Stoppini, Vico

IT Azzaro, Menga (Q)

Vi pare poco? No, 5 giocatori, ripeto, in quegli anni non esattamente luminosi del nostro tennis. La vittoria, due quarti e una qualificazione. E parliamo di un challanger. La stagione su erba dura un mese, poco ma c’è una settimana in più da quest’anno, facendo diventare l’appuntamento coi prati molto importante per chi vuol programmarsi senza l’assillo della terra, cercando fortuna e punti in un momento della stagione in cui i terraioli si concentrano sui challanger e i big tirano il fiato dopo il Roland Garros. L’esempio di Donati, e mutatis mutandis, quello di Fabbiano e Crepaldi dovrebbero far riflettere i vari Checchinato, Bellotti, Gaio che avevano i numeri per impostare la loro stagione includendo l’erba.

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