Andrey Rublev: il campione che combatte i suoi demoni aiutando i bambini

Il tennista Andrey Rublev lancia una partnership tra la sua fondazione e l’Ospedale Bambino Gesù di Roma per aiutare bambini affetti da malattie rare. Un gesto di solidarietà che racconta il cambiamento interiore dell’atleta.
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Un nuovo capitolo per la Fondazione Rublev

Durante gli Internazionali BNL d’Italia, Andrey Rublev ha dato prova che dietro la racchetta si nasconde un cuore grande. Il tennista russo, attualmente numero 15 del ranking ATP, ha visitato l’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma, una delle eccellenze mondiali nella cura dei bambini affetti da patologie complesse. La visita è stata anche l’occasione per annunciare un’importante iniziativa solidale: la nascita di una partnership ufficiale tra la Fondazione Rublev e l’ospedale romano.

Fondata nel 2024, la Fondazione Andrey Rublev si propone di fornire supporto concreto ai bambini svantaggiati, garantendo loro accesso a cure mediche di alto livello. Grazie a questo nuovo accordo, l’ente potrà finanziare le cure per pazienti internazionali che necessitano di trattamenti specialistici non disponibili nei loro Paesi d’origine. “Forniremo aiuti economici affinché possano venire qui, ricevere cure specialistiche, sottoporsi a interventi chirurgici e, si spera, fare la differenza nella vita di alcuni bambini in tutto il mondo”, ha spiegato la direttrice della fondazione, Lisa Hernandez.

Durante la visita, Rublev ha incontrato medici, infermieri e piccoli pazienti, regalando loro un momento di spensieratezza. “Andrey ha avuto l’opportunità di incontrare il meraviglioso personale e trascorrere del tempo con alcuni giovani pazienti”, si legge in un post della fondazione sui social. “Questa partnership riflette il cuore della nostra missione: offrire aiuto finanziario ai bambini affetti da gravi malattie”.

Un tennista in cerca di equilibrio

Dietro questo gesto di generosità si nasconde però un Rublev diverso da quello visto sui campi da gioco. Lo ha rivelato lui stesso nel documentario “Breaking Back” prodotto dall’ATP, dove si è mostrato vulnerabile e sincero nel raccontare il suo percorso emotivo. Negli anni passati, il talento russo ha lottato con forti tensioni interiori che spesso si riflettevano in atteggiamenti autolesionisti durante le partite.

“Ogni volta che entravo in campo e le cose non andavano come volevo, era come morire dentro”, ha confessato. Anche le vittorie, apparentemente motivo di gioia, diventavano un peso: “Magari stai vincendo dei titoli, ma dentro stai solo cercando di resistere. Vai a letto e non riesci nemmeno a riposarti”. Una condizione di sofferenza costante che lo ha portato a un punto di rottura.

Eppure oggi qualcosa è cambiato. Rublev ha deciso di affrontare i suoi fantasmi, supportato anche da figure importanti del suo passato come l’ex campione Marat Safin. “Amo ancora il tennis, voglio ancora ottenere il massimo possibile, ma ora lo voglio fare in modo sano. Non più lottando, non più sopravvivendo”, ha detto, lasciando intravedere un nuovo approccio, più maturo e consapevole.

Una missione che va oltre il campo

La creazione della sua fondazione e l’impegno con il Bambino Gesù sono forse il simbolo più tangibile di questo cambiamento. Rublev non vuole più essere ricordato solo per i suoi colpi vincenti, ma per ciò che riesce a costruire anche lontano dai riflettori. “Immagino che, per il momento, la gente mi veda come un tennista. Ma in realtà vorrei essere conosciuto non solo come un giocatore di tennis”, ha affermato.

Con questa nuova missione umanitaria, Rublev si fa portavoce di un messaggio potente: anche chi combatte dentro di sé può diventare fonte di speranza per gli altri. E così, mentre lavora per ritrovare la serenità personale, contribuisce a scrivere un futuro migliore per tanti bambini nel mondo.

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