Durante gli ottavi di finale del Masters 1000 di Madrid, Alexander Bublik ha regalato al pubblico un momento di leggerezza e ironia che, dietro la risata, cela una riflessione ben più seria sull’evoluzione del tennis contemporaneo. Dopo una sconfitta lampo contro il giovane Jakub Mensik (in appena 56 minuti), il kazako ha improvvisato un dialogo brillante e provocatorio con il giudice di sedia Mohamed Lahyani.
Nel cambio campo, con tono sarcastico e un sorriso amaro, Bublik si è rivolto a Lahyani esclamando: “Hey Mohamed? Ricordi quando il tennis era facile? Cinque anni fa, era facilissimo giocare a tennis. C’era un sacco di gente a caso nella Top 50, che si muoveva a malapena. Ora questo tizio [Mensik] non è nemmeno nella Top 10. Che c**o è tutto questo?”*
La scena ha fatto rapidamente il giro dei social, diventando virale. Ma al di là dell’umorismo tipico del personaggio – noto per la sua imprevedibilità e vena teatrale – le parole di Bublik toccano un nervo scoperto: il livello medio del tennis maschile sta crescendo in modo impressionante.
Mensik, avversario di giornata di Bublik, rappresenta perfettamente il nuovo volto del tennis. Giovani potenti, veloci, solidi mentalmente e atleticamente. Giocatori che, pur non essendo ancora entrati nei primi dieci del ranking ATP, sono in grado di mettere in difficoltà chiunque. Non è solo una questione di talento, ma di una preparazione fisica e tecnica sempre più sofisticata.
Il panorama attuale è denso di atleti che, seppur ancora fuori dai riflettori principali, sfoderano prestazioni da veterani. Non c’è più spazio per la mediocrità nella Top 50: ogni posizione è sudata, ogni partita è una battaglia. È questo che Bublik ha voluto sottolineare, anche se con il suo solito tono irriverente.
Sebbene l’affermazione “cinque anni fa era facilissimo giocare a tennis” sia chiaramente esagerata, rispecchia un sentimento che diversi giocatori sembrano condividere: il margine tra i migliori e il resto si è assottigliato. Cinque anni fa il circuito era già estremamente competitivo, ma oggi la densità di talento è tale da rendere ogni turno un potenziale ostacolo.
Questo non significa che il livello fosse basso nel recente passato. Anzi, il tennis maschile ha attraversato un’epoca d’oro con campioni leggendari. Ma il ricambio generazionale sta dimostrando che il futuro è in ottime mani. Se prima bastava un tennis solido per stare nei vertici, oggi servono esplosività, varietà, costanza e grande preparazione mentale.
Alexander Bublik resta un personaggio divisivo: per alcuni un artista del circuito, per altri un talento sprecato dietro all’eccentricità. Ma anche nelle sue uscite più teatrali, riesce a mettere il dito nella piaga. Il suo commento, seppur colorito, evidenzia un cambiamento reale nel panorama tennistico. E se un giocatore della sua esperienza sente che tutto è diventato più difficile, probabilmente un fondo di verità c’è.
In definitiva, quello che per Bublik è “che c**o è tutto questo?”*, per il tennis potrebbe essere solo la naturale – e affascinante – evoluzione di uno sport che non smette mai di alzare l’asticella.
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