Chi è l’uomo con il cappello da cowboy sul Campo Centrale di Wimbledon?

Vi sarà capitato di scorgere l’uomo con il cappello da cowboy in molte occasioni: durante un esultanza di Mirka Federer o in piedi durante un cambio campo o, ancora, durante un colloquio tra lo zio Toni e il team Nadal.

Il suo nomo è David Spearing, ha 79 anni e da più di 40 lo troviamo seduto nel medesimo posto nel box di destra del campo centrale di Wimbledon. Un affezionatissimo (e facoltoso) socio del club con qualche privilegio? Il manager dei migliori giocatori? Uno 007? No, niente di tutto questo!

David Spearing risiede negli Emirati Arabi e si fa vedere a Wimbledon solo nelle fasi del torneo dove ha l’incarico di gestire tutti gli steward del campo centrale e non solo. La sua professione è l’honrary steward di Wimbledon ed il suo compito principale (oltre a controllare che tutto fili liscio) è far accomodare al loro posto le celebrità che hanno il privilegio di essere invitate nel Royal Box di Wimbledon che, con i suoi 74 posti a sedere è forse la zona più esclusiva d’Inghilterra. Una volta ultimato il suo compito di “accompagnare alla poltrona”, David si siede nel posto più esterno e più largo del box di uno dei due giocatori e si gode la partita avendo sempre almeno un occhio sul famoso Royal Box.

Il lavoro di David Spearing non è il più complesso del mondo e, diciamocelo, può essere anche divertente, l’unica difficoltà è l’essere sempre imparziale. Lo stesso David in una recente intervista ha detto: “avevo un debole solo per Andre Agassi, volevo che vincesse sempre solo per vedere Barbara Streisand tornare sul Campo Centrale.” Ma la giornata di David inizia molto prima del programma sul campo centrale: “mi alzo alle 6 meno 15 per raggiungere Wimbledon e il mio compito è controllare la Queque (la coda che si forma per l’acquisto dei biglietti), dopodiché devo annunciare il numero di biglietti in vendita e spiegare le modalità della stessa. A questo punto mi sposto nella Club House dove svolgo varie attività e alle 13 mangio in gran fretta.

Andrea Rossi

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