Prima o poi doveva accadere.
E’ accaduto.
Peccato sia accaduto in questo modo.
A cosa faccio riferimento?
All’annuncio dell’imminente ritiro di una delle coppie più iconiche del tennis: i fratelli Bryan.
Era nell’aria, a dire il vero, perché chi ha avuto modo di seguire le loro affermazioni e i loro profili social, sapeva che il 2020 sarebbe dovuto essere il loro anno d’addio, la passerella finale: una partecipazione a ogni Slam e il saluto nel torneo di casa, a New York.
Purtroppo la pandemia ha stravolto tutti i loro (e non solo i loro) piani; si è dibattuto molto nei giorni scorsi se fosse meglio posticipare il ritiro per prendersi il saluto del pubblico (quando possibile), o chiudere in sordina.
I fratelli Bryan hanno deciso di chiudere così, nel silenzio assordante degli spalti vuoti.
La loro è una carriera che parte da lontano, che gli ha permesso di mettere in bacheca qualcosa come 16 Slam: 6 Australian Open, 2 Roland Garros, 3 Wimbledon e 5 US Open; hanno fatto 30 finali, hanno vinto 119 tornei, per ben dieci stagioni hanno chiuso come coppia numero uno del ranking.
Sono stati in vetta per 438 settimane.
Numeri impressionanti per i due gemelli, uno mancino, uno destrorso, che ora, con famiglie e km macinati sui campi, riflettono sulle loro scelte: “Sentiamo dentro di noi che è arrivato il momento giusto: alla nostra età ci vuole tanto lavoro per rimanere competitivi. Ci piace sempre giocare, meno preparare il nostro corpo per farlo. Ci piace lasciare adesso, quando siamo ancora in grado di esprimere un buon tennis”.
I due hanno conquistato anche l’oro olimpico a Londra nel 2012, e hanno affidato a un lungo post su Instagram il loro saluto.
Eccolo: “Parecchi anni fa, due fratelli hanno lasciato casa iniziando la scalata di un’alta montagna. Supportati dai genitori e animati da una sconfinata passione, sono saliti insieme sulla montagna fino a un punto in cui i loro occhi hanno potuto scorgere l’orizzonte. Si sono trascinati l’un l’altro sulle strade più ripide, riparandosi a vicenda durante le tempeste. Se uno dei due si sentiva stanco, l’altro spingeva più forte. Se uno dei due aveva dei dubbi, l’altro lo invitava a non avere paura. Spesso sono scivolati e si sono fatti male, ma hanno sempre amato combattere contro la montagna.
Dopo anni di scalata hanno raggiunto la vetta. La vista era bellissima, ma non si aspettavano di scorgere dal paesaggio vette ancora più alte. Il sentiero alla fine scomparve ma loro sono andati avanti, aprendosi il percorso e scoprendo posti che mai avrebbero immaginato esistessero. Non importava la direzione, erano insieme, perché il viaggio da soli per loro non sarebbe stato possibile. E quando il fisico non poteva portarli oltre, si sono voltati indietro guardando il mondo in cui avevano viaggiato. Hanno sorriso con orgoglio e sono tornati a casa spalla a spalla, con un legame più forte di prima”.
Buona fortuna Mike, buona fortuna Bob.
Godetevi il sole della California, e grazie per tutto il tennis che ci avete dato.