Corrado Augias non molla la presa su Jannik Sinner. Dopo aver definito il tennista altoatesino “un italiano riluttante”, il giornalista novantenne è tornato sull’argomento con nuove dichiarazioni che hanno infiammato il dibattito pubblico, alimentando polemiche che vanno ben oltre il campo da tennis. Dalla residenza a Montecarlo alla questione fiscale, fino al rapporto con il Presidente della Repubblica e all’identità sudtirolese, Augias sembra aver trovato in Sinner il simbolo di un’Italia che, a suo dire, si sta disgregando.
Al centro dell’attacco c’è ancora una volta la scelta di Sinner di risiedere a Montecarlo, opzione comune tra i tennisti di vertice per ragioni fiscali, condivisa da star del calibro di Djokovic, Zverev e Rublev, ma anche da italiani come Berrettini e Musetti. Augias, però, non ci sta. “Sinner è un grande sportivo, anche nei modi. Davvero eccezionale. Ma dovrebbe pagare le tasse in Italia o, meglio ancora, in Alto Adige”, afferma, sottolineando che la Provincia autonoma trattiene il 90% del gettito fiscale e domandandosi perché un campione nato a San Candido scelga di contribuire altrove.
Il paragone con se stesso, pur appartenendo a un contesto diverso, è emblematico della sua visione etica del ruolo pubblico: “Anche io godo di una certa fama, non come Sinner ovviamente, e sapete cosa dico al mio commercialista? Controlla tutto con molta attenzione e regola tutto con il fisco fino all’ultimo centesimo. Devo dare l’esempio”. Un’affermazione che trasuda senso civico, ma che ha anche alimentato critiche per un tono percepito da molti come paternalistico.
Altro tema ripreso da Augias è stato il mancato incontro di Sinner con il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, al rientro dall’Australian Open. Il tennista aveva scelto di prendersi una pausa per ricaricare le energie prima di tornare in campo, ma il gesto è stato letto da Augias come uno sgarbo istituzionale: “In ogni caso non si rifiuta un invito del Presidente. Mai. È sconveniente. Ci si va anche se si è in sedia a rotelle”. Parole forti, che hanno suscitato perplessità anche tra chi, pur stimando il giornalista, ne ha criticato l’eccesso di severità.
Non manca un passaggio sulla questione dell’identità dei sudtirolesi, un nodo che Augias lega a una più ampia riflessione sull’“italianità” e l’integrazione. Secondo lui, “la Costituzione e altre cose importanti in Italia sono in qualche modo irrilevanti per i sudtirolesi”, perché “non si sentono coinvolti”. E quando il governatore Arno Kompatscher, intervenuto in difesa del tennista e dei suoi concittadini, gli chiede se desideri una “identità nazionale monolitica”, Augias risponde con una punta d’amarezza: “Certo che no. Ma è una situazione strana”.
Le parole di Corrado Augias hanno riaperto una frattura latente nel dibattito pubblico italiano, che intreccia sport, identità, doveri civici e simboli nazionali. Jannik Sinner, da parte sua, ha sempre evitato le polemiche, concentrandosi sul suo percorso sportivo. Ma è evidente che, con la sua ascesa a numero uno del mondo, si trova suo malgrado al centro di discussioni più ampie, che toccano corde profonde del nostro tempo. La domanda ora è se un campione possa (o debba) farsi carico di rappresentare un’identità collettiva – e cosa significhi farlo, oggi, in un’Italia sempre più frammentata.
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