Federer: “Mi piace quello che faccio. Il tennis non è un lavoro per me”

Roger Federer ha lasciato recentemente un’intervista alla CNN dove ha parlato del suo ritiro, di quanto è importante la famiglia per lui e del suo amore sconfinato per il tennis.
Nel corso del torneo di Wimbledon, che potrebbe vederlo come vincitore per l’ottava volta in carriera, ha spiegato quanto sia importante per lui viaggiare all’interno del circuito ATP con tutta la sua famiglia,  parlando inoltre  di quale sia il suo avversario preferito da affrontare e come reagisce adesso alle sconfitte incassate rispetto agli anni passati.


Sulla possibilità di vincere un altro titolo dello slam, Roger si dice fiducioso e che si sente ancora in grado di poter alzare una coppa davvero importante, infatti ha detto ai microfoni: “Credo di si. Ho vinto quattro titoli quest’anno, lo scorso anno ho disputato una finale di cinque set contro Nole e ci è mancato poco che finisse cosi anche agli U.S. Open. Sto giocando bene, ma ci sono ragazzi che stanno giocando il loro miglior tennis ed io ho bisogno di giocare ai massimi livelli per poter competere. Se riesco a fare ciò  ci saranno tanti giocatori che passeranno dei guai. Sono ancora molto competitivo”.
Parlando dei suoi avversari, cita Rafa come suo rivale per eccellenza, dicendo: “Per il suo stile di gioco e per il fatto che sia mancino complica la partita a noi destrorsi. Abbiamo giocato anche parecchie partite sulla terra, dove è il migliore in assoluto. E’ l’avversario più complicato, ma è anche il più popolare e divertente da affrontare. Il suo carattere è l’ideale per il tennis. Mi piace la nostra rivalità”.
Discutendo invece sulle condizioni di salute e di come il maiorchino sia stato preda di tanti infortuni durante la carriera e su come lui riesca a 33 anni ad essere ancora in forma e competere con le nuove generazioni ci racconta: “Penso che sono stato molto fortunato a non aver mai avuto un infortunio serio e non essere mai finito sotto i ferri in tutta la mia carriera. In parte il merito è da attribuire al mio stile di vita sano, molto attento e di essermi goduto i viaggi che ho fatto, i tanti insegnamenti e l’essermi circondato di persone molto preparate che costituiscono un’ottima squadra. Mia moglie è stata presente fin dal primo titolo ed è importantissima per me”.


Parlando sempre della sua famiglia, di sua moglie e dei suoi quattro figli (due gemelli maschi e due gemelle femmine), ne identifica la ragione principale per trovare le motivazioni giuste e andare avanti: “Sarei triste se nel circuito non ci fossero anche loro. Se non fossero stati con me mi sarei già ritirato da un pezzo. E’ l’unico motivo per il quale potrei ritirarmi. Mia moglie rende possibile tutto questo e viaggia con i nostri figli per tutto il mondo. Le gemelle tra poco avranno sei anni e cominciano a capire chi sono io. Per fortuna che amano viaggiare, è l’unico modo di vivere che conoscono, ovvero stando sempre in giro per il circuito. E’ un piacere per me sapere che se perdo ci saranno sempre loro che mi sosterranno”.


Sul modo di affrontare le sconfitte, Roger dice che non le incassa come in passato. “Quando  ero più giovane ero più emotivo, dall’eta di 8 anni fino a 20, anche da professionista, prendevo molto male le sconfitte. Ora invece sono cresciuto e mi bastano cinque minuti per calmarmi e sto subito bene. Ovviamente rimango deluso se devo aspettare un anno per tornare a Wimbledon o ben quattro per le olimpiadi, ma ho imparato a non piangere e a digerire rapidamente le sconfitte”.
Per quanto riguarda il suo ritiro, molto discusso in ogni intervista, lo svizzero dice in maniera del tutto naturale: “Ovviamente spero che non accada, ma comunque avrò il tempo per fare tante altre cose, divertirmi con la famiglia e con i miei amici. Quando arriverà il mio ritiro sarò felice e fiero di tutto quello che ho fatto”.

Per tanti atleti il tennis, e lo sport in generale, è un lavoro. Lo svizzero non è d’ accordo: “Per me non è cosi, lo vedo come un hobby ed è diventato un sogno ad occhi aperti. E’ chiaro che avrei preferito fare altre cose anzi che andare in palestra a mettermi in forma ed allenarmi tutto il giorno, ma è il sacrificio da compiere per fare quello che ho sempre sognato: essere un giocatore di tennis professionista, essere protagonista dei campi centrali più importanti e viaggiare per il mondo. Mi piace quello che faccio. Non lo considero un lavoro”.

Di Andrea Venturotti

Exit mobile version