Federica Pellegrini non ha alcuna intenzione di fare marcia indietro. Dopo le sue controverse dichiarazioni su Jannik Sinner in un’intervista rilasciata a La Repubblica, la campionessa olimpica ha scelto di ribadire pubblicamente la propria posizione, nonostante le numerose critiche e le evidenti imprecisioni contenute nelle sue affermazioni. “L’acqua mi ha insegnato a cercare la trasparenza nelle cose; quella riga nera a non tollerare zone grigie”, ha scritto in un post su Instagram, lasciando intendere che il trattamento ricevuto dal tennista non sarebbe stato equo rispetto ad altri atleti.
Secondo Pellegrini, “Jannik è molto amato e viene difeso sotto ogni aspetto, a prescindere. E questo lo trovo giusto. Ma credo che la sua vicenda sia stata trattata diversamente dal 99% dei casi”. Una tesi che ha alimentato un’ondata di polemiche, con l’ex nuotatrice che ha risposto in modo diretto agli utenti che l’hanno criticata sui social. Tra i commenti spicca anche un riferimento a Thomas Ceccon, già in passato protagonista di un duro botta e risposta con la stessa Pellegrini: “E chissà cosa pensa di questo caso… Io lo so”, ha scritto in risposta a un follower che citava il nuotatore veneto.
Il coinvolgimento di Ceccon ha riacceso una frattura mai davvero sanata. Dopo i Giochi di Parigi 2024, Ceccon aveva dichiarato pubblicamente che Pellegrini “non rappresenta niente” per lui, una frase che aveva già generato tensioni all’interno del mondo del nuoto italiano. La stessa Pellegrini, allora, aveva replicato con ironia e fermezza: “Mi fa sorridere. Davanti al mio nome a qualcuno viene voglia di tirare batoste…”. Oggi, il suo nome è ancora una volta al centro di un acceso confronto, stavolta con protagonista anche il numero uno del tennis mondiale.
Le affermazioni di Pellegrini, però, si scontrano con la ricostruzione ufficiale del caso doping che ha coinvolto Jannik Sinner. Dopo una positività al Clostebol emersa in due controlli, il tennista ha subito la sospensione prevista dal protocollo. Il suo staff ha però immediatamente fornito prove concrete di una contaminazione involontaria: una crema utilizzata da un fisioterapista su se stesso — per curare una ferita — che ha accidentalmente trasferito la sostanza durante un trattamento manuale sul corpo dell’atleta. La ricostruzione è stata confermata dall’Itia (International Tennis Integrity Agency) e dalla Wada (World Anti-Doping Agency), che ha riconosciuto “l’assenza di colpa o negligenza” da parte di Sinner.
Inoltre, l’accusa secondo cui la Wada avrebbe agito solo dopo i ricorsi e con tempi sospetti è stata smentita dai fatti: la stessa agenzia ha riesaminato tutti i test effettuati da Sinner nell’anno precedente senza trovare alcuna anomalia. Alla fine, è stata proprio la Wada a proporre un patteggiamento, chiudendo un procedimento che ha già tenuto il giovane atleta sotto pressione per mesi.
Oggi Federica Pellegrini è una figura istituzionale: membro del CIO e della giunta CONI. Eppure, le sue esternazioni pubbliche, per quanto personali, portano inevitabilmente con sé una certa responsabilità. La linea della nuotatrice resta ferma, nonostante l’invito alla cautela arrivato anche da voci autorevoli del mondo dello sport, come Paolo Bertolucci, che ha sottolineato come Pellegrini stia trattando un tema che “non conosce in maniera approfondita”.
Il dibattito non riguarda solo la veridicità delle sue affermazioni, ma anche il modo in cui vengono veicolate da una figura di spicco dello sport italiano. Il rischio è quello di alimentare sospetti e giudizi affrettati su un caso che, per la giustizia sportiva, è già chiuso nei fatti e nelle responsabilità.
Federica Pellegrini si richiama spesso al concetto di trasparenza, ma le sue recenti uscite sembrano invece alimentare una narrazione confusa e divisiva. Il caso Sinner, analizzato in modo imparziale, mostra un iter regolare, concluso con l’assoluzione dell’atleta da qualsiasi responsabilità diretta. La trasparenza non può prescindere dai fatti, e i fatti – in questa vicenda – sembrano parlare chiaro.
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