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Flavia Pennetta: “Il tennis non è solo forza fisica, anche se ora siamo più professionali

La tennista azzurra, ormai ritiratasi a vita privata dalla fine della scorsa stagione, è andato nella città brasialiana di Rio de Janeiro per accompagnare il fidanzato Fabio Fognini (che tra l’altro si è ritirato nel match odierno). Durante una conferenza stampa, Pennetta parla del tennis moderno, alquanto diverso da quello di qualche tempo fa.

Per parlare di questo, la brindisina prende ad esempio la finale degli scorsi U.S. Open, giocata contro l’amica di una vita Roberta Vinci:”In quella partita, dopo molto tempo, in una finale slam non si è vista la forza brutale che caratterizza il tennis dell’ultimo periodo, e neanche la potenza esagerata. A dirla tutta, non ho idea di cosa diano da mangiare a questa nuova generazione (ridendo), sono tutte così alte e potenti. Ora si prestano un sacco di attenzioni al fisico, mentre un tempo era più tecnico come sport, mi divertivo di più, era più “tennis“, si usava di più la testa e si badava molto di più alla tecnica e all’esecuzione dei colpi. Questo spirito è andato un po’ scomparendo in questi tempi, si basa principalmente sul fisico il risultato che si ha in campo; molte più giocatrici, ora, sono capaci di sopportare match lunghissimi. Fortunatamente, col tempo, siamo diventate anche più professionali, curiamo anche l’alimentazione, il fisico, si usa molto anche la fisioterapia; il tennis è più completo ora. Si sono evolute anche le palline, così come le racchette; si sono evolute come hanno fatto anche gli uomini. Questo è positivo, ma in campo preferirei più tennis e meno forza bruta, altrimenti si perderà l’essenza dello sport“.

Continua la Pennetta:”Non voglio pensare a come si giocava a tennis una volta, si usavano racchette di legno, per esempio, a quei tempi. Non so se riusciremmo a giocare allo stesso modo con quelle racchette adesso. Si potrebbe provare per vedere che sensazioni si provavano. Ora si usano attrezzi più semplici e che si adattano meglio a noi stessi; in fin dei conti è cambiato molto da allora.”

 

Jonathan Zucchetti

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