I cinque tennisti nella classifica dei 50 migliori sportivi viventi

[tps_title]I 50 di GQ[/tps_title]

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Non deve essere semplice stabilire chi siano i migliori 50 sportivi viventi. Vere icone, muse ispiratrici e modelli di vita per milioni e milioni di fans. Figuriamoci se si tratta, anche, di dovere stabilire chi sia il più grande tra tutti loro.  L’onere della sfida di redarre questa speciale classifica viene raccolto ogni anno, di questi tempi, dalla rivista GQ. Quest’anno è toccato a Le Bron James lo scettro di migliore sportivo. A seguire: tutti gli altri a pari merito. Perchè, come dice qualcuno: “che senso avrebbe disquisire su chi sia il 37° piuttosto che il 38°!?” Quindi, seguono a Le Bron, nomi del calibro del cestista Michael Jordan, del re dell’atletica leggere Carl Lewis, del calciatore brasiliano Edson Arantes do Nascimento (al secolo Pelè); del golfista Tiger Woods e poi Usain Bolt, il recordman Michael Phelps, Lionel Messi…. Poche le donne in classifica, pochi gli europei (circa una decina) e fortunatamente, anche, qualche tennista.

[tps_title]SERENA WILLIAMS [/tps_title]

Provate ad immaginare una situazione in cui la competizione raggiunge i suoi massimi livelli, la tensione alle stelle, il momento, epico. Mettete Serena Williams al centro di tutto questo. Impossibile tirarla fuori. Serena è una guerriera, capace di rinascere dalle propri ceneri come l’araba fenice. Serena ha forza e fierezza come poche. Non solo fisica, verrebbe da farla giocare contro qualche top 100! Serena ha orgoglio.  La  sua ascesa di Serena verso l’olimpo del tennis inizia ad Indian Wells nel 1997, un torneo che entrerà a fare parte della sua storia. E viceversa.  Da li a due anni vince gli Us open, diventando la prima atleta afroamericana a fare tanto. Nel frattempo trova spazio anche per completare il Career Grand Slam di doppio in coppia con la sorella Venus, sua unica vera rivale nel circuito. Al punto che qualcuno nel corso degli anni insinuerà che era il padre delle due a decidere chi dovesse vincere le finali. Nel 2001, quando stava consolidando la sua presenza in top ten e lanciando pesanti segnali per la conquista della vetta, durante la finale di Indian Wells che vincerà facendo fuori Kim Klijsters viene fischiata per motivi razziali da alcuni spettatori. Lei per tutta risposta boicotta il torneo per 14 anni. Quasi tre lustri, durante i quali colleziona altri cinque US open, due Roland Garros, cinque Wimbledon e altrettanti Australian Open. Giocherà nove finali contro la sorella Venus, vincendone ben sette, collezionerà parecchi infortuni ma troverà sempre la forza per tornare e di riuscire a diventare mamma! Ad oggi sono 23 gli slam conquistati da Serena. Più di quelli conquistati dallo svizzero Federer. L’ultimo. quest’anno, in Australia, proprio, contro la sorella Venus!

 

[tps_title]ROGER FEDERER[/tps_title]

Per molti, dovrebbe essere un tranquillo pensionato, già, da parecchio tempo. Nel 2008, quando perde la finale di Wimbledon (aveva già vinto le ultime cinque di fila), contro il “terraiolo” Rafael Nadal di 5 anni più giovane di lui, tutti dicono “il Re è morto”.  Ma il “Re” l’anno dopo si prende la rivincita vincendo la finale più lunga della storia e conquistando il suo sesto titolo a Wimbledon. Tra i due prosegue una rivalità al pari di quella tra Borg e McEnroe.  Stessa storia si ripete, poi,  nel 2011 questa volta contro il serbo Novak Djokovic, in occasione delle semifinali degli Us open. Questa volta è un giocatore di sei anni più giovane. Anche in questo caso il passaggio del testimone sembra compiuto e, invece, l’anno dopo Federer ritorna a vincere in casa sull’erba di Wimbledon. Oggi a 36 anni, lo svizzero, con un ginocchio malmesso e la schiena dolorante sta realizzando un vero miracolo sportivo. Ha vinto prima gli Australian Open e poi Wimbledon. Distruggendo ogni record esistente e confermandosi il re. Ha vinto per il tredicesimo hanno consecutivo il premio assegnato dagli stessi tennisti per la sportività lo Stefan Edberg Sportsmanship Award e per il quindicesimo di fila quello come ATPWorldTour.com Fans’ Favourite. Dimostrando che per tutti, il tennis, al di la dei risultati, rimane lui. Ma, cosa più paradossale ha anche vinto il Comeback awards, dimostrando una capacità incredibile di riuscire a cambiare per adeguarsi ai tempi ed all’età che inesorabilmente avanza, anche, per lui.

[tps_title]MARTINA NAVRATILOVA [/tps_title]

La tennista di Praga e’ stata una dominatrice assoluta del tennis mondiale. Con una consistenza impressionante, quasi un robot. Se Serena Williams detiene il record di prove vinte del Grande Slam come singolarista (23), la Navratilova è l’unica tennista ad avere vinto tutte le prove del grande slam in tutte le specialità. Singolare, doppio e doppio misto. Ha collezionato in totale l’incredibile record di 59 titoli del grande slam: 18 in singolare, 31 in doppio e 10 in doppio misto. Con l’ultima successo nel doppio misto degli US  Open 2006, all’età di quasi 50 anni, è diventata anche l’atleta più anziano, sia a livello maschile che femminile, ad avere vinto una prova del Grande Slam. Martina hrimase per anni al top delle classifiche facendo sognare tutti. Dando vita ad alcuni dei match più belli che il circuito femminile abbia mai visto. Epiche le sfide contro Chris Evert con la quale tra l’altro vinse in coppia il torneo di doppio dell’edizione 1975 dei Roland Garros. Le due giocarono l’una contro l’altra per 80 volte (14 in occasione di una finale di un torneo del grande slam), 43 i successi della praghese che poi negli anni si trovò a fronteggiare, anche, l’uragano Steffi Graff capace, a soli 18 anni, di batterla in finale a Wimbledon interrompendo così una striscia di sei successi consecutivi.  Ma Martina non è solo record. La Navratilova ha rappresentato un’icona dei suoi anni, anche, fuori dal campo. E’ stata la prima tennista nella storia a fare “coming out”. Durante i suoi primi 60 anni ha collezionato non pochi divorzi da altrettante compagne che le sono costate svariate cause (perse) in tribunale e parecchi milioni di dollari in alimenti. Oggi, con la doppia nazionalità americana (dovette prenderla dopo gli avvenimenti della primavera di Praga) e ceca (riacquistata dopo la nascita della Repubblica Ceca), si gode la vita matrimoniale con la compagnia di vecchia data Julia.

[tps_title]RAFAEL NADAL[/tps_title]

E’ senza dubbio uno dei giocatori più potenti che abbiamo mai calcato i campi da tennis. Ma, non solo di muscoli in bella vista è fatto la forza di Nadal. Anzi, la vera forza dello spagnolo è, per così dire, intangibile ed non identificabile. Si manifesta solo quando lo vediamo lottare su ogni punto, anche quello che a tutti potrebbe sembrare il più insignificante di tutto un match, come se fosse l’ultimo punto, quello della vittoria o della possibile sconfitta. Mai, lo spagnolo di Manacor, abbandona uno scambio. Due sono sicuramente i momenti epici di Rafa. Il primo si compie nel 2008, quando Rafa, già vincitore di quattro Roland Garros  consecutivi, riesce a conquistare il successo anche sull’erba di Wimbledon, vincendo il primo di due incredibili titoli,  proprio, contro il “padrone di casa” lo svizzero Roger Federer.  Rafa, ad oggi, vanta nella sua bacheca anche tre US open ed un Australian open. Impressionante, invece, il numero di successi ottenuti sulla terra di Parigi. Proprio in Francia, Rafa, ha forse compiuto la sua più grande impresa. La conquista della “decima”, ovvero il decimo successo parigino che si aggiunge ai dieci titoli di Montecarlo, ai cinque di Madrid e poi Roma, l’oro olimpico, la Davis…. Rafa nel 2017 ha chiuso nuovamente al numero uno del ranking ATP dopo la bellezza di più di tre anni dall’ultima volta. Era il 23 giugno 2014. Da allora lavoro, lavoro e aancora tanto lavoro e tanta dedizione come solo lui sa fare.

[tps_title]BJORN  BORG[/tps_title]

Da ultimo, ma non per ultimo, il campione svedese, vincitore di cinque Wimbledon e sei Roland Garros. Oggi sessantunenne, Borg, è stato il primo vero interprete del gioco moderno da fondo campo. Il primo ad iniziare ad accompagnare il diritto con tutta la spalla, in una epoca in cui, ancora, si bloccava la testa della racchetta in direzione del punto cui si voleva mandare la palla e, soprattutto, si cercava sempre di prendere possesso della rete. E’ stato, anche, uno degli atleti più cool e aggraziati di qualsiasi sport. Capelli lunghi, biondi, e occhi azzurri che facevano di lui il perfetto figlio di Odino. Chi ha avuto modo di osservarlo da vicino ha definito quasi surreale la sua calma. Qualunque fosse il momento, il campione svedese, riusciva a mantenere il controllo delle sue emozioni. Non riuscì mai a vincere New York. Ci fu un “super-brat” (super-moccioso) a negargli il successo. Un certo John McEnroe, nativo proprio della grande mela, che con lui giocò alcune delle partite più memorabili di questo sport. Leggendaria fu la finale di Wimbledon 1980 oggi protagonista di un film nella sale. Ma Borg fu forse l’ultimo tennista di un epoca in cui si poteva ancora “godere dei frutti della celebrità”. Lui, Gerulatis ed anche lo stesso McEnroe non disdegnavano frequentare discoteche, locali e fare le piccole. Purtuttavia rimanendo impeccabili sul campo da gioco. Una cosa ancora possibile nell’epoca delle racchette di legno, in cui il protagonista era sempre e comunque il bel gioco ma che ora sembra impensabile in un epoca in cui si giocano molti tornei, su superfici spesso troppo diverse tra loro, con palline di varia velocità e con prime di servizio che superano i 200 km/h. Forse per questo, incredibilmente, Borg abbandonò il tennis nel 1983, a soli ventisei anni, creando un mito intramontabile. All’apice della sua carriera o forse solo al momento giusto per consegnarla splendente alle pagine della storia. Seppure provò qualche anno dopo a ritornare ma, fu un tentativo stucchevole quanto inutile.

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