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IPTL, esibizione necessaria o inutile colosso commerciale?

Non nascondiamoci dietro un dito. Quanti di noi stanno seguendo gli IPTL. Per chi non sapesse neanche di cosa stessimo parlando, gli IPTL sono un torneo di esibizione tra quattro squadre che da un paio d’anni accompagna tennisti e appassionati nell’off-season. Come dicevamo, i quattro team, che cambiano nella composizione durante il torneo, si affrontano in totale tre volte, nelle tre location dove si disputa il torneo, Tokyo, Singapore e Hyderabad. Questi i nomi delle squadre: Japan Warriors, UAE Royals, Singapore Slammers e Indian Aces, che fanno pensare a club di football americano o, perché no, NBA ma di tennistico hanno ben poco (giusto gli Aces…).

I NOMI IN CAMPO – Nelle edizioni passate, vuoi la novità, vuoi i grandi nomi in campo, l’evento è stato più seguito, mentre questa volta oltre a Kyrgios e Federer, sono pochi i nomi che realmente attirano (non ce ne vogliano i vari Nishikori e Berdych). Forfait dell’ultimo minuto per Serena Williams e Eugenie Bouchard. Con il nipponico che lascia i Warriors dopo i “match” in Giappone, il top-ranked rimane Berdych, che di spettacolo diciamo non ne offre più di tanto. Forse è una buona occasione per gustarci i match tra leggende, visti i grandi nomi dei partecipanti, ma oltre a questo rimane davvero poco altro.

LE INNOVAZIONI – Rispetto alle prime edizioni, in cui si optava per gli short set (a quattro game), stavolta si giocano set interi, senza vantaggi sulla parità o let al servizio. Sperimentazioni che ad alcuni partecipanti non dispiacerebbe vedere attuate anche nell’ordinario circuito, ma attualmente improponibili a un pubblico che (giustamente) ne vuole sapere meno che niente di stravolgere regole e costumi dello sport con la racchetta. Rifacendoci a De Gregori, in fondo, non siamo prigionieri di questa modernità, della frenesia e del famoso logorio della vita moderna. Magari abolire i 5 set nella Davis, introdurre il tie-break nel quinto set anche negli altri Slam, ma da qui a stravolgere punteggi, e regole di gioco ce ne passa, con buona pace di televisioni e business.

UN BILANCIO – Il dubbio alla luce di queste considerazioni appare lecito: uno spettacolo o una noia mortale? Un’esibizione necessaria o un inutile colosso commerciale? Risposte controverse, del resto de gustibus non est disputandum, ma così, a naso, verrebbe da escludere le prime alternative. Quanto realmente aiuta i giocatori nella preparazione pre-stagionale? Certo, i loro portafogli ne beneficiano lautamente, e ci mancherebbe, ma visto lo scarso interesse, almeno in questa edizione senza grandissimi personaggi in campo, non si sa fino a che punto non si riveli un boomerang che potrebbe far scemare l’interesse anche per le prossime edizioni.

Simone Marasi

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