” Se dovessi allenare un giovane tennista lo esorterei a giocare il rovescio a due mani, perchè bisogna essere quasi dei geni per giocarlo ad una mano.“
Queste parole le ha pronunciate Martina Navratilova, detentrice di 18 titoli dello Slam. Se questo è il prerequisito per intraprendere una carriera ad alti livelli, possiamo dedurre per quale ragione il colpo più elegante e complicato del tennis stia ineluttabilmente scomparendo. Nell’attuale panorama tennistico sono tre gli esponenti più prestigiosi del rovescio ad una mano: Roger Federer, Stan Wawrinka e Richard Gasquet. Oltre a questo sfavillante triumvirato, però, il numero dei volenterosi epigoni si assottiglia di anno in anno.
La crescente moria di rovescisti monomani viene certificata dallo stesso Federer, quando ad una domanda in merito alla formazione tennistica dei propri figli ha dichiarato: ” insegnerò loro a giocare il rovescio a due mani, dato che la racchetta è troppo pesante per poter colpire ad una mano da piccoli.”
Una lenta ed inarrestabile agonia, insomma, le cui origini vanno ricercate nel frastagliato mondo degli juniores.
Martin Wetson, direttore tecnico del settore giovanile britannico, conferma quanto siano gli stessi genitori a forzare i figli in tal senso: ” Ormai si è consolidata un’incomprensibile e spasmodica pressione da parte dei genitori nei confronti dei figli. Gli stessi allenatori alla fine si vedono costretti ad insegnare il rovescio a due mani, decisamente più redditizio per l’ottenimento di risultati in quella fascia d’età. Ne è tesimone Novak Djokovic, la cui formazione giovanile è stata segnata dal medesimo bivio tennistico. La sua allenatrice storica, Jelena Gencic, provò in tutti i modi a convincere l’acerbo Nole ad utilizzare il rovescio ad una mano, prima di capitolare di fronte alle sempre più evidenti resistenze del futuro campione belgradese.
Una statistica più delle altre evidenzia questa inversione di tendenza: dal 1970 al 1990 i tennisti equipaggiati di rovescio ad una mano vinsero il 60% degli Slam, mentre nell’ultima decade siamo sotto al 10%.
Di certo la progressiva uniformità delle superifici, divenute nel corso degli anni sempre più lente ed addomesticabili, ha contribuito in maniera decisiva all’estinzione di uno dei colpi che maggiormente hanno esaltato generazioni e generazioni di appassionati. I rovesci in slice ed in back fino a qualche lustro fa costituivano un’arma spesso decisiva per capovolgere l’inerzia di uno scambio, specie a livello indoor. Ora, invece, i rovesci tagliati rappresentano, nella maggior parte dei casi, un mero tentativo di difesa fine a se stesso, ultima soluzione prima di soccombere inanzi al dominio dell’avversario. I devoti del rovescio classico da tempo hanno cominciato ad elaborare un lutto che sembra sempre più prossimo al suo definitivo compimento.
Fonte- Sports Illustrated