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Lettera a Andy Murray

Eppure sembrava soltanto un sogno. Un sogno folle, impensabile, impossibile. Sembravi rassegnato all’eterno ruolo di secondo. Prima di Roger, poi di Rafa e infine di Nole. Forte, fortissimo. Tecnicamente impeccabile, tatticamente vario. Ma nonostante tutto, nel momento della verità, continuavi a scioglierti, schiacciato dal carisma di chi, per doti naturali o meno, ti era sempre stato davanti.

E allora le vittorie, quelle che ormai sembravano scontate, iniziavano, una dopo l’altra, a scapparti dalle mani. Ma sei rimasto lì, incurante delle critiche, fiducioso in quelle che, agli occhi di tutti, apparivano come cristalline ed inespresse qualità, troppo spesso trattenute e trasformate in banale regolarità per paura di non essere all’altezza delle aspettative. Qualcosa però è cambiato, da un anno a questa parte. La mancanza di coraggio e determinazione che da sempre ti è stata imputata, si è trasformata, forse grazie alla nascita del tuo primo figlio, in grinta e solidità mentale che ti hanno portato, in soli sei mesi, a colmare un gap troppo grande per poter essere anche solo pensato, sfidando a viso aperto quell’uomo che sin da bambino hai dovuto affrontare, accettando poi, con insolita facilità, la sua evidente e lampante superiorità.

È strano vederti adesso, davvero. Sei felice, stringi tra le braccia l’ennesimo trofeo, guardi il cielo cercando chissà cosa, interpreti alla perfezioni le leggi scritte sul tuo blocchetto degli appunti che gelosamente conservi nella borsa, tra le racchette ed una maglia di scorta. Guarda tua madre, mamma Judy, l’unica che forse, in fondo, nonostante quei suoi modi così discutibili, ha sempre creduto in te. E leggo quindi la classifica, perché ancora non ci credo. Domini, domini tu. L’eccelso secondo ora osserva tutti dall’alto, con quella distaccata aria da Sir che la Regina Madre ti ha così saggiamente insegnato. L’importante riconoscimento per una carriera straordinaria si è ora trasformato in solida realtà, rendendoti quindi paladino inconfondibile per tutti coloro che, ancora oggi, non vogliono arrendersi. Eppure sembrava soltanto un sogno. Soltanto un sogno.

Nicola Corradi

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