Lettera a mio figlio

Oggi è un giorno strano. Il cielo, esageratamente cupo, sembra starsene solo e sconsolato. Il vento, gelido, soffia le foglie secche che, senza forza, seguono il suo percorso. Nel volto di alcuni, una goccia di sincera malinconia è pronta per scendere a bagnare il viso. Eppure, concretamente, non è successo nulla. Loro sono ancora lì, alla ricerca di una resurrezione che adesso sembra soltanto utopia.
Io sono ancora qui, a guardarli giocare, sperando nel trentacinquesimo capitolo di una saga dal valore inestimabile. Manca qualcosa però, e si percepisce. Non sai cosa ti sei perso, figliolo. Quando sarai abbastanza grande per capire, ti narrerò le gesta di due uomini, nati per diventare nemesi, campioni, leggende. Ascolterai la storia di un dritto talmente esasperato da diventare letale, accompagnato fedelmente da un grido di guerra riconosciuto e temuto da tutti.
Ti parlerò anche di una volée, un tocco ed una classe tali da diventare plastici modelli di perfezione, obiettivi irraggiungibili per i rassegnati inseguitori. Ti farò vivere quelle vittorie, quelle sconfitte, quelle memorabili sfide che, volta per volta, miravano a raggiungere la perpetuità. È stato, per anni, lo scontro inevitabile tra i due più grandi dominatori del circuito. Durante le loro sfide, rispettate da tutti con un religioso silenzio, il rettangolo di gioco mostrava alla platea i mondi paralleli dei due protagonisti, divisi da discrepanze troppo ampie per essere ignorate, destinate ad infiammarsi ed accentuarsi ogni qualvolta fossero costrette a venire a contatto.
Purtroppo, però, come natura vuole, dopo anni di battaglie, di titoli, record e pagine scritte, la candida luce delle sue splendide stelle inizia ad affievolirsi, entrando in un vortice dal quale nessuno, nemmeno i migliori, possono sottrarsi. Lo scorrere del tempo corrode anche l’acciaio più resistente, ponendo fine, prima poi, anche alle fiabe migliori. Le sconfitte, strane ed inaspettate, non sono altro che l’ultimo capitolo di un libro gremito di successi. Un libro che racconta, tra un “vamos” ed un “nein”, le prodigiose gesta dei due giocatori che hanno indelebilmente segnato la storia dello sport. E quest’opera, figlio mio, parla di Roger Federer e Rafa Nadal, gli immortali.
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