Nadal – Moya: da Maiorca al Roland Garros

La coppia Nadal-Moya è la storia di un'amicizia e una fratellanza che dura da molti anni, il cui asse corre da Maiorca a Parigi e il cui tempo si snoda negli annali del tennis. Solo sapendo da dove vieni potrai sapere dove stai andando

E’ il prescelto a succedere allo “Zio Toni”. Alla fine del 2016 Rafael Nadal  ha portato a bordo Carlos Moya come co-coach ad affiancare il famosissimo Toni Nadal, intenzionato a  non seguire più Rafa dalla fine del 2017. Questi 2 maiorchini entrambi campioni al Roland Garros, come fratello maggiore e minore, sembrano già una coppia rodata. La loro amicizia inizia infatti quando Rafa era ancora un teen-ager e aveva già vinto a Parigi e a Maiorca. Oggi possiamo dire che sono una coppia di successo, infatti hanno iniziato un nuovo capitolo insieme vincendo “La Decima” al Roland Garros.

EPISODIO 1 – SUI PASSI DI MOYA A MAIORCA

 “Ti auguro una carriera come la mia”

“No, io voglio di più”

Come raccontato nella sua biografia “Rafa , my story”questo è parte di una conversazione fra Rafa e Moya, quando Rafa aveva 13 anni e Moya era già campione del Roland Garros e numero 1 del mondo. Questo fu il primo incontro della lunga storia fra i due. Moya ha fatto di Maiorca la sua residenza dal 1990, e Rafa ne è addirittura diventato l’emblema, di una relazione trasversale destinata a continuare su palcoscenici maggiori.

Moya per il giovane Rafa era un eroe, più un fratello maggiore però che un mentore. Nonostante fosse una star dell’Atp, quando poteva, dedicava del tempo tennistico al “teen ager  Nadal”, che sognava di conquistare il mondo “Tutti a Maiorca sapevano che Rafa era un ragazzo da non perdere di vista, e non perché era il nipote di Michel Angel Nadal, giocatore del Barça. Aveva vinto i campionati di Maiorca under 12 a soli 8 anni. Il mio allenatore Jofre Porta, che aveva lavorato un po’ con lui mi disse” Questo ragazzo potrebbe essere  un vero affare” Forse a causa di questo o forse no, Moya mise Rafa nella sua lista di sparring di Maiorca “La gente a volte dice che io ho aiutato Rafa, io dico che la cosa è stata reciproca, era già abbastanza bravo da mettermi in difficoltà in campo. Se facevamo partita dovevo impegnarmi molto per non farmi battere da un 14enne” anche se, ad essere onesti,  non tutti i 14enni hanno  l’opportunità di scambiare con dei top-players

rafateenager

EPISODIO 2 – SOTTO L’ALA DI CHARLIE L’INGRESSO NEL TOUR

Per ironia della sorte, il personaggio che Rafa chiamava affettuosamente Charlie, fu una delle prime vittime di Rafa nel circuito maggiore, la vittoria su di lui all’Hambourg Masters gli regalò la prima vittoria su un top 5. “Dopo quella volta vinsi la maggior parte delle volte con lui in allenamento, ma in quel match mi sentivo particolarmente nervoso, io ero un top player, e lui solo un promettente ragazzino di 16 anni. Perdere sarebbe stato imbarazzante per me, e proprio perciò mi feci sopraffare da questa cosa. Faceva freddo e mi sembrava di non riuscire a fare il mio gioco, lui al contrario fu centrato dal primo punto all’ultimo e persi in 2 set” Questa vittoria non rappresentò un passaggio del testimone fra i due, per lo meno non ancora, infatti  Rafa e Charlie non amavano soltanto competere in campo ma anche per esempio a video-games “Quel giorno ho realizzato quanto sarebbe diventato forte Rafael, un giocatore in grado di leggere la complessità di un match e che possedeva l’abilità di venirne a capo, capace di sovrastare il meglio del mio gioco, nonostante avessi vinto il Roland Garros e raggiunto la finale agli Australian Open. Dall’altra parte della rete c’era Rafa che mi abbracciava e mi diceva “Mi dispiace”. Non aveva motivo di dispiacersi, mi scoprivo filosofo più di quanto credessi. Sapevo che era solo la prima di una serie di sconfitte a venire. Lui era il futuro ed io destinato prima o poi al declino, che forse era già cominciato”

EPISODIO 3- MOYA SCOPRE IN RAFA UNA BESTIA SCATENATA

Arrivò presto il 2004 e Moya era ancora il n°1 di Spagna e l’innegabile campione spagnolo di Davis ai quarti di finale. Fu ancora Rafa in quell’occasione a rubargli la scena nelle semifinali contro la Francia, brillando in doppio contro Michel Llodra e Arnaud Clément, e portando “la Roja” in vantaggio,  per poi superare Clement al tie break del quarto set in singolo e veleggiare in finale. Nonostante in molti dicessero che una formula vincente non si cambia, l’aggiunta di Nadal, allora n°50, al team di Davis fece la differenza seppur in mezzo a Juan Carlos Ferrero, che solo 12 mesi prima era stato n°1, e Tommy Robredo ai tempi n°17 nel ranking Atp. In occasione della  finale ci fu poi un acceso dibattito su chi far giocare contro il team USA di Andy Roddick “Nadal venne da me e disse che non poteva usurpare il posto a Juan Carlos Ferrero e a Tommy, e anche Toni era dello stesso avviso. Dovetti insistere con loro dicendo che Rafa non stava prendendo il posto di nessuno ma che farlo giocare in singolo era una scelta legittima, io poi avevo in lui piena fiducia. Rafa era uno di noi e ci aveva condotto in finale, dunque aveva meritato di esserci” Anche allora era un rischio calcolato “Avrei imparato a conoscere Rafa, il ragazzo timido e di belle maniere della vita reale era come galvanizzato dal pubblico e dall’evento. Sceso in campo davanti ai 27000 fans di Siviglia, ebbi modo di vederlo all’opera contro Andy Roddick, allora n°2 del mondo per portare la Spagna alla sua seconda vittoria in Davis. In quell’occasione ho scoperto la bestia interiore di Rafa che aveva scherzato Roddick con un sorriso”

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EPISODIO 4 – UN’INVERSIONE AL ROLAND GARROS

Il 2007 fu per Moya il canto del cigno, infatti all’età di 31 anni era sceso in top 20. Il suo ultimo risultato al Roland Garros furono i quarti di quell’anno, e ironia della sorte, fu fermato proprio da Rafa che vinse sul suo “fratello maggiore” per 6-3 6-4 6-0 in un match che avrebbe avuto un gran significato simbolico per entrambi. Dieci anni dopo il loro scontro sui campi del French Open la coppia è tornata a Parigi, il campione del 1998 si è aggiunto infatti al team di Rafa, il suo pupillo, che quest’anno  si è issato definitivamente  “Re della terra”vincendo senza precedenti e per la decima volta la “Coppa dei Moschettieri”, tre volte in più di Bjorn Borg. Moya in questi anni era spesso stato sparring di Rafa, anche in occasione di precedenti finali a Parigi e nonostante fosse diventato coach di Milos Raonic con ottimi risultati. La loro “leggenda “quindi ha possibilmente persino superato se stessa, infatti “Charlie” si aggiunge al team di Rafa proprio quando Rafa ne ha più bisogno, dopo due anni cioè, che a causa degli infortuni non ha potuto centrare lo Slam francese. Moya, maiorchino doc, si aggiunge dunque al team di Rafa tutto “made in Maiorca”e alla sua prima prova riesce a far riemergere un Nadal 31enne partendo dalle radici. Solo sapendo da dove vieni potrai sapere dove stai andando. Vincere “La Decima” è stato il logico epilogo e un nuovo inizio e, chiaramente, l’accoppiata Rafa-Moya la scelta giusta.

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