Dopo anni trascorsi a fianco di Rafael Nadal, Marc López si lancia in una nuova sfida nel mondo del tennis femminile. Con Jasmine Paolini al suo fianco, l’ex campione olimpico affronta un nuovo capitolo della sua carriera, fatto di motivazioni fresche, umanità e una passione che non si è mai spenta. Lo spagnolo ha parlato di questo e tanto altro in un’intervista al media spagnolo Puntodebreak.com.
Un incontro fortuito che ha acceso la scintilla
Tutto è cominciato quasi per caso, il 7 aprile 2025, a Barcellona. Marc López, da poco libero da impegni dopo l’addio di Nadal al tennis, riceve una proposta inaspettata: entrare nel team di Jasmine Paolini, n.6 del mondo, rivelazione della stagione WTA. L’invito arriva dal manager della giocatrice, ma l’idea parte da lei. “Non mi aveva visto giocare molto – racconta López – ma stimava il mio lavoro e il percorso fatto accanto a Rafa”. È proprio questa stima, unita all’energia positiva che Jasmine trasmette, a convincerlo. “Ho sempre affrontato la carriera con un sorriso, e lei ha la stessa luce. Mi sono detto che, se non accettavo, me ne sarei pentito”.
Un nuovo mondo? Non proprio. Ma con sorprese
Per López, abituato al circuito maschile, il passaggio alla WTA rappresenta una prima assoluta. Eppure, non lo vive come un salto nel vuoto. “Alla fine è sempre tennis. Si dice che il circuito femminile sia un altro mondo, ma è un’esagerazione. Certo, c’è meno varietà rispetto agli uomini, ma il livello è altissimo. A Stoccarda sono rimasto davvero colpito”.
Tra le differenze, però, qualcosa c’è. “Le ragazze sembrano più aperte all’ascolto, ma è presto per generalizzare. Con Jasmine sto cercando solo di accompagnarla e capirla, senza stravolgere nulla”. Il lavoro è fatto di piccoli aggiustamenti, più che di rivoluzioni. “Ha 29 anni, è già tra le migliori. Però può ancora migliorare, magari variando un po’ di più il suo gioco”.
La forza di Jasmine: velocità, intelligenza e resilienza
López ha parole di grande ammirazione per la sua nuova allieva. “È la più bassa della top100, ma compensa con intelligenza e velocità. Il servizio non è il suo colpo migliore, ma nel circuito femminile i break sono frequenti, e Jasmine sa leggere bene il gioco”. Anche nei momenti difficili non perde lucidità. “Dopo la semifinale persa con Sabalenka a Stoccarda era serena. Sa accettare la sconfitta, e non è da tutti”.
Il torneo di Madrid ha messo alla prova il suo fisico e il suo spirito. “Il giorno del debutto ha avuto un virus intestinale, poi febbre e tanta debolezza. Eppure ha stretto i denti, ha vinto il primo match, ha giocato anche in doppio. Ma era al limite”. Una battuta d’arresto inevitabile, ma che non cambia la direzione di una stagione fin qui brillante.
Doppio sì, finché fa bene
Tra le peculiarità di Paolini c’è la scelta di continuare a giocare anche il doppio, spesso con l’amica di sempre Sara Errani. Una decisione che López, ex specialista della disciplina, comprende e condivide. “Finché vedo che le dà gioia e non le toglie energia, non vedo perché rinunciare. Gioca con la sua migliore amica, ed è bello vederle sorridere in campo”.
Il legame tra i tre è forte anche fuori dal campo, come dimostrano gli scherzi a tavola. “Durante una cena, con Sara e il suo coach abbiamo riso dicendo a Pablo Lozano: ‘L’unico senza medaglia d’oro qui sei tu!’”.
Un nuovo equilibrio tra famiglia e ambizioni
Nonostante l’entusiasmo, López non nasconde il desiderio di trovare un equilibrio tra lavoro e vita privata. “La mia bambina ha quattro anni. Non voglio perdermi la sua crescita, ma sento ancora il bisogno della competizione”. Dopo tre mesi a casa, l’occasione con Jasmine è arrivata nel momento giusto: “È un progetto che sento mio, con una persona che non conoscevo. È una sfida che mi stimola”.
Oltre l’ombra di Nadal
Dopo una lunga carriera accanto a Nadal – prima in campo, poi come parte del suo staff – López sente ora il bisogno di dimostrare il proprio valore anche altrove. “Sono grato per tutto quello che ho vissuto con Rafa, ma ora voglio capire se posso essere un bravo allenatore anche senza di lui. Jasmine è già in alto, ma credo possa fare ancora di più”.
Quanto a Nadal, il ricordo è vivo e forte. “Ci manca. Era carisma puro, in campo e fuori. Il giorno in cui ci ha annunciato il ritiro alla sua Academy lo ricordo perfettamente, anche se in fondo lo intuivamo. Ma è stato un momento di grande maturità, proprio com’è lui”. Sul futuro del maiorchino, López ha pochi dubbi: “Non credo lo vedremo allenatore. Ha altri progetti, altri interessi. Ma se accadesse, sarebbe bellissimo per il tennis”.
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