Adriano Panatta: “Non dirò nulla su Coco Gauff, Sinner mi ha fatto tenerezza”

Adriano Panatta commenta il caos mediatico dopo le parole su Coco Gauff e mostra affetto per Jannik Sinner dopo il Roland Garros. Le sue parole accendono il dibattito.
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Le critiche a Gauff e il silenzio annunciato

Adriano Panatta non è mai stato tipo da mezze misure. La sua opinione schietta e pungente sul tennis contemporaneo, soprattutto quando si tratta di nuove generazioni, continua a dividere. Dopo la finale degli Internazionali BNL d’Italia tra Jasmine Paolini e Coco Gauff, l’ex campione italiano non ha risparmiato giudizi taglienti sull’americana, accusandola di essere “un prodotto di laboratorio come tante tenniste della sua generazione” e di giocare “senza pensare”.

Secondo Panatta, Gauff si limiterebbe a colpire con forza, senza variazioni né visione tattica, rendendo le sue partite “una noia mortale”. Un’opinione che ha fatto il giro dei social e ha sollevato critiche e difese da entrambe le parti.

Ma a sorprendere è stato il colpo di scena: ventuno giorni dopo quelle dichiarazioni, Gauff ha conquistato il Roland Garros, dimostrando una crescita notevole proprio sulla terra battuta, la superficie che Panatta le imputava di non saper gestire. Incalzato dai commenti ricevuti, l’ex tennista è tornato sull’argomento durante il podcast La Telefonata, prodotto da Fandango Podcast con Il Tennis Italiano, dichiarando con ironia e una punta di stizza: “Non dirò più quello che penso, ma non è che Gauff abbia incontrato una scienziata nucleare. Aryna Sabalenka non è una stratega…”. Un modo, forse, per rimanere fedele al proprio pensiero, pur riconoscendo – seppur indirettamente – il valore dell’impresa della statunitense.

Il dolore sportivo di Sinner e l’umanità di Panatta

Un altro momento intenso che ha segnato il Roland Garros è stata la sconfitta di Jannik Sinner in finale contro Carlos Alcaraz. Dopo aver mancato tre match point nel quarto set, il numero uno al mondo ha visto sfumare un titolo che sembrava a portata di mano. Le immagini del suo sguardo perso nel vuoto hanno raccontato più di mille parole.

Adriano Panatta, anche in questo caso, ha commentato con sensibilità l’accaduto, dicendo: “Mi ha fatto una tenerezza alla fine. Non pensavo mai che potesse perderla a quel punto, ma è la cosiddetta magia… a volte, ti si gira contro”. Ha sottolineato come Sinner, servendo per il match, abbia forse esitato nel momento decisivo: “Se lo avesse aggredito, l’altro non avrebbe avuto nessuna possibilità”.

L’ex campione ha poi tracciato un confronto tra le due stelle del tennis moderno: “L’atteggiamento e lo sguardo di Sinner sono legati al suo gioco, che è freddo e pragmatico. L’altro è latino, può commettere qualche errore ma poi fa delle cose che non si possono fare”. E in un elogio al livello altissimo raggiunto da entrambi, ha ammesso: “Li avrei fermati prima del super tie-break per dire: ‘Basta, avete vinto entrambi’”. Secondo Panatta, i due domineranno anche il futuro prossimo: “Per i prossimi due o tre anni non vedo chi possa arrivare in finale al loro posto. Forse Lorenzo Musetti potrebbe inserirsi”.

Un tennis che divide: tradizione contro modernità

Le dichiarazioni di Panatta non sono solo spunti di cronaca sportiva: sono sintomi di un conflitto più ampio tra il tennis classico e quello contemporaneo. Da un lato, la ricerca di spettacolo, potenza e velocità, incarnata da atlete come Gauff; dall’altro, la nostalgia per un tennis più pensato, tecnico e strategico. Panatta rappresenta la voce di una generazione che ha vissuto l’epoca delle superfici lente e dei match a scacchi. In questo senso, le sue parole – che siano apprezzate o contestate – mantengono vivo un dibattito necessario.

Allo stesso modo, il suo sguardo affettuoso su Sinner rivela una sensibilità che va oltre la tecnica. Per Panatta, lo sport resta prima di tutto una questione umana, fatta di emozioni, fragilità e riscatto. E in questo, la sua voce – anche quando controversa – continua a raccontare il tennis con una passione autentica.

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