C’è una sensazione epica nella preparazione al Roland Garros di quest’anno, con Nadal che sembra sciogliersi ogni volta che sfida il numero uno del mondo dagli occhi di ghiaccio Novak Djokovic.
Se il maiorchino riuscisse a emergere dalla sua crisi e a sollevare per la decima volta il trofeo a Parigi, sarebbe probabilmente il maggior successo della sua carriera. Solo ora, pensate, 66-1 non sembra il suo rapporto vittorie-sconfitte al Roland Garros, ma le sue possibilità di mantenere la sua carica.
Diventa interessante, quindi, parlare con Robin Soderling, l’uomo responsabile dell’unica sconfitta di Nadal al Roland Garros. Non solo Soderling supporta il sentimento generale che il trono di Nadal è in ballo, ma è pure un po’ elettrizzato all’idea. Ne ha avuto abbastanza di essere la risposta a quella domanda da quiz in particolare.
“Quest’anno, dopo molto tempo, Rafa non è il favorito” ha detto Soderling al Telegraph. “Lo è Novak. Di sicuro sarà duro battere Nadal al Roland Garros, giocando su cinque set su terra: una sfida molto maggiore rispetto a batterlo sui tre set. Ma non sarei sorpreso se succedesse”.
E cosa ne dite di questa pazzesca statistica: dieci anni di lotta contro l’elitè e solo una sconfitta? “Dice molto di più di Rafa quanto di me. Non succedera più, nemmeno tra cento anni”
“E’ bello essere l’unico, ma tutti mi chiedono solo di quel match. Ma sono orgoglioso anche di molte altre cose nella mia carriera: essere nella top five, raggiungere due volte una finale slam. In verità sono più orgoglioso della finale del Roland Garros 2010 rispetto a quella dell’anno precedente, perchè difendere quei punti era una grossa sfida.”
“Quindi forse è meglio se Rafa perdesse di nuovo, così tutti la smetteranno di chiedermi sempre a riguardo di quel match. E’ diventata una specie di leggenda, e molti la raccontano sbagliata: alcuni credono che sia stato l’unico a batterlo in una partita di tennis, altri che fosse la finale del Roland Garros, altri addirittura che fosse Wimbledon.”
Infatti, Soderling lo ha battuto con il formidabile punteggio di 62 67 64 76 nel quarto turno del Roland Garros 2009. Era una stagione difficile per Nadal: non solo i suoi genitori si erano lasciati da poco, ma le sue ginocchia erano doloranti e lo stavano portando a quella che si è rivelata poi una tendinite cronica.
Comunque, come ha detto Soderling: “Quando arrivi alle fasi finali di uno slam, tutti sono un po’ infortunati. Ricordo che mi faceva male un ginocchio e che mi sentivo un po’ stanco. Magari aveva davvero male alle ginocchia, ma di solito senti di più queste cose quando stai perdendo”.
Questa potrebbe sembrare lesa maestà da parte di Soderling, ma lui parla con il tipo di sfrontatezza momentanea per cui sono noti gli svedesi. Inoltre, dopo le sue tremende esperienze degli ultimi anni, difficilmente si preoccuperà dei tic nervosi di Nadal.
Nell’estate del 2011 Soderling raggiunse il suo miglior ranking, con la quinta posizione mondiale, ma non sapeva che da li a poco la sua fiorente carriera gli sarebbe stata strappata via. E’ iniziato a Wimbledon, con stanchezza e sbalzi di temperatura improvvisi. Ha continuato a giocare fino a quando gli è stat diagnosticata la febbre ghiandolare in autunno. Non era un’infezione ordinaria, perchè ogni volta che provava a riprendere gli allenamenti la stanchezza ritornava con una sorta di vendetta.
La carriera sportiva è probabilmente finita, e si è cancellato le strade da solo: sia diventando direttore dello “Stockholm Open” sia creando un nuovo marchio di palline chiamato RS (grip e corde arriveranno presto).
“Giocare di nuovo un match professionistico è ancora un mio sogno” ha detto Soderling. “Prima che questo accadesse, avevo programmato di giocare ben oltre i 30 anni . Ma ora provo a non pensarci troppo.
“Nei primi sei mesi, mi sentivo così male che provavo solo a vivere giorno dopo giorno. Dopo circa un anno ho pensato che avrei dovuto ritirarmi. Si, ho passato giorni difficili. Ma le cose sono cambiate. Ho un bambino, e un altro sta per nascere. Ci sono molte altre cose nella vita.”
“Negli ultimi sei mesi ho iniziato a sentirmi molto meglio, diciamo intorno al 90 per cento. Riesco ad allenarmi un po’ ma preferisco a fare un po’ meno che troppo. Ho fatto lo stesso errore più volte, iniziavo a sentirmi meglio e iniziavo ad allenarmi troppo presto e avevo una ricaduta. Ho imparato che il tennis non è tutto per me”