Roger Federer: “Non posso sempre far felici tutti. La Coppa Davis nel 2016? Chi lo sa cosa succederà il prossimo anno”

Roger Federer chiarisce che è impossibile giocare e vincere tutti i tornei del circuito, e che non è giusto criticare dopo ogni finale persa. Lo svizzero analizza la propria situazione prima di dover affrontare molti impegni, come impedire alla Svizzera di scendere nella Seconda Divisione di Coppa Davis. Il n.2 del mondo ha dichiarato in conferenza stampa che gli sarà difficile giocare la Coppa Davis nel 2016 vista la coincidenza con le Olimpiadi, spiegando che non si possono fare felici tutti, non si può giocare e vincere ogni cosa. Infine, dà uno sguardo al passato e racconta un aneddoto della finale con la Francia.

Il giocatore di Basilea ritiene favorita la Svizzera contro l’Olanda. “Abbiamo Stan tra i nostri e giochiamo nello stesso stadio dove vincemmo quarti e semifinale lo scorso anno”, commenta Roger, che bilancia la stanchezza del lungo viaggio da New York e della finale giocata con la felicità di stare con i propri compagni. “Tornare di nuovo a Ginevra con la squadra è fantastico”, e commenta che intende sfruttare al massimo quest’occasione perché potrebbe essere l’ultima partita davanti al pubblico di casa. “Non sappiamo come andrà né cosa succederà in futuro. Potrebbe essere l’ultima partita in casa per molto tempo”.

Quando gli chiedono se questa sarà l’ultima eliminatoria che giocherà per la Svizzera nella sua carriera, Roger risponde:”Non vedo quest’eliminatoria come il mio addio alla Coppa Davis. Se lo avessi dovuto fare, lo avrei fatto l’anno scorso a Lille”. Inoltre ammette che gli sarà difficile giocare la Coppa Davis nel 2016, con i giochi olimpici in mezzo. “Chi lo sa cosa succederà nel 2016 e 2017” dice.

Roger Federer con la bandiera della Svizzera

 

 

Gli hanno anche chiesto delle delucidazioni su una sua ammissione d’inizio anno, quando diceva che la Coppa Davis per lui era un peso. “Questo è stato qualcosa che ha caratterizzato tutta la mia carrier5a, che la giocassi o meno” ammette Federer. “Non lo voglio dire che mi infastidisce, però nei primi cinque, sei anni abbiamo cambiato quattro capitani. Questo è stancante, ma in generale questa competizione mi ha aiutato molto come giocatore. Non tutto fu positivo, ma il negativo di allora lo vedo come positivo adesso”.

Un giornalista gli ha chiesto se è infastidito dalla frequenti domande sulla sua partecipazione in Coppa Davis: ”Intendo che questo dipende dal fatto che non sai mai dove la giocherai. Cilic è andato in Brasile, Nadal in Danimarca, in nostri in Svizzera. Questa volta siamo stati fortunati, ma quello che rende imprevedibile la Davis è che non sai dove giocherai”, spiega il numero due del mondo. “A me piace organizzare il mio lavoro e prestare attenzione alla salute. Però è difficile essere numero uno del mondo, vincere la Davis, vincere gli Slam, vincere i 1000 e poi essere criticati se perdi la finale di Dubai”.

“Non posso fare contento tutto il mondo sempre”, dice lo svizzero. “E quando ho provato a farlo, non sono stato felice con me stesso. In tutto quello che faccio mi sorgono dilemmi. Abbiamo vinto la Davis una volta, e ora siamo disponibili a farlo di nuovo”.

Roger Federer e Stanislas Wawrinka, amici e connazionali

 

Federer guarda il proprio passato, e ricorda come visse quel fine settimana a Lille quando vinsero la coppa Davis. “Fu tutto molto intenso. La domenica in cui dovevo giocare la finale delle World Tour Finals non riuscivo neanche a correre, ma la squadra era comunque unita. Quando persi da Monfils in tre set, Wawrinka mi si avvicinò e mi chiese come stavo. Io gli dissi che stavo un po’ meglio, lui prese la mia borsa e disse che era quella la cosa veramente importante”. Poi racconta un piccolo aneddoto che avvenne durante la sua partita con Gasquet, quella che poi avrebbe portato alla vittoria degli svizzeri. “Nel primo set, sul 4/2 sentii qualcosa alla spalla e dissi a Seve (Sevrin Luthi, capitano della Davis svizzera) avvisa Stan di scaldarsi , perché mi sa che non finisco la partita. Lui mi rispose di giocare offensivo e di chiudere velocemente gli scambi”.

Jonathan Zucchetti

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