TecnoTennis: è veramente un’innovazione?

Nei giorni nostri, in cui siamo costantemente connessi gli uni con gli altri attraverso Internet e i social network, il mondo dello sport non poteva rimanere fuori da questa ondata tecnologica che ci sta investendo. Se nel mondo del calcio l’uso della tecnologia stenta a decollare, in quello tennistico (forse perché entrano in ballo meno interessi economici) sta piano piano prendendo piede più di quanto ci si possa immaginare. Fermo restando che la tecnologia nel tennis è già in parte presente, fin dall’introduzione dell’hawk eye, risalente al 2006, non è ancora decollata ai livelli di circoli e club, dove per le nuove generazioni potrebbe essere un importante supporto nell’apprendimento di questo sport.

Proprio in tal senso un’azienda israeliana con sede a Tel Aviv, ha inventato e reso già disponibile un sistema chiamato PlaySight, che oltre ad includere il classico “palla dentro o fuori”, prevede la possibilità di sapere in tempo reale velocità, direzione e efficacia di ogni colpo che esce dalla nostra racchetta. Questo è possibile grazie a quattro telecamere poste agli angoli del campo, più una centrale che ha il solo compito di registrare la partita. Le altre quattro effettuano le rilevazioni del caso. Su uno schermo piazzato in campo è facilmente valutabile se una palla sia effettivamente buona o meno, cosa che a qualcuno potrebbe non piacere. Il sistema di video analysis permette inoltre di filtrare gli highlights di una partita e di poterli successivamente condividere tramite i più famosi social network. Questa tecnologia, alquanto innovativa, potrà permettere ai maestri dei circoli di analizzare oggettivamente le prestazioni dei loro allievi in partita, anche quando non sono presenti fisicamente, e di conseguenza aiutarli nel sopperire alle loro mancanze tecniche.

Gli incontri disputati su questi smart court possono essere seguiti anche in live streaming collegandosi tramite Internet al sistema innovativo introdotto da questa azienda israeliana. L’unico ostacolo che può rallentarne la diffusione è il costo elevato dell’impianto e della licenza del software. Si parla infatti di cifre considerevoli viste le possibilità economiche di un circolo: il costo del solo impianto di telecamere, fa sapere l’azienda può arrivare in alcuni casi anche a 12.500 € mentre la licenza del software si aggira sugli 800 € mensili. Personalmente penso che il costo dell’impianto possa essere ammortizzato in parte da un aumento del costo dell’affitto del campo e dalla vendita dei video delle partite disputate su di esso.

Anche la federazione potrebbe, anzi dovrebbe, incentivare la costruzione di questi campi. In altri Paesi europei già alcuni club hanno introdotto questa sensazionale tecnologia, vedasi Francia, Inghilterra (al club del Queen’s) e Olanda, oltre che Svezia e, oltreoceano, New Jersey. C’è da sperare che l’Italia non si tagli fuori dall’introduzione di questa tecnologia nei circoli e che, negli anni a venire, qualcosa si riesca a fare in questo senso.

PlaySight

Soluzioni parecchio più economiche della tecnologia PlaySight ne esistono: una di queste, probabilmente la più famosa, si chiama Babolat Play. Il colosso tennistico francese già da diversi anni sta lavorando a questo progetto e già quest’anno è possibile comprarla al modico, si fa per dire, prezzo di 400 €. Si tratta di una Babolat Pure Drive GT, che ha nel manico un microchip che registra il punto di impatto della pallina sul piatto corde, il tipo di effetto utilizzato nel colpo e la potenza che si imprime al colpo. Quest’ultima non è un valore in km/h, bensì in percentuale. Si sono registrati i valori dei top 20 testimonial del mondo e gli si è attribuito un valore pari a 100. Il sensore determinerà quindi la potenza in base al confronto con questi valori preimpostati.

Avendola provata personalmente, a un evento del mio circolo, posso dire che a fine partita o allenamento, quando si collega la racchetta al PC o allo smartphone, si possono vedere le proprie statistiche molto velocemente e senza difficoltà. Da questi dati ci si può rendere perfettamente conto del tipo di tennis giocato. Una pecca di questo sistema è che non rileva (giustamente!) se il colpo è effettivamente in campo. I risultati possono essere condivisi tramite i social network ed è possibile entrare a far parte della community di Babolat e vedere la propria posizione nella classifica Play. Devo dire che è stata un’esperienza di gioco diversa dal normale avendo la possibilità di vedere un grafico che riassume il bilanciamento tra tecnica, potenza e resistenza. Si può facilmente vedere quindi, il proprio “punto debole” e di conseguenza allenarsi per migliorarlo, osservando i risultati allenamento dopo allenamento grazie a questa innovazione targata Babolat, che entro il 2020 ha promesso di estendere questa tecnologia anche alle altre racchette, perfino alle junior.

Che dire? Il connubio tra tecnologia e tennis, se da una parte aiuta i giocatori a tenere traccia delle proprie prestazioni e a focalizzare il loro allenamento migliorandosi sempre di più, dall’altra porterà il tennis, inteso come sport, ad essere meno “personalizzato”; questo perché tenderemo tutti a uniformarci secondo dei numeri ottenuti da un chip.

A questo punto pongo una domanda: è veramente così indispensabile ricorrere a questo tipo di tecnologia anche nel gioco del tennis? Finché si parla di nuove tecnologie nella costruzione di racchette (graphene, Spin Effect, ecc.) è ok, ma da qui a “robotizzare” il gioco ce ne passa. Non pensate sia più bello un tennis da imparare in compagnia di un maestro anziché di un microchip o di una telecamera?

Sinceramente penso di si.

Di Simone Marasi

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