Tennis olimpico, si torna al rosso

Parigi ospiterà i Giochi del 2024 e il torneo di tennis verrà disputato sui campi in terra del Roland Garros.

Poteva essere il Foro Italico invece sarà il Roland Garros. Senza entrare nel merito politico della scelta, ci limitiamo a constatare che, dopo ben 32 anni, il torneo olimpico di tennis tornerà ad essere giocato sulla terra rossa.

La storia controversa del tennis ai Giochi Olimpici ha vissuto tre fasi ben distinte. Dall’inaugurazione delle Olimpiadi moderne (1896 Atene) e per sette edizioni (ovvero fino a Parigi 1924) il nostro sport fu incluso subito tra le discipline ufficiali anche se, in questa prima fase, il programma non fu sempre completo. Mentre infatti singolare e doppio maschile sono sempre stati presenti, lo stesso non si può dire per il versante femminile che ha visto la sua comparsa solo a Parigi 1900 per poi tornare otto anni dopo a Londra. In questo primo periodo furono numerosi i campioni che riuscirono a conquistare la medaglia d’oro, dai fratelli Doherty a Suzanne Lenglen, da Helen Wills a Vincent Richards.

Nel 1928, ad Amsterdam, il tennis venne escluso dalla lista degli sport olimpici e tale rimase fino al 1968, quando fu reintrodotto sia pur a livello di dimostrazione ed esibizione. Tornò infine nel 1984 a Los Angeles, con la prospettiva di diventare nuovamente disciplina ufficiale quattro anni più tardi.

Dunque, da Seul 1988 (Giochi della XXIV Olimpiade) a Rio 2016, sono stati ben otto i tornei olimpici e non sono mancate le sorprese. Tanto per citare un esempio, forse il più significativo di tutti, a dispetto delle sue quattro partecipazioni, Roger Federer non è mai riuscito a conquistare la medaglia d’oro in singolare. Sarà il clima particolare della manifestazione, sarà che per molti tennisti l’oro olimpico non è il più importante dei trofei (come invece accade per quasi tutti gli altri sport), resta il fatto che non sempre i favoriti sono riusciti a rispettare il pronostico.

Accadde proprio a Seul, quando “Gattone” Mecir si impose a Edberg in semifinale per poi conquistare l’oro ai danni di Tim Mayotte, a Barcellona, quando si impose “Pippo” Rosset e, ancora più clamorosamente, ad Atene 2004 quando i cileni Massu e Gonzalez fecero razzia di medaglie (due ori il primo, un oro e un bronzo il secondo). Più normale la situazione sul versante femminile, dove le sole campionesse olimpiche non vincitrici di slam sono Elena Dementieva (Pechino 2008) e Monica Puig (Rio de Janeiro 2016).

Nel 2024, dunque, per la seconda volta nella storia si giocherà sulla terra rossa. L’unico precedente risale all’edizione disputata sui campi del Tennis Club Vall d’Hebron di Barcellona e anche in quel caso non mancarono le sorprese. Detto di Marc Rosset, giocatore solitamente non proprio a suo agio sulla terra ma che in quella occasione sconfisse negli ottavi il n°1 Courier in tre set e in finale trovò nientemeno che lo spagnolo Jordi Arrese, il torneo femminile registrò la vittoria della sedicenne Jennifer Capriati a spese della n°1 del mondo Steffi Graf.

Da allora, il tennis alle Olimpiadi si è sempre svolto su superfici rapide (o presunte tali): il duro ad Atlanta 1996, Sydney 2000, Atene 2004, Pechino 2008 e Rio de Janeiro 2016 mentre a Londra 208 si è giocato sull’erba di Wimbledon. Anche a Tokyo, nel 2020, si giocherà su una superficie hard.

Tra sette anni, molto probabilmente, Rafael Nadal non giocherà più e quindi la caccia alle medaglie sarà aperta, sempre che nel frattempo non nasca un altro specialista come il maiorchino, in grado di monopolizzare o quasi i tornei sul rosso. Con ogni probabilità, l’ufficializzazione di Parigi quale sede olimpica (avvenuta ieri a Lima, in Perù) darà una spinta sostanziale alla realizzazione dei lavori di ampliamento e completamento della sede che ospita gli Internazionali di Francia, primo fra tutti il tetto sul campo centrale. Sarà, infine, la terza volta che il torneo olimpico verrà disputato sui campi di un major: nel 1908 e nel 2012 si giocò infatti a Wimbledon, la prima volta a Worple Road, la seconda a Church Road. Alla lista avrebbe potuto aggiungersi anche il White City Tennis Club di Sydney, più volte sede degli Australian Open nel periodo in cui lo slam down-under era itinerante, ma nel 2000 il torneo olimpico si giocò nel nuovo impianto, costruito per l’occasione.

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