Toni Nadal: “le nuove leve non hanno strategie. Sanno vincere ma non dominare”

L'ex coach e zio del numero uno del ranking, intervistato da Le Monde, espone una riflessione a tutto campo sui diversi aspetti del Tennis: il suo passato, l'evoluzione e il suo futuro. Parlando dei giovani critica la loro discontinuità e il fatto che, dopo una vittoria, spesso si bloccano. La differenza tra loro e Fab 3 per zio Toni si racchiude in un'unica parola: l'impegno. Si mostra poi molto critico anche con l'ITF che, secondo lui, avrebbe declassato la terra battuta in favore dei campi veloci.

Zio Toni Nadal, intervistato di recente dal quotidiano Le Monde, ha rilasciato delle dichiarazioni molto interessanti sul Tennis nella sua interezza, ovvero come sport e disciplina professionale. L’esperienza decennale, accanto ad uno dei più grandi campioni di tutti i tempi di questo sport, gli permette di parlare senza filtri e di poter valutare con competenza, unita ora ad un pizzico di distacco, l’attuale situazione tennistica e i giocatori che la determinano, con la loro tattica e le loro prerogative. Nell’introduzione al discorso, come sempre, manifesta tutto il suo apprezzamento per campioni come Federer, Nadal e Djokovic, ma successivamente esamina i problemi del circuito, l’eccessiva cementificazione delle superfici e la dispersione della buona strategia di gioco.

Toni_Nadal,_Aegon_Championships,_London,_UK_-_Diliff

“Non rimpiango la mia decisione” -risponde Toni quando gli viene chiesto se gli sia pesato interrompere il sodalizio col nipote Rafa-” ho raggiunto un punto in cui sentivo che Rafael non aveva più bisogno del mio aiuto, quindi ho preferito fermarmi. Provo lo stesso piacere nello stare qui a Maiorca ad occuparmi dei giovani, come quando mi trovavo al Roland Garros, a Melbourne o altrove. Oggi però mi sento più utile in accademia, che non come coach principale di un team”. Toni si sofferma poi ad esaminare i particolari che hanno reso grandi gli attuali campioni (per non dire fenomeni) di questa generazione. “Non ci sono grandi differenze tecniche tra di loro, dato che non hanno rivoluzionato in modo massiccio il gioco; ma ciò che distingue Djokovic, Rafael, Federer e gli altri è che il loro impegno è totale, è per questo che hanno vinto più degli altri. Non so se per Sampras, che era uno specialista dei campi in erba e del veloce, il Roland Garros avesse la stessa importanza degli altri Slam. Rafael è certamente un giocatore più adatto alla terra battuta, ma Wimbledon è sempre stata una delle sue priorità. Nella storia del Tennis non ci sono mai stati, contemporaneamente, tre giocatori così eccezionali  da vincere da soli 48 prove del Grande Slam. Sampras (14), Agassi (8), Becker (6) e Edberg (6), per esempio, ne hanno vinti 34. Se prendiamo Connors (8), McEnroe (7) e Borg (11) ne hanno conquistati 26. Questa è una generazione strepitosa, in assoluto la più dominante”. E’ per questo che non ritiene le nuove leve così speciali e irripetibili come loro? “Sì, oggi i giocatori sono meno continui: un giorno giocano bene, il giorno dopo staccano la spina. Ciò che spiega tutta questa incostanza è che i tennisti non ragionano più, non hanno in mente una tattica da tenere inalterata. Oggi mettono a segno un servizio, fanno il botto per un giorno e poi basta. È senza dubbio un riflesso dell’evoluzione della società odierna. Non condivido lo sport solo come un allenamento; io intendo il tennis e tutti gli sport in generale come un arricchimento e un completamento dello spirito, un po’ come i greci nell’antichità. Non approvo i giocatori che non possiedono una strategia”. Toni si sofferma ad esaminare il pubblico, valutato da lui come uno dei termometri che rilevano lo stato di salute del gioco odierno. “Mi è piaciuto osservare il comportamento del pubblico; agli US Open per esempio, dove gli scambi sono spesso stati brevi, gli spettatori raramente hanno applaudito. Quante volte le persone tifano durante una partita? Se il gioco non desta interesse, è perché non è molto spettacolare e questo è un problema. I leaders mondiali del Tennis non danno importanza a questo, perfino Federer, il che è incredibile. Roger è quasi perfetto sotto il profilo tecnico, ma i punti con lui scorrono troppo veloci: il 70% del suo score è costituito dal servizio e un colpo a chiudere. Il circuito mi appassionava di più quando c’erano giocatori come Nastase: un colpo a sinistra, una smorzata, una palla lunga, una palla corta, ecc. Il gioco era più estetico”. A questo punto della discussione, Nadal senior aggiunge ulteriori spiegazioni alle sue tesi, specialmente su ciò che non si sarebbe evoluto nella disciplina della racchetta: “Penso che oggi si giochi troppo poco tennis nei paesi sviluppati, la gente vuole imparare tutto immediatamente. Infatti perché il padel è così di moda? Perché già dopo due settimane puoi competere ad un livello decente, divertendoti. Il gioco fatto di strategia si è eclissato perché le superfici sono pericolose e dunque deve chiudersi velocemente. Anche le articolazioni vengono sollecitate troppo e gli infortuni aumentano. Quale strategia può essere sviluppata contro un grande server come John Isner, per esempio? Nessuna, devi solo sperare che non metta dentro la prima. Viviamo in un mondo dominato dagli anglosassoni, questa è la spiegazione. Ma agli anglosassoni piace il Baseball o il campionato di Indy Cars, tutti sport senza una vera e propria strategia. Il gioco deve correre sempre più rapidamente, questo è il loro ragionamento, ma penso che sia colpa anche del Roland Garros. Gli organizzatori degli Open di Francia devono combattere per la dignità dei campi in terra battuta, in modo che occupino un posto di rilievo nel circuito. Ad un certo punto, il torneo di Monte Carlo è stato minacciato di de-classificazione da parte di una personalità anglosassone e io ho insistito affinché Rafael assumesse pubblicamente la difesa del torneo. Ho chiesto al presidente dell’ATP come mai stesse attaccando questo torneo al posto di Cincinnati (per esempio) e mi è stato risposto che la terra rossa è molto costosa. L’ATP non ha mai organizzato le Finals sulla terra battuta e per me è assurdo. Hanno ridotto l’importanza del clay un po’ alla volta, ma senza tener conto che la superficie più dannosa per le ginocchia è il cemento e non dico questo per spalleggiare Rafael, dato che ha ottenuto grandi risultati con questo calendario. Quando chiedo un cambiamento lo propongo pensando alle generazioni future”. Toni prosegue ancora su ciò che ritiene dovrebbe essere modificato. “Il Tennis è uno dei pochi sport che non si è quasi mai evoluto; inizialmente i giocatori erano alti 1,70 m, ora sono alti quasi 2 metri, le braccia sono più lunghe e le racchette sono più grandi, ma il contorno è sempre quello. Un giorno ho incontrato Francesco Ricci Bitti, ex presidente della FIT e Juan Margets, ex vicepresidente, e ho detto loro: cosa avete cambiato in quindici anni di mandato? Niente, non una singola svolta! Vedete, quando l’Italia aveva la miglior squadra di calcio praticava il catenaccio e le partite finivano per 1-0 o 0-0. I leaders del calcio mondiale allora hanno constatato che era necessario apportare delle modifiche per ripristinare l’interesse per il pallone. Quindi penso che se si vogliono vedere partite in cui gli scambi siano durevoli e i movimenti variegati, qualche cambiamento deve essere arrecato”. Infine, lo zio di Rafael Nadal espone le misure che vorrebbe adottare per migliorare la situazione. “Da un lato: le palle sono troppo piccole, dovrebbero essere più grandi, sarà più complicato per i giocatori, ma più vantaggioso per lo spettacolo. Dall’altro: accorciando le dimensioni della rete, se rallentiamo la velocità della palla e riduciamo le dimensioni delle racchette, ritengo che i servizi saranno meno potenti e più leggibili. Dove sta lo spettacolo quando si realizzano tantissimi aces? È come se il basket iniziasse con un tiro libero o il calcio con un rigore, ma gli esperti diranno che non vogliono cambiare nulla. Secondo me il Tennis sta perdendo terreno rispetto agli altri sport, e sarebbe ora di sistemarlo”.

http://www.tenniscircus.com/news/toni-nadal-parla-dellassenza-di-federer-a-parigi-ed-e-sicuro-del-ritorno-di-djokovic/

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