Una Piazza piena di polemiche

Tutto comincia con i larghi sorrisi del Presidente Angelo Binaghi in sede di presentazione dei prossimi Internazionali BNL d’Italia. “Per la prima volta quest’anno incominceremo a giocare le partite degli Internazionali in Piazza del Popolo. Gli incontri delle pre-qualificazioni verranno disputati dalle 11 del mattino fino a tarda sera nella piazza che più di ogni altra rappresenta la porta di accesso alla Capitale”.Entusiastico l’annuncio; un entusiasmo che ha presto  contagiato molti dei presenti e non. Il tennis vero giocato nel cuore della Capitale come a ribadire, laddove  ce ne fosse ancora bisogno, che solo qui , a Roma, esistono location per il tennis uniche al pari, ed anche più, del Foro Italico stesso. E, in una città già pronta al Gran Prix della Formula E disputato in zona Eur, nulla di male se si allestisce uno stadio del tennis nella Piazza che più di ogni altra rappresenta la centralità della Capitale. Il plauso dei più è assicurato ; ed in effetti chi non applaudirebbe ad una idea tanto originale, innovativa e con un enorme impatto promozionale? Ma, non tutti hanno salutato con favore l’iniziativa, anzi.

piazza del popolo

Tempo un giorno ed arriva il durissimo attacco del Codacons e poi dell’Aduc. Insomma , le associazioni dei consumatori proprio non ci stanno a che in Piazza del Popolo si giochi per davvero e non solo per far divertire bambini e Maestri, come accaduto negli ultimi anni.“L’idea di trasformare Piazza del Popolo in un campo da tennis è talmente aberrante e fuori da ogni logica che se il Comune permetterà questo scempio sarà denunciato alle autorità competenti per danno al patrimonio artistico e culturale della Capitale.Diffidiamo il sindaco Virginia Raggi a non fornire alcuna autorizzazione per l’utilizzo di Piazza del Popolo come campo da tennis per le pre-qualificazioni degli Internazionali di Roma.Stiamo parlando di una piazza storica che rientra nel patrimonio culturale e artistico di Roma e dell’Italia intera, e che non può in nessun caso prostituirsi a fini commerciali o sportivi trasformandosi in un campo da gioco. Se ciò dovesse accadere, si concretizzerebbe un danno per la città e per migliaia di turisti privati per giorni di un luogo simbolo della bellezza romana, e una forma di deturpazione di un bene storico tutelato dalle norme vigenti. Per tale motivo, se l’Amministrazione concederà le autorizzazioni richieste, sarà inevitabile procedere legalmente contro il Comune per i danni prodotti“. Questo il durissimo comunicato a firma di Carlo Rienzi, Presidente del Codacons. Una durezza che sembra però cozzare con una realtà che non lascia , francamente,intravedere  nessun fine “prostitutivo”in un evento sportivo tanto caro ai romani e a tutti gli italiani appassionati di tennis e di sport in generale. .Risulta , inoltre, piuttosto bizzarro, e molto al di sopra delle righe negli accenti, il voler accostare in un unico pensiero il fine commerciale e quello sportivo, come se si lasciasse intendere che il primo sia stato chiaramente anteposto al secondo nelle intenzioni degli organizzatori. Il tennis , da sempre, si autopromuove con i tanti, tantissimi tour in giro per il mondo, ed una iniziativa di tal guisa non può che rappresentare un’ulteriore occasione per catalizzare l’attenzione verso questo meraviglioso sport e far sì che in tanti vi si si avvicino, giovani e meno giovani. Vi è da dire, inoltre, che c’è chi ha visto in questa presa di posizione del Codacons una maldestra, e più che piccata risposta  alla mancata concessione dell’ accredito al Foro  per l’avvocato Marco Rienzi, figlio del succitato Presidente. Una mancata concessione che sembrerebbe ,tuttavia, seguire il solco della progressiva e drastica riduzione  degli ingressi gratuiti  perseguita negli ultimi anni. Al di là delle congetture o delle più variegate dietrologie su cui non interessa disquisire, il rischio concreto di rovinare una festa, anzi “la” festa per eccellenza del tennis italiano, è dietro l’angolo. Stavolta, sì con estrema durezza,  par giusto ribadire che una scia di polemiche e guerre legali è l’ultima cosa di cui il tennis nostrano ha bisogno. Speriamo in bene.

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