Joao Souza non ci sta e va all’attacco:”Nessuna corruzione!”

E' di qualche giorno fa la notizia della squalifica per match fixing di Joao Souza che però ora proclama innocenza e passa al contrattacco.

Qualche giorno fa è uscita la notizia che il 31enne brasiliano Joao Souza è stato squalificato per match fixing per incontri risalenti al periodo che va dal 2015 al 2019, match relativi al circuito Challenger e ITF Futures in Brasile, Messico, Stati Uniti e Repubblica Ceca.

Ad inizio 2019 era già stato sospeso temporaneamente dalla TIU per sospetta corruzione , ma dopo 9 giorni la pena era stata misteriosamente revocata.

I capi d’accusa contestati sono la mancata segnalazione di tentativi di corruzione, ostacolo alle indagini e tentato coinvolgimento di altri giocatori; accuse che avrebbero portato alla sanzione quasi massima, dove il “quasi” si riferisce alla sanzione accessoria.

Il 14 gennaio, il giudice arbitro Richard H. Mclaren, lo stesso del caso Bracciali-Starace ha esaminato la posizione del giocatore brasiliano, partendo dal rientro in campo dopo la sospensione di aprile riportata qui sopra.

Souza era in Brasile per il Challenger di Real Potosi, passava due turni e veniva fermato nuovamente sulla base di nuove prove, da lì si rifugia in un silenzio stampa delegando il suo avvocato Michel Asseff Filho come suo portavoce.

Ora ha deciso di presentare ricorso al CAS di Losanna negando ogni tipo di corruzione poiché le indagini sono partite da un flusso anomalo di scommesse a lui estraneo; la sua difesa non contesta il mancato impegno, assicurando che era dovuto ad altri motivi indipendenti dalla corruzione, e già così fa sorgere comunque qualche dubbio..

Gli ultimi episodi sospetti risalgono al Challenger di Morelos , in Messico dove in singolare viene sconfitto da Roberto Quiroz 6-4 6-0 con un secondo set durato 17 minuti; il giorno seguente perde il match di doppio giocando in coppia con Joao Menezes contro Giraldo-Galan per 7-6 6-3.

Attraverso un sms avrebbe confessato al suo compagno di non essersi impegnato al massimo, la TIU è intervenuta e Menezes ha messo subito a disposizione il suo cellulare, a differenza di Souza stando a quanto riferito dall’accusa.

L’avvocato del brasiliano invece conferma che il suo assistito ha collaborato attivamente e che non ci sono prove riguardo ad un suo coinvolgimento, anche se da un post di Instagram di quei giorni, il giocatore diceva che non vedeva l’ora di tornare a casa dalla figlia; non è una prova ma lascia spazio ad un sospetto.

La fedina di Souza poi non è propriamente linda di bucato, nel 2017 fu multato, sempre a Morelos, per scarso impegno in un match di doppio con una multa di 500 dollari, forse anche per questo motivo il giudice ha optato per la radiazione.

Qualche giorno fa aveva interrotto il suo silenzio rilasciando a Mogi News una breve dichiarazione in cui si immaginava allenatore, da qui probabilmente l’intenzione del ricorso a Losanna perché la radiazione gli impedirebbe di poter esercitare la professione.

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